Venerdì, 18 Ottobre 2024
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Tempest Project: La Tempesta che Peter Brook avrebbe voluto

 Recensione dello spettacolo Tempest Project in scena dal 26 settembre al 1 ottobre 2023 presso l’Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone all’interno della rassegna Roma Europa Festival 2023

  

"Siamo fatti anche noi della stessa sostanza dei sogni; e nello spazio di un sogno è racchiusa la nostra breve vita”.

La citazione evoca immediatamente una storia fantastica, la quale cela tutta l'umanità che William Shakespeare avrebbe potuto raccontare e che rafforza il concetto di "Invenzione dell'umano" che lo studioso e esperto shakespeariano Harold Bloom aveva da sempre utilizzato per definire l'opera del più grande drammaturgo di tutti i tempi.

Il mago Prospero, Duca di Milano insieme alla figlia Miranda, è esiliato da circa dodici anni in un'isola abitata da spiriti, dopo che il geloso, Antonio, aiutato dal Re di Napoli, Alonso, lo ha deposto e costretto all'esilio con la figlioletta della tenera età di tre anni. La Tempesta di Shakespeare rappresenta da sempre uno dei parametri piu alti, attraverso i quali misurare le capacità creative di tutti i più grandi registi teatrali.

 Non è solo una delle opere più' importanti del Bardo dal punto di vista drammaturgico, in essa infatti  sono contenuti elementi storici, culturali e linguistici che definiscono il mondo anglosassone in piu' declinazioni : dal valore polisemico della lingua inglese, passando per il periodo coloniale britannico, elemento determinante nella struttura antropologica attuale fino  ad arrivare al valore di evocazione della figura del regista/scrittore come demiurgo.

 Quale panorama più allettante per un artista come Peter Brook? 

Lo spettacolo nasce da un approfondimento sulla Tempesta che il Maestro ha portato avanti per anni assieme a Marie Hélène Estienne, drammaturga e sceneggiatrice francese, presso Théâtre des Bouffes du Nord per scoprire i diversi livelli di significato dell’ultima opera di Shakespeare. La ricerca portata avanti per anni aveva come tema centrale quello di indagare nei rimandi e significati più reconditi ma non irraggiungibili, che si celano dietro alla magia. Questo aspetto esoterico, che lega il testo a una struttura polisemica della lingua, evoca altre sfere in parte visibili socialmente, altre invece difficili da decifrare perché  di tipo ancestrale.

Non deve essere un caso la scelta di un Prospero africano, a cui Peter Brook deve aver guardato con grande emozione e volontà di indagare rispetto ad un origine tribale e antica dell'identità. Il cast è composto Sylvain Levitte, Paula Luna, Fabio Maniglio, Luca Maniglio,  Marilù Marini, Ery Nzaramba.

La forza scenica dello spettacolo e' molto impattante, rispetto alle scene più evocative, ma la parte più stimolante rimane quella interpretativa, rispetto ad attori molto validi, che si muovo sul palcoscenico in maniera leggera e con ritmo. Le musiche sono una costante molto importante e denotano una volontà della regia di poter evocare spazi e luoghi di un topos ogni volta differente a seconda dell'immaginazione di cui ci si serve, la musica infatti ha una funzione di sostegno alla scena reale, perché è la parte che concretizza le intenzioni dei personaggi. Rispetto alle versioni passate sembrerebbe che finalmente seppur da lontano, Peter Brook sia soddisfatto della versione omaggio che Romaeuropafestival ospita all'Auditorium Parco della Musica.

 Dichiara Estienne:"«La Tempesta è un enigma. Peter Brook l’ha portata in scena molte volte, ma credo che con quello che stiamo facendo ora una parte di questo enigma sia risolto[...] Peter non era totalmente soddisfatto, nemmeno della «grande Tempesta», quella realizzata insieme a Jean-Claude Carrière nel 1990. Nel testo di Shakespeare ci sono scene molto difficili: alcune di livello altissimo, altre che sembrano portare fuori strada. Abbiamo ridotto la pièce, mettendo l’accento sul perdono e sull’amore, due aspetti essenziali dell’opera. Prospero ha bisogno d’amore: per questo fa di tutto per far unire la figlia Miranda con Ferdinando, mentre allo stesso agisce affinché ciò non avvenga. Anche qui c’è un enigma, ma forse tutte le grandi opere ne contengono almeno uno. Per Tempest Project c’è stato un lavoro di ri-adattamento rispetto ad una prima versione in inglese, abbiamo recuperato le registrazioni che avevamo fatto al Théâtre des Bouffes du Nord con la cantante giapponese Momoyama Harue, morta nel 2008, la sua voce portava un elemento sciamanico che ci ha aiutato molto in questa nuova lettura. Ci è venuto in mente solo dopo, perché? Non so dirlo, ma così accade la vita: ci sono alcune cose che in determinati momenti arrivano, c’era un bisogno che prima non avevamo visto."

 

 

Monia Manzo 

1 ottobre 2023

 

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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