Recensione del secondo appuntamento al Brancaccino della rassegna Una stanza tutta per lei “Amori assassini – facciamo finta di niente, dai…” la rassegna sarà in scena dal 9 marzo al 14 maggio 2017
Prosegue con il secondo appuntamento al Teatro Brancaccio, la rassegna al femminile “Una stanza tutta per lei”. Ad inaugurare l’evento c’era stata la dirompente comicità di Michela Andreozzi, mentre dal 16 al 19 marzo “Amori assassini – facciamo finta di niente, dai…” diretto e interpretato da Valeria Perdonò, pone l’attenzione sul complesso e delicato tema della violenza sulle donne.
Valeria Perdonò è un’attrice e cantante che ha all’attivo diversi lavori incentrati sul Femminile, come recita il titolo di uno dei suoi più noti monologhi. La decisione di portare in scena Amori Assassini nasce dalla lettura dell’omonimo saggio edito da Laterza nel 2006, dove sono ricostruiti da 13 giornaliste, alcuni casi di omicidi di donne avvenute quello stesso anno. Tra essi spicca quello di Francesca Baleani, l’unico a lieto fine visto che la vittima è riuscita a salvarsi miracolosamente dopo essere stata picchiata, soffocata e rinchiusa in un sacco dell’immondizia dal marito lasciato. Ed è in un secchio dell’immondizia che è stata ritrovata da un passante che ha chiesto aiuto. La vicenda colpisce la Perdonò non solo per l’incredibile finale, ma anche perché questo tentato omicidio si è svolto in un ambiente culturalmente elevato. Il marito della Baleani, Bruno Carletti, all’epoca era il direttore artistico del Teatro Lauro Rossi di Macerata ed è figlio di un noto psichiatra della città. La Baleari, che oggi è una donna consapevole che ha ricominciato a vivere, invece era dipendente di un’azienda al servizio della Camera di Commercio maceratese. Ed è su questo aspetto che insiste la protagonista del nostro spettacolo, che vuole sfatare il luogo comune per cui la violenza sia frutto di ignoranza, degrado sociale ed emarginazione. Ma sotto accusa ci sono anche le istituzioni, con un processo che insiste sulla dinamica del raptus di follia, mentre molti indizi dimostravano chiaramente la premeditazione del gesto criminale.
Si chiede poi l’autrice dove siano nei momenti precedenti all’accaduto genitori, fratelli, amici che in genere prima dell’evento terribili non si accorgono mai di nulla. Il monologo non resta confinato solo sui fatti di Macerata, ma si amplia ripercorrendo molte espressioni dell’ imperante cultura maschilista esistente sin dall’antichità. Le citazioni si sprecano, dalla misoginia di Aristotele fino alle riflessioni di De Andrè, Gaber e Alda Merini. Ad accompagnare la performance, il musicista Marco Sforza che fa da spalla agli interventi ironici e pungenti della Perdonò sul sessismo del linguaggio, sui pregiudizi, sui luoghi comuni, sulle discriminazione di genere.
Spettacolo ben scritto e ben assemblato, è un contenitore al cui interno sono stati inseriti tanti aspetti del femminile, ben rappresentati dalla attrice e regista Valeria Perdonò. Disinvolta e sicura della materia trattata, si è mossa sul palco padroneggiandolo. Il prodotto finale si rivela un pugno allo stomaco, una lama affilata che penetra sottile nella carne, senza difese: è questo quello che prova una donna indifesa di fronte alla violenza.
Mena Zarrelli
29 marzo 2017