Giovedì, 19 Settembre 2024
$ £

Il Dio bambino di Gaber e Luporini: la tenace resistenza del bambino a diventare adulto nel rapporto di coppia

Recensione dello spettacolo Il Dio bambino in scena al Teatro Ambra Jovinelli dal 26 al 30 aprile 2023

 

Siamo di fronte a uno dei testi drammaturgici meno noti del felice sodalizio artistico di Giorgio Gaber e Sandro Luporini, che in realtà ci lascia subito sorpresi: non ritroviamo la consueta sagace satira sociale e politica dei due geni fustigatori del conformismo e del banale qualunquismo di massa, ma un tema inedito per la loro produzione. Si tratta di una storia di un amore che sopravvive alle intemperie dell’esistenza, una storia reale fatta di egoismo, di tradimenti, di ripicche, d’immaturità, ma che alla fine porta ad una riscoperta dell’uno verso l’altro e ad una crescita di entrambi. La cifra stilistica dei due autori rimane però inalterata: sarcasmo e ironia pungente conditi da una spruzzata di cinismo, minimo, ma immancabile. È narrata dal punto di vista di lui a cui fa da contraltare una lei, spesso speculare nei comportamenti, per cui non esiste una vittima o un carnefice, esiste un incontro tra un uomo e una donna declinato in tutte le sue implicazioni e complicazioni. Nel monologo è Fabio Troiano a dare voce a tutti i protagonisti presenti in scena, interpretando svariati personaggi senza allentare mai l’attenzione del pubblico presente in sala. Il tono di voce è perfettamente modulato sull’emotività del momento e sulle riflessioni estemporanee.

Anche il corpo dà il suo decisivo contributo: la pronunciata mimica e gestualità evidenzia i momenti ironici e paradossali, tipici degli spettacoli di Gaber e Luporini, originando una performance attoriale dinamica e vivace. Troiano infatti padroneggia con sicurezza e disinvoltura lo spazio scenico, allestito con una scenografia che ripropone un luogo/non luogo in cui sembra appena finita una festa con stelle filanti, fiori a terra, bottiglie semivuote, sedie capovolte. L’ambiente esterno amplifica ed esplicita il vissuto che attraversa la coppia, riproponendo la tecnica del correlativo oggettivo, caratteristica della produzione del poeta Montale. La tempesta che si è abbattuta sui due appare infatti in continuità col disordine e con la confusione che li circonda. Gradualmente il protagonista mette ordine sulla scena e nella sua vita. Le canzoni dei due autori intervallano la pièce, creando degli stacchi nei vari passaggi e aggiungendo emozione e colore agli intensi momenti vissuti dalla coppia. Il felice risultato è il prodotto del connubio dell’intervento registico di Giorgio Gallione con il testo dei drammaturghi e cantautori e l’ottima interpretazione di Troiano. 

Nel finale si possono cogliere i significati celati dietro alla mera narrazione: dopo aver vissuto per anni una rapporto sentimentale come due adolescenti che rincorrono un’idea di libertà e di divertimento che li ha allontanati progressivamente, dirigendo la loro attenzione all’esterno, i due componenti della coppia si riavvicinano grazie all’inaspettato arrivo di un bambino che li costringerà a fare i conti con se stessi e li metterà anche di fronte all’altro che per anni avevano smesso di vedere, concentrati come ragazzini, solo su se stessi. La coppia si rigenera grazie a questo scatto evolutivo inaspettato che li porta a ritrovarsi e a viversi di nuovo insieme. Si tratta quindi di una storia d’amore, ma anche di formazione, di crescita che porta ad abbandonare il Dio bambino che vive in ognuno di noi e che tenacemente resiste all’adulto. Nonostante il testo sia del 1993, genera immedesimazione ed empatia negli spettatori che possono facilmente ritrovarsi in frammenti della complessa e sfaccettata vicenda rappresentata. 

 

Mena Zarrelli

29 aprile 2023

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

Newsletter

Iscriviti alla nostra newsletter per scoprire gli sconti sugli spettacoli teatrali riservati ai nostri lettori