Recensione dello spettacolo Qualcuno volò sul nido del cuculo in scena al Teatro Sala Umberto dal 3 al 13 novembre 2022
È andata in scena al Sala Umberto di Roma una grande rappresentazione che ha messo alla prova non solo gli attori ma anche il pubblico in platea: nonostante le chiare defezioni in sala, si è assistito al ritorno del vero Teatro, con la t volutamente maiuscola, che non possiamo che promuovere.
È stata un’operazione complessa quella che ha operato Alessandro Gassmann in questa personalissima ed elegante trasposizione del romanzo di Ken Kesey di cui ha conservato intatta la forza visionaria. Già nel 1971 Dale Wasserman scrisse il testo teatrale per metter in scena la pièce con Kirk Douglas, e lo stesso è diventato poi la sceneggiatura del film vincitore di Oscar diretto da Miloš Forman con un superbo Jack Nicholson come protagonista. Oggi a rielaborarlo in un modo più contemporaneo, quasi per presentarlo alle nuove generazioni rigenerato, è lo scrittore Maurizio De Giovanni che con Gassmann sembra aver instaurato un idillio artistico attento a restituire al luogo “teatro” il suo valore e la sua dignità ma soprattutto il suo ruolo.
Se è vero che il teatro paga lo scotto alle innumerevoli e diversificate fonti di intrattenimento esistenti, tra piattaforme streaming, applicazioni e pay per view, è pur vero che per riportare in una platea gli spettatori bisogna anche osare. Bisogna far comprendere che l’arte teatrale non è morta e che l’intrattenimento non può ridursi solo ed esclusivamente alla visione di un prodotto seriale o cinematografico nel comfort di casa propria. La partecipazione, il sentimento e il coinvolgimento che si crea tra attori sul palco e pubblico in platea è irripetibile in altri luoghi, e poiché tale concetto sembra sia quasi evaporato nell’etere, appare oggi più che mai doveroso ripopolare i teatri presentando opere che offrano alle persone ciò che è necessario alla propria crescita interiore e a lavorare e riflettere su sé stessi.
È anche questo il messaggio e lo scopo di “Qualcuno volò sul nido del cuculo”.
La rielaborata drammaturgia di Wasserman racconta della disperata vita di Dario Danise, rinchiuso nel 1982 in un ospedale psichiatrico della provincia napoletana. Concedendo che il manicomio esista anche dopo la legge Basaglia del ’78, la scenografia, curata in maniera quasi maniacale da Gianluca Amodio, riesce a riportare il pubblico indietro di quarant’anni in modo automatico. Questo “nido del cuculo”, in cui si scorgono le foto dell’allora Presidente della Repubblica Sandro Pertini e di Papa Giovanni Paolo II, viene rappresentato tramite un’ampia sala semicircolare su due piani, dove è ben in vista il box infermieristico e il bagno quando in controluce. È qui che Dario Danise, interpretato con disinvoltura da Daniele Russo, cerca di scontare gli ultimi sei mesi della sua condanna. In tale luogo, più che in carcere, trova la sua aguzzina nell’astuta e vendicativa capoinfermiera Suor Lucia, una Viviana Lombardi che è meglio farsi amica che nemica, ma ha anche modo di legare con un gruppo di pazienti affetti da patologie differenti e che vengono ben rese da Mauro Marino, Giacomo Rosselli, Alfredo Angelici, Emanuele Maria Basso, Daniele Marino e in modo particolare da Gilberto Gliozzi nei panni di Ramon Machado, un gigante buono che si finge sordomuto. Dopo una festa notturna cui partecipa anche la prostituta Titty Love, interpretata da Gaia Benassi, Dario viene punito con l’elettroshock che riesce a superare. A fargli perdere la testa è il suicidio di uno dei pazienti che lo induce ad avventarsi contro Suor Lucia per strangolarla, offrendo così alla sua carceriera un’ottima scusa per prendersi la sua vendetta. Sottoposto a lobotomia e ridotto a un vegetale, i pazzarielli e Ramon decideranno che l’unica cosa da fare per restituire dignità all’amico è soffocarlo con un cuscino. Questo atto incoraggerà Ramon a scappare lontano alla ricerca della sua libertà.
Sul palco Daniele Russo ha dimostrato di essere in tutto e per tutto Dario Danise: il pubblico ha assistito alla crescita del personaggio, commosso e rallegrato dalle sue bravate ed è stato palese come l’interpretazione di Russo e degli altri “carcerati” del manicomio sia riuscita a smuovere gli animi degli spettatori presenti, che hanno cercato di ricambiare attraverso uno scroscio di applausi. Si può ben dire che tutte le sfumature dell’essere umano siano state ben incarnate e interpretate dai 12 protagonisti della pièce e sottolineate magistralmente dalla colonna sonora di Pivio e Aldo De Scalzi, che sono riusciti a caricare l’azione scenica di parole non dette e di sentimenti non esternati come la sensibilità e l’audacia del protagonista di fronte a una situazione di coercizione e di privazione della libertà rappresentata dal nosocomio.
Sebbene non siano apparse chiare alcune scelte stilistiche, come quella di usare le videografie di Marco Schiavoni anche per alcune scene che avrebbero potuto svolgersi dal vivo, è stata una carica emotiva eccezionale quella che la rappresentazione ha restituito al pubblico: restando fedele allo spirito e alla potenza del testo originale, l’adattamento scenico riesce a far aprire gli occhi su un’umanità che si rivela debole, fragile e violenta. Tutti gli esseri umani sono deboli e timorosi di affrontare il mondo esterno e la pandemia degli ultimi due anni l’ha dimostrato ampiamente, per questo oggi più che mai uno spettacolo di tale peso e spessore artistico va premiato restando seduti in sala per tutti i suoi 160 minuti. Poco più di due ore e mezza che possono avere l’effetto catartico di farci riflettere su noi stessi, sulle distorsioni della nostra mente e sugli altri.
Diana Della Mura
5 novembre 2022
informazioni
QUALCUNO VOLÒ SUL NIDO DEL CUCULO
di Dale Wasserman
dall’omonimo romanzo di Ken Kesey
uno spettacolo di ALESSANDRO GASSMANN
traduzione Giovanni Lombardo Radice | adattamento Maurizio de Giovanni
scene Gianluca Amodio | costumi Chiara Aversano
disegno luci Marco Palmieri | musiche originali Pivio & Aldo De Scalzi
videografie Marco Schiavoni
dal 3 al 13 novembre 2022
SALA UMBERTO