Recensione dello spettacolo La Moglie, in scena al teatro Brancaccino di Roma dal 30 marzo al 2 aprile 2017
Prosegue la rassegna "Una stanza tutta per lei " al Teatro Brancaccino con un nuovo personaggio femminile: Laura Capon Fermi, moglie del Premio Nobel Enrico Fermi. Cinzia Spanò, autrice ed interprete di "La moglie" affronta un viaggio nel mondo interiore di questa donna, ripercorrendo i momenti salienti della sua vita accanto al marito. Dapprima la narrazione ci introduce nella fase del corteggiamento e del fidanzamento tra Laura ed Enrico, e qui la scena acquista toni romantici e poetici, ricorrendo al mito di Amore e Psiche.
Ma come nel mito, in cui gli incontri tra i due possono avvenire solo di notte e alla fine Psiche vorrà vedere in volto il suo amante, così ad un certo punto il felice amore coniugale tra lo scienziato e la moglie si incrinerà. E qui si delinea il contesto storico del tempo in cui vissero. Siamo nell'Italia fascista in cui le leggi antisemite ratificate anche qui nel 1938, costrinsero la coppia a scappare in America in quanto Laura Capon era ebrea. Ma qui inizia per lei un vero e proprio incubo: sono finiti a Los Alamos nel New Mexico, dove Fermi sta lavorando al Progetto Manatthan, che prevede la realizzazione della bomba atomica che nell'agosto del 1945 sarà sganciata su Hiroshima e Nagasaki. Ma la consorte è tenuta all'oscuro della reale entità del progetto e vede il marito solo di notte, quando lascia il laboratorio. Ma come Psiche, anche Laura vorrà conoscere la verità sul marito. In questo periodo trascorso a Los Alamos avrà un tracollo nervoso, tormentata dalla scarsa comunicazione con il marito e dalla difficoltà a capire di cosa si sta realmente occupando. Una bravissima Spanò riesce a rendere tutto il dramma di questo momento, rappresentando oculatamente le nevrosi e il delirio in cui ad un certo punto finisce la protagonista. Viene rappresentata una donna sprofondata nella sua solitudine, tradita dal suo sogno d'amore, trattata con indifferenza ed evasività dall' uomo che l'aveva poco prima salvata dalla morte sicura nei campi di concentramento. È la posizione di una donna che viene relegata sullo sfondo dal marito, che mette al primo posto il suo lavoro e il successo del suo progetto, senza preoccuparsi delle conseguenze del suo atteggiamento sulla moglie. È una condizione che nei secoli passati ha accomunato tante donne, acquisendo un sapore universale, forse ancora attuale...
Intenso, drammatico,coinvolgente, La moglie è uno spettacolo che ti trascina nella scena. Le lacrime vere della Spanò fanno piangere anche il pubblico in sala, grazie alle eccellenti doti interpretative dell'attrice, che, come dice lei stessa, ama i ruoli particolarmente intensi e complessi. Interessanti anche alcune scelte registiche di Rosario Tedesco che ha fatto riempire la brocca del latte e le tazze di sabbia cosparsa poi lentamente su tutta la scenografia, a ricordarci che Los Alamos è nel deserto.
Mena Zarelli
18 aprile 2017