Recensione dell’evento Roberto Herlitzka legge Dante al Teatro Basilica andato in scena il 27 settembre 2021. Lettura dal 7° al 12° canto del Purgatorio.
Accolti dall’insolito scenario del Teatro Basilica, sito in prossimità della nota Chiesa di San Giovanni in Laterano, all’interno di una location suggestiva che solo la cripta della Scala Santa di Piazza San Giovanni poteva restituirci, ci ritroviamo di fronte ad una porta a specchio accompagnati da uno sfondo musicale, nella penombra che genera un’atmosfera di tempo sospeso. La porta si apre e compare Roberto Herlitzka, illuminato da un delicato disegno luci che contribuisce a creare la sensazione di uno spazio collocato in un altrove indefinito. Per accompagnare i versi della Divina Commedia, lo scenario si rivela assolutamente adeguato. Herlitzka interpreta per noi la lettura dal 7° al 12° canto del Purgatorio calandosi in una sfida non semplice, data la complessità della materia trattata, che, in questo caso, diventa ancor di più difficile comprensione per i non addetti al settore, visto che è il Purgatorio ad essere l’oggetto della lettura, la cantica meno conosciuta ai più.
Le vicende che hanno come protagonista il poeta trovatore Sordello da Goito e l’ingresso nel Purgatorio di Dante e Virgilio, sono ben scandite dalla voce chiara e dal tono ritmato sulla solennità delle rime dantesche. L’interpretazione e l’intonazione non è mai monocorde, ma accompagna il ritmo e il contenuto del verso, rivelandosi all’udito gradevole ed armoniosa, contribuendo, così, a tenere viva l’attenzione del pubblico in sala. Si accentua, infatti, il tono quando si parla dell’ingresso al Purgatorio, momento solenne in cui sulla fronte del Sommo poeta vengono incise le 7 P dei peccati capitali e si addolcisce nell’incontro dei due protagonisti del viaggio con Sordello, con Currado Malaspina. A scandire le pause tra un canto e il successivo, l’attenta regia di Antonio Calenda che fa abbassare le luci concedendo qualche momento di silenzio e riflessione allo spettatore, prima della ripresa dell’ascolto. Nonostante i secoli trascorsi dall’origine dell’opera di Dante, in una location così suggestiva, grazie ad una tale interpretazione di livello altissimo, il lessico del volgare fiorentino del 1300 risulta meno ostico e incomprensibile come ci si potrebbe aspettare e il loro ascolto si rivela un’esperienza intensa e coinvolgente.
Mena Zarrelli
30 settembre 2021