Recensione di Jesus Christ Superstar in scena al Teatro Sistina dal 12 al 23 aprile 2017
Intramontabile, inarrestabile, immarcescibile!
Lo spettacolo di Andrew Lloyd Webber e Tim Rice, nell’adattamento e con la regia di Massimo Romeo Piparo, nell’imponente allestimento prodotto dalla PeepArrow Entertainment, si conferma l’opera rock più irresistibile di sempre, non patendo affatto il passare del tempo, ma, anzi, rinnovando ad ogni rappresentazione la propria meritatissima fama, coinvolgendo ed entusiasmando il pubblico di ogni età.
Il musical, forte di un lungo tour europeo dal 2014 al 2016, che lo ha visto protagonista assoluto in Olanda, dove si è aggiudicato il titolo di migliore produzione internazionale, torna a Roma ancora più potente e carico di energia.
Eseguito in lingua originale, interamente dal vivo e con la grande e strepitosa Orchestra diretta dal M° Emanuele Friello, Jesus Christ Superstar torna a conquistare, coinvolgere ed emozionare il pubblico.
Immagino non sia necessario raccontare la storia. Lo spettacolo si ispira alle vicende dell’ultima settimana della vita di Gesù (ingresso a Gerusalemme, il tradimento di Giuda, il processo, la condanna a morte e la crocifissione) dalla prospettiva di Giuda e dando risalto al conflitto umano tra lui e Gesù.
Nei panni di Gesù sempre il mitico e inarrestabile Ted Neeley, che già nello storico film di Norman Jewison del 1973 diede una impronta indelebile al ruolo di Gesù: Ted ha un carisma tutto suo, emana una luce così avvolgente e la sua voce è sempre così potente e suadente.
Sul palco con lui otto meravigliosi solisti e uno straordinario ensemble di 19 elementi tra ballerini, acrobati, trampolieri e mangiafuoco.
Un cast eccellente composto da professionisti di enorme talento che catturano l’attenzione del pubblico conquistandone il gradimento grazie alle loro caratteristiche specifiche e peculiari inserite in una miscela perfetta.
Feysal Bonciani è un tormentato Giuda in un’interpretazione vocale ed espressiva di grande impatto; Paride Acacia e Francesco Mastroianni sono un coppia perfettamente affiatata nei panni rispettivamente di Hannas e Caifa, grazie anche alle loro splendide vocalità così diverse eppure così ben amalgamate; Simona Di Stefano è Maddalena, in una bella interpretazione che esalta il sentimento di pietà nei confronti di Gesù; Emiliano Geppetti è un Pilato fortemente combattuto che riesce a trasmettere tutta l’emotività del suo personaggio; Elia Lo Tauro è uno strepitoso Simone; Mattia Braghero è un Pietro carico di tormento interiore; Salvador Axel Torrisi è un Erode a dir poco eccentrico, ma strabiliante. Per lui una considerazione in più: presente per tutto lo spettacolo con l’ensemble, ballando e cantando, esplode poi nel suo personaggio così pittoresco ed esuberante senza risparmiarsi. La scena di Erode è completamente cambiata rispetto alle edizioni del 2014 e 2015 e devo dire che è stata una scelta eccellente e davvero azzeccata.
Al fianco di questi grandi protagonisti, un ensemble che con una grande carica fisica, emotiva ed espressiva esegue le coreografie di Roberto Croce.
Imponente e spettacolare l’allestimento, a partire dalla strepitosa orchestra che è parte stessa della scena: presente sul palco parte su di una pedana girevole che è essa stessa scenografia e parte arroccata su impalcature di tubi, travolge col la bellezza della musica rock.
Le bellissime scenografie di Giancarlo Muselli elaborate da Teresa Caruso ricreano gli spazi in cui la storia si svolge in maniera compatta, ma molto funzionale: colonne, scale, impalcature, pedane a scomparsa e la pedana girevole vengono sfruttate al massimo per dare l’idea del movimento e dello spazio percorso, con l’ausilio di efficaci video proiezioni.
I costumi sono di Cecilia Betona e sono davvero belli: colpiscono soprattutto quelli di Hannas e Caifa, e quelli di Erode e dell’ensemble nella scena del confronto tra il re e Gesù.
Pubblico in delirio, fragorosi applausi ad ogni scena e due standing ovation, una tutta per Ted e una finale per questi meravigliosi artisti che continuano a donarsi al pubblico senza riserve.
Flaminio Boni
13 aprile 2017