Recensione dello spettacolo Furore in scena al Teatro Argentina dal 6 al 18 dicembre 2022
È con la polvere della terra sparsa sul palco del teatro che un immenso Massimo Popolizio accoglie il suo pubblico del Teatro Argentina. Un pubblico decisamente molto vario e formato per lo più da ragazzi delle superiori venuti a immergersi nel più famoso dei romanzi di John Steinbeck: perché quella proposta e ideata dall’artista genovese è una vera e propria immersione in tutti i sensi e con tutti i sensi in una realtà che, seppur appaia temporalmente lontana, non è mai stata così vicina.
Una delle più furiose migrazioni di contadini della storia americana moderna viene narrata in uno spettacolo di 75 minuti che esamina tutti i particolari di quel viaggio di sfinimento che i braccianti statunitensi hanno dovuto subire per arrivare in California a causa della siccità delle loro terre e della crisi della Grande Depressione. Dalla polvere, che si alza per posarsi su di loro, alla fame e alla povertà subite fino ai cataclismi climatici affrontati: è durante questo cammino, per il quale hanno dovuto lasciare tutto, vendere tutti i propri averi e coltivare a fatica la speranza di una vita migliore, che cresce il furore di un popolo con cui il pubblico si immedesima e per cui non può che provare empatia.
Immersi nella magia ricreata sul palco dell’Argentina attraverso una scenografia essenziale, in cui spicca una macchina da scrivere, ogni capitolo della narrazione, adattata per le scene dal Premio Strega Emanuele Trevi, viene scandito dalla fisicità e dalla voce, ora affusolata ora decisa ora musicale, dell’interpretazione magistrale di Popolizio, ma non solo. A supportare l’attore in questo travolgente spettacolo sono anche la musica e le suggestioni sonore create dal polistrumentista Giovanni Lo Cascio che contribuisce a rendere ancora più vivi i volti protagonisti delle fotografie di Dorothea Lange e Walker Evans, che scorrono sullo schermo dietro la scena.
Man mano che il racconto va avanti e prende vita, la platea in sala viene completamente assorbita e risucchiata in questa narrazione epica al punto da sentire su di sé l’effetto del vento, il calore del sole sulla pelle, l’asfalto bollente sotto i piedi, la stanchezza e lo sfinimento di un viaggio mai più auspicabile lungo la famosa Route 66. A condurre gli spettatori insieme ai braccianti nel loro esodo sono le parole di Steinbeck, che prima di “Furore”, aveva condotto un’inchiesta sulle condizioni di vita del proletariato rurale immigrato in California. Parole che risuonano nello spazio del teatro romano potenti e cariche di significato e di sentimenti che è impossibile non provare essendo anche il nostro popolo, quello italiano, fatto di immigranti ed emigranti che, pure nel corso della loro storia, hanno dovuto subire e patire quelle stesse condizioni.
Lo spettacolo, di una potenza evocativa incredibile, esalta il metodo narrativo dello scrittore americano attraverso una lettura che diventa quasi lirica, decisamente realista e visionaria e sorprendentemente dolorosa, pungente e attuale. Impossibile non riflettere su come siano state, e saranno anche in futuro, le migrazioni climatiche a determinare dei cambiamenti incisivi nella storia dell’umanità. A ricordarcelo è Massimo Popolizio che presta la sua bravura e potenza attoriali a uno Steinbeck che ancora oggi viene dimenticato o, peggio, trascurato e che resta sconosciuto a quelle nuove generazioni alle quali, invece, va fatto incontrare perché saranno loro, e loro soltanto, a dover studiare, apprendere e conoscere certe dinamiche umane per affrontare le conseguenze del mondo che verrà.
Diana Della Mura
9 dicembre 2022
informazioni
Furore
dall’omonimo romanzo di John Steinbeck
ideazione e voce Massimo Popolizio
adattamento Emanuele Trevi
musiche eseguite dal vivo da Giovanni Lo Cascio
creazioni video Igor Renzetti e Lorenzo Bruno
regista assistente Giacomo Bisordi
suono Alessandro Saviozzi
luci Carlo Pediani
Produzione Compagnia Umberto Orsini, Teatro di Roma - Teatro Nazionale
Foto di Federico Massimiliano Mozzano
Info e orari
prima, martedì e venerdì ore 20.00
mercoledì, sabato e giovedì 8 dicembre ore 19.00
domenica e giovedì 15 dicembre ore 17.00
lunedì riposo
durata 75' senza intervallo