Domenica, 24 Novembre 2024
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Garbatella Impro Festival: una rivoluzione politica del teatro? forse qualcosa sta germogliando

Recensione del Festival di Improvvisazione Teatrale “Garbatella Impro Festival”, andato in scena da venerdì 11 a domenica 13 settembre 2020 nel quartiere Garbatella in Roma.

 

 

È in atto qualcosa che non può essere castigato contro il muro dell’indifferenza, qualcosa che merita d’essere oggetto di ammirevole attenzione.

Cosa fa il teatro oggi?

Cos’è il teatro oggi?

Ma soprattutto: si può ancora parlare di teatro, oggi?

Probabilmente, per quest’ultima domanda le risposte valide sono, in egual misura, due.

No, almeno per ora; almeno non nei termini con i quali ci si è affezionati a parlare e fruire di teatro.

Sì, a condizione di disimpegnarsi dal suo canonico paradigma e nell’accettazione di una nuova genesi di “manufatti teatrali” che nella piena responsabilità di persistere all’imprevedibilità e all’indefinitezza degli eventi storici, mutuano forma fin tanto da demistificare, sotto alcuni aspetti, la propria originaria definizione. E sì, è esattamente questo che sta avvenendo. 

Il Garbatella Impro Festival (G.I.F.) – presentato come lavoro site specific nell’ambito urbanistico del quartiere storico di Roma di Garbatella – non soltanto scardina il ruolo dello spettatore teatrale, oggetto di una nuova ricollocazione, ma parallelamente ridefinisce il perimetro dell’esperienza teatrale stessa. Il quartiere indossa il suo più elegante abito da sera per battezzare un festival che sin dalla sua prima edizione rivela immediatamente il proprio volto caparbio e risoluto.

In un lavoro sinergico, dinamico, collettivo, il Garbatella Impro Festival ha prontamente tenuto saldo il timone e affrontato mareggiate irrequiete, che pur non ne hanno impedito una deliziosa realizzazione. Nell’ambito del rispetto delle normative anti Covid, assicurando al pubblico e agli attori un clima di garantita sicurezza, ecco dunque essersi venuto a svolgere per la prima volta il Festival G.I.F., elegantemente incastonato tra le mura di un anacronistico scorcio di Roma, un quartiere, quello della Garbatella, che non ha smarrito la propria autentica genuinità e che per questo pare quasi costituire una singolare traccia dell’originario sopravvissuta al moderno, non corrosa dai ritmi accelerati di un progresso a volte caustico, che aggredisce la bellezza delle cose semplici e denatura la verità; una scenografia ambientale, a cielo aperto, fatta di gente affacciata alle finestre, di sedie sistemate fuori al portone, di profumo di ragù cotto a fuoco lento, mentre per la strada, nelle vie, dentro le corti dei palazzi storici e nelle piazze il teatro si rifugia, allontanandosi dai luoghi chiusi che, oggi più che mai, risentono di limitazioni castranti e occlusive e riscoprendo un “fuori” fatto di persone, mutevole come le ore del giorno che tinteggiano gli angoli del posto di luci seducenti, sfumate di tramonto e vespero, e che, da venerdì 11 a domenica 13 settembre, hanno illuminato gli spettacoli di sette brillanti compagnie di improvvisazione teatrale. Risultato di un’immersivo lavoro di progettazione dell’Ass. Manallarte compiutosi proprio con la complicità del lockdown, il G.I.F. merita, infatti, d’essere a buon diritto insignito del titolo di primo festival italiano prettamente dedicato all’improvvisazione teatrale, una maratona artistica corredata di eventi, laboratori, lezioni, eventi fuori rassegna e oltre 50 spettacoli teatrali completamente improvvisati ad opera delle compagnie “Appiccicaticci”, “Astratti”, “Maia”, “Mandalica”, “SB Teatro”, “Tempo di Mezzo” e “Verbavolant”, le quali hanno abbracciato con vitale entusiasmo la proposta del festival e l’idea di quella che può, a tutti gli effetti, valutarsi come una “rivoluzione” del teatro, ancora così vivo e dirompente da rendersi duttile, manifestando con fierezza la sua originaria natura prospettica, con la quale trova il modo di proiettare ovunque rappresentazioni di se stesso pur di continuare ad esserci ed esistere.

Un teatro, allora, che non è più luogo, spazio da occupare, da abitare, ma un teatro soggetto, che abita lui stesso, che risiede nella comunità, penetrando nella sua materia rustica e popolare. Tanto le performance di quartiere, più propriamente site specific, quanto quelle organizzate presso il Teatro Garbatella, si sommano con delicatezza all’ambiente e con questo interagiscono; ne assimilano spazialità e dimensioni peculiari, si infiltrano nella storia dell’ambiente, nel suo fascino storico, che viene per questo dignitosamente rivalutato, elevato anch’esso allo statuto di attore. Diluire il festival col suo formato non convenzionale è divenuto il suo stesso carattere distintivo, un marchio fortemente preteso dagli organizzatori del G.I.F., Antonella Bozzi e Luca Bovenzi, e dal direttore artistico, Giorgio Rosa, i quali, contestualmente ai festeggiamenti per il centenario del quartiere Garbatella, hanno voluto sottolineare il richiamo dell’arte per la città, riconoscendone ed ottimizzandone le particolarità urbanistiche ed architettoniche. La scelta di ubicare un’arte effimera, indisciplinata e spontanea come l’improvvisazione teatrale nella festosa gioia del disordine collettivo e partecipato è manifestazione di una rivolta, di una scossa irriverente che urla la sua urgenza a reagire, che oggi sopratutto, dopo aver fatto esperienza di cosa voglia significare sentirsi chiusi, serrati, inibiti, afferma con vigore la propria volontà di riscatto, affrancandosi dalla staticità identitaria, artistica, spaziale e recuperando la sua congenita natura nomade. Il teatro non si ferma; se le persone non possono andare da lui, è lui a farlo, correndo per le strade, tra le case, vestendosi di poco, usando quel che c’è; votandosi ad un’essenzialità più che mai estetica ed estatica, risultato di un agire unanime e sociale.

D’altra parte, il teatro non dovrebbe essere esattamente questo?

 

 

Giuditta Masselli

21 settembre 2020

 

informazioni

Ass. Manallarte: https://www.manallarte.it/

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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