Sabato, 02 Novembre 2024
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Ci vuol coraggio a fare una ST(r)AGE

Recensione dello spettacolo ST(r)AGE in scena al Nuovo Cinema Palazzo di Roma dal 30 al 31 marzo 2017

Tra chiusure effettuate – Teatro Dell’Orologio – e paventate per essere scongiurate – Teatro Eliseo – lo scenario culturale romano, riflesso comunque di quello nazionale, non pare assolutamente roseo. Di più: i sogni di gloria di attori, registi, costumisti e addetti ai lavori vari paiono perennemente turbati dall’incubo della precarietà che, assieme al fantasma del fallimento, scuote le notti e i giorni di tanti, troppi artisti.

La giovane ma già riconosciutissima compagnia bologninicosta tenta di dare espressione e forma a tutte queste paure attraverso ST(r)AGE: una messinscena ironica e critica, logica conseguenza di CANTIERI INCIVILI - piattaforma di indagine sull’instabilità lavorativa Under 35 nel mondo dello spettacolo - che nel suo essere dissacrante non risparmia nessuno. Lo si intuisce già dalla particolare origine: ST(r)AGE, infatti, può prendere vita grazie a ContraBBAndo, una sfida che il Nuovo Cinema Palazzo – coproduttore dell’opera – decide di lanciare per superare la logica dei bandi pubblici e privati. Non ci sono vincitori, semplicemente tutti quei progetti che sposano i valori condivisi dallo spazio godranno di una residenza di un massimo di tre settimane a cui seguirà la rappresentazione di quanto creato. Ciò implica, però, tempi davvero stretti di realizzazione e la necessità di dare un senso al materiale sinora raccolto: perché Sofia Bolognini, regista e drammaturga, per quest’opera ha deciso di sposare la ricerca sociale alla filosofia. E lo fa attraverso il materiale e gli stimoli ricavati da 10 interviste discorsive a chi tenta di vivere di teatro, dai risultati di un focus group e appellandosi alle categorie di pensiero di Zygmunt Bauman. Ciò che ne deriva è una sostanza particolarmente magmatica, fluida e difficile da maneggiare: l’autrice, quindi, può solo affidarsi alla sua voglia di osare e alla bravura degli attori di cui ha scelto di circondarsi.
ST(r)AGE è la distopica prospettiva di un mondo dove per un ottimo compenso e un’assoluta visibilità, tutti gli artisti sono chiamati a suicidarsi contemporaneamente decretando di fatto la scomparsa definitiva del teatro. 4 di loro, però, sono sopravvissuti: Celebrità/Timorata (Aurora Di Gioia), Regista Maicontenta/Tuttafretta (Giorgia Narcisi), Attore Cane/Fallito (Daniele Tagliaferri) e Emergente/Scarto (Andrea Zatti) si ritrovano, così, in un luogo abbandonato. Qui saranno costretti a confrontarsi con se stessi, con le reciproche ambizioni e frustrazioni, con i compromessi a cui si può piegare e con le conseguenze delle proprie o altrui scelte. La domanda “a che serve?” è quella a cui ST(r)AGE vuole rispondere: e lo fa in maniera imprecisa ma sincera. Perché lo spettacolo di Sofia Bolognini, coadiuvata nella regia e supportata – come sempre – dalle suggestive musiche del fido Dario Costa, è evidentemente ancora grezzo, incompleto e da rifinire. Ma, tempistiche di realizzazione serratissime a parte, vanta quelle qualità tipiche di ciò che ha l’urgenza e le cose da dire, a prescindere dal come: la denuncia di quanto sia semplice spersonalizzare un individuo, riducendolo a ciò che fa o è disposto a fare; la desolante prospettiva di un mondo senza arte, dove dare il peggio di sé non è solo lecito ma essenziale; e, soprattutto, la totale incapacità di fare autenticamente gruppo tipica di chi si occupa di teatro, per cui alla guerra tra poveri si aggiunge l’elemento drammatico della lotta per le luci della ribalta a discapito dell’altrui.
ST(r)AGE, dunque, è una risposta istintiva, istantanea e forse un po’ avventata. Ma non balbetta: deve solo formulare le parole giuste e trovare la maniera più comprensibile per esprimere al meglio ciò che sente davvero.


Cristian Pandolfino
31 marzo 2017

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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