Recensione dello spettacolo Chicago, in scena al Teatro Brancaccio dal 29 al 10 dicembre 2023
La classe dove sta?La decenza dove sta?
da Chicago
Dopo il grande successo ottenuto negli ultimi anni dai musicals nei teatri italiani, Stage Entertainment, Matteo Forte & Dan Hinde danno vita a una nuova produzione: Chicago. Il debutto romano al teatro Brancaccio, con la regia di Chiara Noschese e le coreografie di Franco Miseria.
Scritto da John Kander, Fred Ebb e il grande Bob Fosse, il titolo mancava da moltissimo tempo dalle scene italiane, e si aveva, fortissimo, il desiderio di immergersi nelle calde atmosfere di una Chicago maledetta e affascinante tra musica jazz, canzoni che non si dimenticano e coreografie luccicanti.
La storia la conosciamo tutti: A Chicago, dove “gli assassini sono spettacolo” Roxie Hart, una cantante di nightclub, sposata a un uomo perbene e sempliciotto, uccide il suo amante quando scopre che sta per lasciarla. Dopo essere stata condannata per il suo omicidio, finisce in carcere e trama per uscire di prigione con ogni mezzo necessario. Incarcerata in piena epoca di proibizionismo, Roxie incontra il suo idolo Velma, anche lei assassina e cantante jazz. Le due uniscono le forze con l’astuto avvocato Billy Flynn e complottano rapidamente per riconquistare la libertà e la fama nella Chicago underground.
Chicago è uno dei musical più longevi della storia del teatro, con la sua atmosfera che unisce jazz, cabaret e tanta allegria. In questa rivisitazione italiana le canzoni sono quasi tutte tradotte, ma conservano la potenza corale del testo americano. La parte musicale è la protagonista – la canzone di apertura All That Jazz è un manifesto di apertura così nella parte centrale dello spettacolo Cell Block Tango è intonato dalle donne assassine della Cook County Jail, inclusa Velma, le quali raccontano il motivo per cui sono in galera: tutte hanno ucciso i loro uomini, ma ognuna pensa che il crimine fosse legittimo e giustificato. Un delizioso motivetto principale “Pop. Six. Squish. Uh-uh. Cicero. Lipschitz - tradotto in Se l’è cercata - composto da una parola particolare che identifica ciascun delitto.
Amos, il marito di Roxie (Cristian Ruiz), è dipinto dalla società come un clown, ma esce tra gli applausi del pubblico del Brancaccio che vive con empatia il suo personaggio. E intanto tutti intorno sul palcoscenico ci sono altri fantocci, tutti pagliacci, che osservano la scena seguendo il pensiero della massa.
La vocalità e la simpatia di Giulia Sol, (Roxie Hurt) coinvolgono e lasciano sbalordito il pubblico insieme a tanti virtuosismi che si notano sul palcoscenico.
Il ruolo di Mary Sunshine, il giornalista en travesti che si occupa dei casi di Velma e Roxy, è notoriamente uno dei più sorprendenti in ogni produzione di Chicago. Non fa eccezione anche Luca Giacomelli Ferrarini, che tocca note talmente acute da lasciare tutti sbalorditi e nel dubbio fino alla fine che l’interpretazione sia fatta da un uomo anziché da una donna.
Anche Brian Boccuni ha una capacità di tenere la nota che dimostra come Chicago non sia un musical da attendere solo per coreografie e scenografie. Il suo Billy è così deliziosamente odioso da non poterlo, infine, amare.
Stefania Rocca, nei panni di Velma, è chiamata a una prova inedita con la musica dal vivo. Dimostra un coraggio, in questa scommessa, che senz’altro va premiato, sebbene si noti che non sia nella sua dimensione più congeniale. Convince più come ballerina che come cantante, ma la sua voce nel recitativo, l’espressività e l’armonia che apporta come attrice, dando personalità a ogni ruolo che interpreta, sono tra i maggiori punti di forza.
Ma in Chicago vince soprattutto la ricchezza del varietà. Più ancora degli attori, vanno citate le scenografie con tanto di giochi di specchi (di Lele Moreschi), i costumi (di Ivan Stefanutti), le luci (di Francesco Vignati) e le coreografie vivaci, brillanti, modernissime di uno dei Maestri assoluti del varietà televisivo e teatrale: Franco Miseria. Tutto perfetto e, via via che scorrono i minuti, sempre più in crescendo di intensità e coralità. I ballerini, ottimi performers tutti, danzano con tecnica, padronanza e talento, e la qualità del lavoro del Maestro è visibile in ogni insieme, in ogni dinamica e in ogni quadro coreografico che rimanda ai fasti del varietà, cui lo spettacolo strizza l’occhio.
Chiara Noschese, performer eccellente, incanta con la sua Mama Morton. La vocalità è perfetta, il suo entrare nei personaggi che interpreta è cosa nota e il suo incedere sul palcoscenico è sempre sorprendente. Mama è irriverente, doppiogiochista, infine simpatica. La Noschese non sbaglia un colpo. E non sbaglia neppure con la sua visione dello spettacolo: colorata, violenta, un circo dove i personaggi si intrecciano con sapienza e la notorietà diviene obiettivo primario oltre ogni morale. Quasi una metafora dei nostri giorni difficili. Ogni dettaglio registico è curato, ogni momento dello show scorre leggero senza intoppi e, alla sua corte, ciascuno regala il meglio di sé. Colpisce la figura delle donne virago, donne-killer senza scrupoli, forse non vittime della mano dell’uomo, ma in fondo vittima di loro stesse.
Chiara Noschese, insieme a tutto il cast, vince la scommessa. A vincere è soprattutto il musical tutto made in Italy.
Alessandra Perrone Fodaro
3 dicembre 2023
Informazioni
Chicago
In scena al teatro Brancaccio dal 29 Al 10 dicembre 2023
Cast
MAMA MORTON Chiara Noschese
VELMA KELLY Stefania Rocca
ROXIE HART Giulia Sol
BILLY FLYNN Brian Boccuni
AMOS HART Cristian Ruiz
MARY SUNSHINE Luca Giacomelli Ferrarini
ENSEMBLE
Federica Basso Camilla Esposito Anna Foria Lorissa Mullishi Vittoria Sardo Carolina Sisto Camilla Tappi Pietro Mattarelli Giovanni Abbracciavento Mattia Fazioli Alfonso Maria Mottola Kevin Peci Andrea Spata Raffaele Rudilosso
SWING Veronica Barchielli, Ilario Castagnola
Coreografie Franco Miseria
Direzione Musicale Andrea Calandrini
Scene Lele Moreschi |
Costumi Ivan Stefanutti
Disegno Fonico Armando Vertullo
Disegno Luci Francesco Vignati
Traduzione, Adattamento e Versi Italiani Giorgio Calabrese
Produzione Stage Entertainment Matteo Forte & Dan Hinde