Venerdì, 18 Ottobre 2024
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Venere e Adone all’Arena Globe: una commovente e straordinaria Melania Giglio nelle vesti della dea

Recensione dello spettacolo Venere e Adone in scena al Globe Theater dal 20 al 24 settembre 2023

 

Ci ritroviamo immersi nella suggestiva location Arena Globe di Villa Borghese che per questa stagione ha sostituito il tradizionale teatro in legno del Globe Theatre. Ad accoglierci il verde della natura, un antico castello a latere e il rarefatto fumo di scena, il palco in legno emula quello originario di Londra: uno scenario che ci introduce in una dimensione trasognata, fuori dal tempo, che allentando la lucidità dei sensi, ci prepara alle imminenti atmosfere shakesperiane in scena. La narrazione si dipana su più piani: in alcuni passaggi è affidata al personaggio di Shakespeare, deus ex machina al di sopra delle parti, il cui occhio si posa sulle vicende d’amore di Venere e Adone; in altri momenti è monopolizzata dai due amanti che, a loro volta, giocano su dimensioni differenti, complice una struttura in vetro al centro del palco, che riveste di volta in volta, funzioni diverse. Ora diventa una barriera tra i due, ora diventa il punto di vista esterno del narratore interpretato da Gianluigi Fogacci, ora diventa il luogo per enfatizzare momenti d’amore o momenti drammatici. In essa avviene la tragica scena finale che vede Venere pietrificata dallo strazio per la morte di Adone, con gli occhi e le braccia rivolti al cielo, evocando l’iconografia cristiana della Vergine devastata dalla fine del figlio. 

La trama dello spettacolo è nota ai più, ma è stata rivisitata dal Bardo dal punto di vista femminile, mostrando tutto l’impeto, il furore erotico di cui è capace la dea, quindi una donna: Shakespeare solleva il velo dell’immagine pudica e ipocrita che l’immaginario collettivo vuole per una donna del 1500 mostrando come può essere la natura passionale celata sotto. Nel contempo, i suoi versi spaventano per l’attualità con cui tratta la controparte maschile. A fronte dell’amore erotico totalizzante di Venere, Adone è rappresentato come un ragazzino imberbe, immaturo, dedito ai suoi divertimenti e ai suoi amici. È evanescente, sfuggente alle insistenti profferte d’amore della dea, concentrato solo su stesso. Prima del drammatico epilogo, si concederà all’amore, ma durerà poco l’idillio erotico tra i due. C’è un interessante e non conforme inversione delle parti tradizionalmente attribuito all’uomo conquistatore e alla donna preda, rivelando così una visione anticonformista, emancipata e precoce del maschile e del femminile. Il regista Daniele Salvo predilige un registro comico che appare ben equilibrato e calibrato da quello drammatico.

Melania Giglio nelle vesti di Venere padroneggia con vera maestria sia i momenti drammatici che quelli comici, mentre Riccardo Parravicini, pur delineando bene il suo ruolo, si appiattisce quasi esclusivamente sul registro comico, perdendo a tratti spessore e credibilità. Il pubblico appare incantato dai versi intensi, commoventi, coinvolgenti del Bardo e dalla sfaccettata interpretazione degli attori. Particolari momenti di pathos risultano quelli musicali cantati in inglese ad opera della Giglio, che dimostra ulteriormente le sue doti anche canore, con una potenza ed estensione vocale non comuni. Una componente rilevante dello spettacolo è da attribuire alle musiche di sottofondo che hanno accentuato le mutevoli atmosfere create dai versi. 

 

 

Mena Zarrelli

24 settembre 2023

 

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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