Sabato, 23 Novembre 2024
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Al Sala Umberto la cantata di Peppe Barra porta in scena la magia del presepe napoletano

Recensione dello spettacolo “La cantata dei pastori” in scena dal 21 novembre al 3 dicembre 2023 al Teatro Sala Umberto di Roma 

 

È una vera magia natalizia quella che Peppe Barra offre agli spettatori del Sala Umberto con la sua nuova edizione della Cantata dei Pastori: il sipario si apre sull’imponente scenografia di Carlo De Marino, degna del più elaborato dei presepi napoletani e in cui si animano dei pastori piuttosto singolari. Accanto alla classica coppia di padre e figlio pastorelli, infatti, troviamo il pescatore e il cacciatore ma anche due morti di fame, ovvero lo scrivano Razzullo e il suo compagno Sarchiapone (Lalla Esposito). Il primo arrivato in Palestina per il censimento richiesto dall’Imperatore Romano, il secondo in fuga per i crimini che ha commesso. Sono proprio loro due, nella più classica della tradizione della commedia dell’arte, ad animare il sacro presepe con le loro (dis)avventure rocambolesche tra mari in tempesta, cucine infernali e incontri benedetti. Infatti, nonostante lamentino la fame e l’impossibilità di comprare un tozzo di pane, hanno la fortuna di incontrare e dare aiuto a San Giuseppe e la Vergine Maria in cerca di un alloggio per la nascita di Gesù. 

È una rappresentazione davvero speciale quella che Barra insieme alla “partner in crimeLalla Esposito mette in scena. Il regista Lamberto Lambertini conferisce allo spettacolo un ritmo incalzante, tanto che sembra che gli attori non abbiano quasi il tempo di passare da una scena all’altra, e ciò permette anche al pubblico di non annoiarsi e seguire conquistato le avventure del duo. L’attenzione resta sempre alta anche perché Barra ed Esposito rendono gli spettatori loro complici. Si innesca così l’espediente del metateatro: grazie a poche e semplici battute i due protagonisti creano un legame speciale con la platea che funziona e che porta tutti a seguire la rappresentazione senza sgattaiolare via prima del previsto. D’altronde non si potrebbe lasciare a metà lo spettacolo senza sapere Razzullo e Sarchiapone che fine faranno e se arriveranno in tempo per assistere alla nascita di Gesù Bambino.

Il coinvolgimento del pubblico appare tanto più facile anche grazie alla presenza dell’orchestra in sala composta da Pasquale Benincasa alle percussioni, Gisueppe Di Colandrea al clarinetto, Agostino Oliviero al violino e mandolino e Antonio Ottaviano al pianoforte, che accompagnano gli attori nelle loro esibizioni per scandirne anche i più piccoli gesti quasi si fosse in uno sketch di Totò.

La Cantata dei Pastori muove i suoi passi da molto lontano: era il 1698 quando l’abate Andrea Perrucci l’ha pubblicata con il titolo Il Vero Lume tra l'Ombre, ovvero la Spelonca Arricchita per la Nascita del Verbo Umanato. È stata rivista nel corso del XVIII secolo, quando è stato introdotto il personaggio di Sarchiapone. Con il tempo il tono dell'opera ha virato sempre più verso il comico e il profano tanto da indurre alla sua temporanea sospensione, fino a quando nel 1974 Roberto De Simone l’ha recuperata con la sua Nuova Compagnia di Canto Popolare. Proprio della riedizione di De Simone, Peppe Barra è stato il primo Razzullo e da allora è lui a portarla in scena ogni anno con la sua compagnia.

Questa opera ci immerge appieno nella napoletanità più profonda: nessun linguaggio come quello partenopeo, e questo è ben evidente nella rappresentazione, riesce a fondere sacro e profano in modo così naturale e diretto. Tra comicità, irriverenza, sacralità e tradizione questo mix unico arriva direttamente al cuore del pubblico che mai come in questo periodo ha bisogno di ridere e riflettere.

 

Diana Della Mura

3 dicembre 2023

 

 

 

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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