Recensione della prima compagnia di La Boheme al Verdi di Trieste in scena dal 9 al 18 dicembre 2022
A Trieste ritorna ‘La Boheme’. Titolo amatissimo, apparso per ben 21 stagioni al Teatro Verdi, ha visto alternarsi, nei vari anni, alcuni fra i più importanti interpreti di quest’opera. A partire da Rosina Storchio, per passare a Rosetta Pampanini, alla Melis, a Mafalda Favero, Alda Noni, la Somigli, Rosanna Carteri, la Freni, la Ricciarelli, fino a Fiorenza Cedolins, acclamata protagonista di due edizioni, solo per ricordare alcune delle Mimi. Non fu da meno con Musetta, di cui citiamo, solo per fare degli esempi recenti, la grande Rosetta Pizzo, Elena Zilio, la Scarabelli, l’amatissima Daniela Mazzucato, Eteri Lamoris, Ainhoa Arteta .
Analogo discorso su Rodolfo, interpretato, fra gli altri da: Gigli, Poggi, Infantino, Tagliavini,Filippeschi, Carreras, Ventre, Sabbatini, Hong, Cupido, Borras.
In questa occasione il Verdi ha puntato su un cast di voci emergenti, tutte interessanti, credibili scenicamente e vocalmente, inserite in uno spettacolo di gusto tradizionale . Carlo Antonio De Lucia, regista esperto, coadiuvato nelle scene essenziali da Alessandra Polimero e con i costumi di Giulia Rivetti, sostiene gli interpreti con gradevoli dinamiche sceniche ed una recitazione agile che il pubblico dimostra di apprezzare.
Certamente questo allestimento non aggiunge nulla alla visione consueta della storia, ma ha il pregio di non stravolgere nulla. Il direttore Christopher Franklin è una presenza frequente del Verdi. In questa occasione il direttore americano offre una lettura personale, caratterizzata da tempi dilatati che si alternano ad atmosfere concitate, volumi orchestrali prevaricanti ed una certa disomogeneità degli equilibri vocali, che. Almeno per chi scrive, sono di difficile comprensione.
Buona la prova del coro, diretto da Paolo Longo, cui si affiancano, bravi vocalmente e frizzanti scenicamente, i brillanti ragazzi di I Piccoli Cantori della Città di Trieste diretti da Cristina Semeraro. Lavinia Bini , al debutto nel ruolo, è stata una intensa Mimì, che ha entusiasmato il pubblico. Il soprano, che delinea una fanciulla che sembra da subito perfettamente conscia della tragedia che l’aspetta, può contare su una tecnica solida, una voce ampia ed omogenea nell’estensione, suggestiva nelle note gravi, piena in quelle centrali e con acuti sicuri.
Alessandro Scotto Di Luzio, Rodolfo, ha dovuto duellare con la tosse, che gli ha fatto saltare la prima e che gli ha tenuto compagnia nella prima delle recite che ha cantato. Il tenore ha molto lavorato sul personaggio, con una passione per il sensibile poeta che arriva al pubblico anche attraverso una gestualità attenta, che risponde con minuziosa cura alle indicazioni della partitura. Sicuramente se non ci fossero stati problemi di salute la prova sarebbe stata ancora più brillante, ma quella che abbiamo ascoltato è stata una dimostrazione di grande professionalità, una narrazione credibile e molto suggestiva, vocalmente controllata con sicurezza ed in evidente crescendo nel corso della serata.
Federica Vitali è una Musetta molto disinvolta scenicamente , che non è stata aiutata vocalmente dai tempi scelti dal direttore. Leon Kim, che presto affronterà al Verdi la parte di Macbeth, è stato un Marcello convincente come attore e sontuoso vocalmente: mette al servizio del ruolo uno strumento potente per volume, sicuro negli acuti, ricco di sfumature e di colori. Fabrizio Beggi, Colline, alterna con bravura toni spiritosi a momenti di grande umanità, come nella suggestiva ‘Vecchia Zimarra’, che stappa un applauso convinto alla platea.
Il quartetto degli amici è completato dal divertente Schaunard di Clemente Antonio Daliotti, sicuro vocalmente e credibile scenicamente.
In quest’opera c’è uno stuolo di personaggi secondari che sono determinanti per descrivere l’atmosfera parigina ed il teatro triestino ha selezionato degli interpreti all’altezza: Alessandro Busi ha affrontato con garbo ed ironia con il doppio ruolo di Alcindoro/Benôit ; Andrea Schifaudo ha offerto il suo bel strumento vocale a Parpignol ; funzionali allo spettacolo il sergente dei doganieri di Damiano Locatelli, il doganiere di Giovanni Palumbo, il venditore ambulante di Andrea Fusari. Alla fine, applausi meritati per tutti, con particolare entusiasmo verso Lavinia Bini.
Gianluca Macovez
13 dicembre 2022
informazioni
Trieste, Teatro Giuseppe Verdi, stagione d’opera e balletto 2022
“LA BOHEME”
Opera lirica in quattro quadri su libretto di Luigi Illica e Giuseppe Giacosa da Scènes de la vie de Bohème di Henry Murger
Musica Giacomo Puccini
Mimì LAVINIA BINI
Rodolfo ALESSANDRO SCOTTO DI LUZIO
Musetta FEDERICA VITALI
Marcello LEON KIM
Colline FABRIZIO BEGGI
Schaunard CLEMENTE ANTONIO DALIOTTI
Alcindoro/Benôit ALESSANDRO BUSI
Parpignol ANDREA SCHIFAUDO
Il sergente dei doganieri DAMIANO LOCATELLI
Un doganiere GIOVANNI PALUMBO
Un venditore ambulante ANDREA FUSARI
Orchestra Coro e Tecnici della Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste
Maestro concertatore e direttore Christopher Franklin
Maestro del coro Paolo Longo
Con la partecipazione de I Piccoli Cantori della Città di Trieste
diretti da Cristina Semeraro
Regia Carlo Antonio De Lucia
Scene Alessandra Polimeno e Carlo Antonio De Lucia
Costumi Giulia Rivetti
Nuovo Allestimento della Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste