Recensione dello spettacolo teatrale Le regole del gioco. Regia di Roberto Belli. In scena al Teatro Petrolini dal 5 al 10 ottobre 2021
Un rapporto di coppia non termina quasi mai consensualmente. Ci sarà sempre chi, per coraggio o disperazione decide per entrambi e chi invece, colpevolmente impreparato, rincorre il passato, setacciando nelle sue strettoie in cerca del perchè di quell’epilogo. Spesso è proprio questa risposta a mancare, forse perchè non la vogliamo trovare, altre volte non la vogliamo vedere. Succede che tali “socchiusi” amplifichino tratti non integrati della nostra personalità per i quali ci sorprendiamo improvvisamente ossessivi, rabbiosi e vendicativi. Questi divengono pericolosi testimoni di uno sporgersi eccessivo verso le colpe altrui mancando il proprio viaggio interiore.
Ramon (Marco Aceti) tiene sequestrata in un appartamento la sua ex moglie Laura (Sara Colelli), di professione psicologa, con l’intento dichiarato di ucciderla, non senza averla prima sottilmente seviziata con giochi enigmistici, ricatti e recitando il ruolo dello psicopatico compiaciuto dei suoi delitti. Sullo sfondo una questione rimasta aperta: il motivo che ha spinto lei a divorziare e il perchè di tante orribili falsità raccontate al giudice. Lui è una personalità ancora immatura ed acerba incapace di metabolizzare la realtà, agisce secondo una modalità improntata sul tutto o nulla rispondendo con rabbia distruttiva ad un mondo che non va nella direzione voluta. Esemplificativa è la richiesta di rapporto sessuale che lui rivolge alla sua ex appena realizza l’impossibilità di un riavvicinamento. Tale desiderio riflette di fatto un disperato e primitivo tentativo di possedere Laura almeno carnalmente nell’immediatezza della pulsione, assecondando e sublimando la sua pericolosa aggressività. Anche Laura, inizialmente apparsa unicamente vittima, denuncia, con lo sviluppo della vicenda, gravi falle relazionali, avendo mancato di fatto l’autenticità dell’incontro. Infatti, durante gli anni di matrimonio, lei ha rinunciato a “vedere” il marito, stagliandosi e agendo invece sull’immagine di questi dipinta dalla madre di lui, mentalmente instabile, costruendosi così un’idea di Ramon filtrata da occhi diversi dai suoi. Sullo sfondo preme quindi la storia di un contatto mancato, in cui entrambi gli ex partner hanno evitato di entrare in gioco. Forse proprio ora, nella situazione più estrema e disperata, i due riescono per la prima volta a raccontarsi autenticamente. Tuttavia, la mancata accettazione della fine della loro storia, amplifica in Ramon l’ideazione incontrollabile di vendetta.
Di livello è apparsa l’impronta registica di Roberto Belli che ha “contrastato” la staticità di una scenografia invariata, rappresentante un ambiente unico, attraverso una diversificazione degli accenti e intonazioni della parola, a volte urlata e disperata, altre sussurrata e rassegnata. Evidente da parte dello stesso regista, l’attenzione al soma, in particolare alla disposizione corporea dei due protagonisti. In un flusso ininterrotto di prossimità e distanziamento, assecondando l’emotività della partitura, i due attori utilizzano efficacemente la totalità dello spazio scenico aggiungendo dinamismo e tridimensionalità alla loro performance.
Apprezzabile l’equilibrio e la ripartizione della scrittura dove la semplicità ed eleganza del corpo drammaturgico celano e dischiudono antefatti e sospesi, ricalcando di fatto l’umana natura, sempre più complessa rispetto alla realtà manifesta. Il ripetuto avvicendarsi narrativo di improvvisi crolli di certezze acquisite in nome di altre erette sulle ceneri di queste, pur speziando la piéce ha rischiato, tuttavia, di sovraccaricare oltremodo la linearità del testo compromettendo, a tratti, l’immediatezza dello stesso. Ben integrata e decisamente all’altezza dello spessore della drammaturgia, la prova attoriale dei due protagonisti. Questi, anche se non esenti da lievi e comprensibili colature, in termini di caricaturizzazione eccessiva e immedesimazione dei loro personaggi, imprimono espressività e ritmo costante alla recitazione raccontando efficacemente le polifonie della natura umana. Il disegno luci di Dario Germani, affiancandosi alla tonalità dei passaggi narrattivi, ne accompagna gli accenti e le vibrazioni.
Arginare l’immediatamente visibile per contattare la storia sommersa da cui scaturiscono le umane azioni sembra essere il prezioso invito implicito proposto dal regista, laddove affrettato e sterile risulterebbe il facile esercizio di colpevolizzare ed assolvere.
Significativa risposta del pubblico i cui applausi risuonano con la commozione degli attori la cui emotività, oltrepassando la contingenza della prima, ci parla di sacrificio e speranza.
Simone Marcari
7 ottobre 2021
Informazioni
Le regole del gioco
Regia: Roberto Belli
Assistente alla Regia: Eleonora D’Achille
con:
Marco Aceti e Sara Colelli
Disegno luci: Dario Germani
Luci e fonica: Renato Barabotti
Costumi di scena: Federica Sollazzo
Foto di scena: Fabrizio Brugnoletti
Produzione: LineadiConfine