Recensione dello spettacolo Non ti fissare, tu chiamale se vuoi ossessioni in scena al Teatro Trastevere dal 23 marzo al 2 aprile 2017
Immaginate di trovarvi a viaggiare su un pullman e che, improvvisamente, nel bel mezzo di una strada di campagna subisce un'avaria. Immaginatevi di trovarvi a viaggiare con un esiguo gruppo di passeggeri e che ognuno di loro è vittima di una fobia. Ora immaginatevi di trovarvi in un punto dove i cellulari non prendono oppure, ancora peggio, la batteria del vostro cercapersone è scarica. Ebbene, riuscite a immaginare quali potrebbero essere le conseguenze di un così sfortunato momento? È quel che accade ai protagonisti di Non ti fissare – tu chiamale se vuoi ossessioni.
C'è una workaholic (Antonia Fama) che vive e si nutre solo del suo lavoro – il tempo che le avanza lo trascorre in palestra –, non può fare tardi al briefing fissato col suo collega per il lancio del nuovo prodotto e per recuperare del tempo, in attesa che il guasto al motore si risolva, apre il suo pc e comincia ad inviare mail; poi c'è un iperconnesso amante di iPhone, whatsapp e social network (Francesco Bonaccorso) che non perde occasione di immortalare la scena scattando selfie a destra e a manca, una donna sola (Lidia Miceli) col suo cestino da pic-nic e che non ha null'altro da fare se non aspettare mangiando, un erotomane (Ermenegildo Marciante) stufo del porno virtuale sempre alla ricerca di emozioni vere – con donne vere –, e poi c'è l'autista (Alessandro Di Somma) un ipocondriaco e artefice del guaio (ma senza il quale, comunque, non avremmo potuto assistere a questa avvincente, comicissima e scoppiettante vicenda).
Ognuno di questi cinque personaggi soffre di qualche turba psichica/mania/compulsione. Essi non solo interagiscono tra di loro parlando, urlando e prendendosi in giro – e a pugni – l'un l'altro (in questa maniera lo spettacolo non sarebbe intessuto di quella vivacità che lo caratterizza da tutte le altre commedie) ma si mostrano al pubblico scandendo dei tempi ben precisi. Fintanto che aspettano il momento per poter rimettersi in viaggio iniziano a conversare tra di loro, ed è così che abbiamo modo di conoscerli uno ad uno. È dapprima la volta della donna sola: ha trentatré anni, in questi soli e lunghi anni (sigh!) non ha fatto altro che conoscere sempre e solo uomini sbagliati – sarà mica per via dei suoi film mentali? –, nel suo inconscio sa che, di questo passo, morirà sola, vecchia, con solo due gatti a farle compagnia (e che gatti!). Sul palco la vediamo intenta a vivere le sue emozioni, le sue paturnie alla vista di un uomo (interpretato a sua volta da Alessandro Di Somma) eppure... niente, dal buco della solitudine non se ne viene fuori. È poi la volta della workaholic che le spiega come primeggiare nella vita, come e perché dedicarsi al lavoro, come schiacciare gli stagisti che ti rubano il posto, e poi dalli e dalli con la ginnastica; segue l'erotomane e la sua ossessione per i culi – nient'altro che culi – il sesso su internet lo ha stancato, sarebbe disposto anche a farlo con una cessa e racchia ma no, nemmeno quelle si vedono più all'orizzonte perché nessuno lo insegue più ormai (a parte sua madre che lo chiama in continuazione al cellulare affetta anche lei da ansie apocalittiche nei riguardi del figlio), è lui che è costretto a stare sempre dietro alle donne. E l'autista ipocondriaco? Lui preferisce fare una scampagnata con le sue medicine, leggere necrologi per sentirsi meglio e farsi venire un infarto o un attacco di panico ogni dieci minuti. Infine c'è l'iperconnesso, solo anche lui, e per colmare il vuoto di questa solitudine organizza eventi su facebook, chatta su twitter, è amministratore di oltre centotrenta e passa gruppi su whatsapp...
Non ti fissare – tu chiamale se vuoi ossessioni è una commedia che ha il pregio di far ridere ma anche di sondare gli aspetti più umani e fragili di ognuno di noi, e lo fa con una schiettezza e una semplicità disarmante. Lo spettacolo si apre con in scena tutti e cinque i personaggi, durante lo svolgimento delle azioni, poi, l'insieme degli interpreti viene "offuscato" per lasciare il posto ad uno di loro per raccontare al pubblico (in maniera più che divertente e con le lacrime agli occhi) la propria vicenda/compulsione, fino alla conclusione finale in cui il cerchio si chiude e li ritroviamo di nuovo tutti assieme a risolvere i propri problemi (anche se il motore del pullman ha ricominciato a rombare).
Non ti fissare è una commedia che parla principalmente di ansie, paure, fobie, stranezze (chi non ne è affetto?), ma è anche una commedia che parla di solitudini, di debolezze, di emozioni, frustrazioni e desideri. È uno spettacolo incentrato sull'essere umano nella sua interiorità e sul suo comportamento con i suoi simili, che fa riflettere su quanto, spesso, le nostre stranezze interferiscano col rapporto con gli altri, di come ci rendono diversi, simpatici, antipatici, scorbutici, esagerati, ma anche altrettanto unici. Unici, come questo spettacolo.
Costanza Carla Iannacone
2 aprile 2017