Recensione dello spettacolo “Stitching”, in scena al Teatro Belli dal 25 al 27 Ottobre 2021, nell’ambito della XX edizione della rassegna Trend - Nuove frontiere della scena britannica.
Stitching: la cucitura. È un filo a tenere insieme due pezzi di stoffa, un elemento sottile che può essere tenace o fragilissimo, può resistere o strapparsi all'improvviso.
Agli spettatori che entrano in sala, Abby (Valentina Virando) e Stu (Alessandro Federico) si presentano avviluppati da un lenzuolo, che non riuscirà mai a trovare un verso e una piega, ma resterà sempre un groviglio informe.
Chi e cosa sono Abby e Stu ci viene raccontato in una serie di scene senza una precisa collocazione temporale. Nel dialogo iniziale discutono su cosa vogliano o cosa non vogliano. Entrambi non lo sanno, ognuno aspetta la risposta dall'altro. Neanche il test di compatibilità cui si sottopongono sa dare soluzioni, anzi non si riesce nemmeno ad iniziarlo. Ecco chi sono Abby e Stu. Due esseri senza identità, senza volontà, senza idee, che da soli non potrebbero esistere, che trovano un senso solo nello stare insieme, dove la convivenza non è costruzione e l’altro è solo il contenitore delle proprie aspettative. Ecco cosa sono Abby e Stu: una coppia. Secondo l’idea di Anthony Neilson, si intende. Il filo che cuce crea quell'entità dove l'essere che non è prova ad essere qualcosa, prestandosi al gioco di qualcuno che, a sua volta, non è quello che si vorrebbe che fosse. Un gioco di ruolo, come quelli con cui animano la loro convivenza e che inevitabilmente degenerano in violenza.
Ma il filo viene teso allo spasimo quando ai due si presenta urgente, inderogabile, ineludibile la realtà, la più oggettiva che possa esserci nella vita di un uomo. Abby rimane incinta. I due non sanno nulla, non sono nemmeno capaci di elencare i motivi per cui sia bello avere un figlio. Ma non è più un gioco. La domanda rimane lì, sospesa. Il filo allora si può strappare.
Anthony Neilson declina il suo copione con abbondante utilizzo del dirty talking, di situazioni provocatorie, di battute disturbanti. Ha fatto notizia la censura che la pièce ha ricevuto a Malta, dove ne è stata vietata la rappresentazione per i riferimenti, presenti nei dialoghi, alla blasfemia, alla pedofilia, alle perversioni sessuali, a un presunto antisemitismo (Stu afferma di essersi masturbato la prima volta guardando una foto dei corpi nudi delle donne internate a Auschwitz). Ma questi sono i terreni dove Anthony Neilson, sempre interessato a scandagliare i disturbi della personalità e gli estremi limiti della sessualità, abitualmente si muove. La provocazione è il suo linguaggio, nessuno stupore. In Stitching quello che manca è il dopo, è l’oltre. Neilson mostra, interamente, senza remora alcuna, ma non indaga, non scava. Non c’è una società intorno a Abby e Stu, tutto si svolge nel chiuso della loro casa; non c’è un passato, ma solo un insieme di ricordi sconnessi.
La regia di Alessandro Federico si avvale di pochi elementi: una quinta di bicchieri e bottiglie che separano gli attori dal pubblico e da cui i personaggi attingono ripetutamente; una colonna sonora che va a ricercare nel beat italiano degli anni ‘60. L’elemento più efficace del suo allestimento è costituito però dalla coppia creata con la compagna di scena Valentina Virando. Sebbene la caratura di Federico si faccia sentire nelle scene di maggiore intensità, non è la performance di due attori ad essere in evidenza, ma il loro assieme. Non è dato sapere se ci sia dietro una voluta ricerca attoriale, ma Alessandro Federico e Valentina Virando, sincroni e complementari, con il loro affiatamento restituiscono nella maniera più efficace il senso del testo di Anthony Neilson.
Fare un passo indietro, prestarsi al gioco dell’altro, dice il drammaturgo scozzese, può salvare la coppia. Spesso è vero anche sul palcoscenico.
Valter Chiappa
27 ottobre 2021
informazioni
Teatro Belli
Dal 25 al 27 ottobre 2021
STITCHING
di Anthony Neilson
regia Alessandro Federico
con Valentina Virando e Alessandro Federico