Recensione dello spettacolo “A number”, in scena al Teatro Belli dal 5 al 7 Novembre 2021, nell’ambito della XX edizione della rassegna Trend - Nuove frontiere della scena britannica.
Caryl Churchill, drammaturga britannica classe 1938, all’aprirsi del sipario, lancia una bomba sul palcoscenico e in mezzo al pubblico. A number parte infatti da una rivelazione esplosiva: un giovane scopre di avere altri cloni di sé, nati all’insaputa del padre, che aveva fatto ricorso alla scienza per replicare il suo primo e unico figlio naturale. Un fatto nudo ed essenziale, un esperimento o una truffa, scatenerà sulla scena una serie di drammatici accadimenti (che non sveleremo, per preservarvi il gusto del turbamento) e, fra gli spettatori, solleva il velo su fondamentali domande esistenziali.
Eppure, tutto il racconto di A number si sviluppa esclusivamente all'interno di interminabili dialoghi fra un padre ed un figlio. O meglio, i suoi figli.
La pièce, che ha debuttato a Londra nel 2002, venne scritta nel periodo in cui la notizia della clonazione della pecora Dolly scatenò inquietudine e un violento dibattito su ovvie questioni etiche.
Ma, sarebbe riduttivo affrontare A number esaminandola da un solo piano di lettura.
L’allestimento sembra privilegiare l’interpretazione teologica. Il figlio, nudo nella scena finale a rappresentare un moderno Cristo, compone una Pietà dove, al posto di una Madre amorevole e addolorata, siede un Padre dallo sguardo dritto e indifferente. Nel testo, d’altronde, le citazioni bibliche da Giobbe a Caino e Abele, non mancano. Un Padre Onnipresente in scena, trova a confrontarsi con la rabbia di un figlio ribelle e rifiutato o con la disperazione di un figlio remissivo e amareggiato. Un Padre che, tirando secondo il Suo arbitrio i fili della storia dell’umanità, genera solo dolore.
Ma nel testo di Churchill possiamo anche leggere le problematiche della paternità, quando il rapporto tra padre e figlio perde la caratteristica precipua dell’unicità in una società che tende, non solo a causa dei progressi della scienza, a replicare serialmente. I figli inascoltati (“se avessi urlato più forte, mi avresti sentito?”), i figli usati come proiezione delle proprie aspettative potranno trovare in A number un credibile specchio della propria condizione.
L'unica possibilità di salvezza, l'unica possibilità di essere felici, sembra dire Caryl Churchill sta nel distacco da questo Padre, mortale o eterno che sia, ma comunque mostruoso. L’assenza di questo legame scioglie la complessità delle domande in risposte forse banali ma, finalmente, rasserenanti.
Principale punto di forza della pièce è l’estrema precisione della scrittura di Churchill. Frasi misurate, dialoghi apparentemente colloquiali celano universi di domande. Non c'è bisogno di azione, è un teatro di parola. Parola semplice, ma pesante, perché gravida di significati; parola diretta, precisa e affilata, come un coltello che seziona; parola che sa essere anche brillante, offrendo al pubblico occasione di ridere, nonostante il dramma che si consuma davanti ai suoi occhi.
Un uomo giovane (Giuseppe Pestillo), uno maturo (Massimo Rigo), una sedia, luci che d'improvviso si spengono. Non serve altro alla regia di Luca Mazzone, per narrare una vicenda densa di eventi terribili, ma che non si traducono in azione scenica. Dove la parola domina i contributi tecnici sono ridotti al minimo. E le note corpose, vibranti e gravi di un violoncello, che accompagnano ogni cambio di scena, sono efficaci e sufficienti.
Dove la parola domina c'è solo l'attore. I due protagonisti offrono una prova superba, modellando i toni della loro interpretazione sulle stesse peculiarità stilistiche di Churchill: misurata precisione in Massimo Rigo, chiamato a tenere il palco per tutta la durata della rappresentazione, mentre alla versatilità di Giuseppe Pestillo sono affidati i colori: quelli accesi della veemenza, quelli suadenti dell’ironia, quelli grigi della rassegnazione.
Non si esce indifferenti dalla rappresentazione di A number al Teatro Belli. Troppe le questioni in ballo. Un padre nelle nostre vite è comunque presente, siamo comunque figli. È ora di sapere chi è, chi siamo.
Valter Chiappa
7 novembre 2021
informazioni
Teatro Belli
Dal 5 al 7 Novembre 2021
A NUMBER
di Caryl Churchill
con Giuseppe Pestillo e Massimo Rigo
Progetto e regia: Luca Mazzone
Produzione: Teatro Libero di Palermo