Recensione del musical Rapunzel in scena al Teatro Brancaccio dal 2 dicembre 2022 al 8 gennaio 2023
Ritorna anche nell’odierna stagione al Teatro Brancaccio l’acclamatissimo musical Rapunzel. L’opera prende spunto dal cartone della Disney che a sua volta trae ispirazione dalla fiaba dei fratelli Grimm datata 1812. La trama rispecchia tutti i topos letterari della fiaba tradizionale: è presente una famiglia reale, una principessa, anche se privata del suo status, una strega cattiva e un giovane uomo che salverà la protagonista. Ai reali viene sottratta la tanto attesa e desiderata nascitura da Gothel, sorella malvagia e invidiosa della regina. Gothel si occupa di lei tenendola lontana dal mondo rinchiusa in una torre, ma presto Rapunzel, diventata ormai un’adolescente, vuole sperimentare la realtà fuori dalla torre e grazie all’aiuto del giovane Phil si libererà lottando contro la matrigna Gothel.
Rispetto all’opera dei fratelli Grimm, già il cartone animato della Disney aveva apportate delle sostanziali modifiche. Il regista Maurizio Colombi, si spinge ancora oltre, variando il punto di vista del narratore da Rapunzel alla malefica Gothel. Interpretata da una formidabile Lorella Cuccarini agile e scattante come agli albori della sua carriera, la strega ricopre un ruolo centrale e incentra su di sé gran parte delle attenzioni del pubblico in sala. Inserisce poi dei personaggi inediti come gli esilaranti fiori parlanti Rosa e Spina e il cane Segugio, al posto del cavallo presente nel cartone animato. Il pubblico in sala, composto da numerosi bambini, ride divertito delle gag dei due fiori confidenti delle pene di Rapunzel, i quali su divertono a prenderla in giro sulla sua situazione di prigioniera. Questo atipico duo comico interpreta anche canzoni recenti al fine di creare dei veri e propri siparietti ironici. Anche la scenografia ricrea ambientazioni odierne come nel caso della stanza sulla torre di Rapunzel, preferendo abbandonare gli scenari gotici prevedibili e avvicinando così il pubblico alle vicende. Anche i dialoghi ripropongono un linguaggio credibile e contemporaneo in cui non manca mai quel pizzico di leggerezza che diverte soprattutto i giovanissimi ascoltatori in sala. I costumi invece dissentono da questa impostazione per lo stile e la ricercatezza che ricordano atmosfere fiabesche.
Le coreografie di Rita Pivano sono caratterizzate da vivacità e armonia. Tutto il cast si muove coordinato e a ritmo sulle musiche originali di Davide Magnabosco, Alex Procacci e Paolo Barillari. Chi infatti si aspettava di trovare le musiche del cartone animato, rimarrà sorpreso: nuovi motivi e nuovi ritornelli a fine serata risuoneranno nell’aria. Tutti gli attori in scena danno prova del loro talento e della loro bravura con interpretazioni che privilegiano la mimica e la gestualità sul modello del cartone animato. Tra loro spicca quella della Cuccarini che riesce a calarsi completamente nelle vesti di Gothel e ci restituisce un personaggio non appiattito sulla cattiveria, ma ricco di sfumature psicologiche, come nel caso in cui emerge il suo lato iperprotettivo di sostituto materno o quando sul finale ammetterà i suoi errori cercando di aiutare Rapunzel a salvare Phil. Sottesi significati psicologici quindi si celano dietro la parvenza della fiaba: viene rappresentato in modo esasperato un atteggiamento poi non così raro nei genitori comuni che tendono a precludere ai figli delle possibilità per timore che possano star male. Rapunzel però si libererà da questa oppressione e scappando dalla torre riuscirà a fare esperienza nel mondo. Rimangono nella mente dello spettatore, oltre il divertimento, i messaggi costruttivi trasmessi durante la visione in sala.
Mena Zarrelli
13 dicembre 2022