Recensione dello spettacolo Dio non parla svedese, in scena dal 20 al 23 ottobre, teatro Cut, all'intento del Fringe Festival Catania
La corea di Huntington è una malattia degenerativa che insorge in età adulta provocando una serie di sintomi, tra cui il mancato controllo dei movimenti. "Dio non parla svedese" è il racconto dell'insorgere di questa malattia che inizia ad abitare il corpo di un giovane generando aggressività, sconvolgimento, isolamento. Il giovane Diego Frisina, diretto da Ludovico Buldini cavalca il palco rumorosamente, travolgendo lo spettatore in un groviglio di sensazioni, a volte anche difficili da recepire; il male avanza e il giovane Frisina ce lo fa sentire tutto.
In scena una manciata di oggetti, un coltello che esordisce come un incipit e che ammonisce lo spettatore durante tutta la messa in scena; un carillon, che ogni tanta armonizza, o almeno prova, il rumore violento del male e infine uno sgabello, che diventa l'alleato di Frisina, che lo siede, vi si erge, lo scuote, lo batte, lo vive come un altro sé. Il talentuoso Frisina fa un teatro fisico e violento con la stessa spregiudicatezza della sua giovane età, Tonfa, risale, ricade, senza nessuna paura. La messa in scena è spesso straniante e cruda e il valore di questo spettacolo esiste esattamente in questo, nel dare la possibilità a chi guarda di sentire la malattia che avanza, a volte anche sul proprio stesso corpo.
Barbara Chiappa
23 ottobre 2022
informazioni
"Dio parla svedese"
di Diego Frisina
con Diego Frisina
regia Ludovico Buldini