Recensione dello spettacolo La dodicesima notte, in scena al Globe Theatre di Roma dal 11 al 27 settembre 2020
La formula Globe funziona. L'intuizione di rendere fruibili a vaste platee i testi shakespeariani, senza snaturarne minimamente lo spessore e la preziosità, ma arricchendoli con allestimenti di immediata presa, continua a produrre spettacoli godibili come questa “La dodicesima notte”, in scena fino al 27 Settembre al Globe Theatre. La regista Loredana Scaramella, più degli altri colleghi che in questi anni hanno operato al teatro di Villa Borghese, ha contribuito a creare uno standard, con spettacoli di grande successo, come “Molto rumore per nulla”, “La bisbetica domata” e “Il mercante di Venezia”. Gli ingredienti si ripetono: una inesauribile creatività nel comporre le scene e nel servirsi degli strumenti tecnici, l’accentuazione dei momenti comici con copioso utilizzo della gag, il contributo del commento musicale. Anche la ricetta più gustosa, all’ennesimo assaggio, può giungere a noia. Ma, e questo è il grande merito della regista, anche stavolta non è così. Tutte le soluzioni denunciano la sua sfrenata e gioiosa inventiva.
Preponderante stavolta il ruolo delle musiche, eseguite dal fedele Quartetto William Kemp. Non più un intermezzo o un sottofondo, ma una serie di vere e proprie canzoni, composte da Mimosa Campironi e affidate alla potente voce del poliedrico Carlo Ragone, a quella armoniosa di Carlotta Proietti e al tenore Antonio Sapio. I brani, con l’utilizzo di chitarra elettrica e batteria, mescolano melodie pop e accenti rock alle sonorità rinascimentali e, assieme agli stacchi e le coreografie, fanno di questa La dodicesima notte un interessante connubio fra teatro di prosa e musical.
Si fanno notare per originalità i costumi di Susanna Proietti, che, in accordo con il pastiche allestito dalla Scaramella, mescolano abiti di gala e acconciature punk, calze e giarrettiere con pelle e borchie.
L’essenziale scenografia, dettata dal tema portante dello scorrere del tempo che scandisce il fluire della vicenda, si compone di dodici sedie, collocate lungo il quadrante di un immaginario orologio. La regista se ne serve ingegnosamente, tracciando i cambi di scena con il loro periodico spostarsi e sostituendo le uscite con il sedersi degli attori inattivi, occultati da un semplice velo.
Il lavoro della regia si arricchisce infine dell’elemento meno atteso. Le misure anti – contagio diventano difatti non un vincolo da subire, ma uno strumento da utilizzare: coreografie e movimenti di scena sono rispettosi del distanziamento, così come la posizione delle sedie; persino nella gestualità degli attori viene graziosamente inserito l’atto, così triste nella nostra quotidianità, di sanificarsi le mani.
La vicenda è quella della classica commedia sentimentale, resa frizzante dal gioco degli equivoci. Viola (Elisabetta Mandalari), naufragata sulle coste dell’immaginaria terra d’Illiria, credendo morto il fratello gemello Sebastiano, decide di travestirsi da uomo per prendere servizio, con il nome di Cesario, dal nobile del luogo, il Duca Orsino (Diego Facciotti). Questi ama non corrisposto la bella Olivia (Carlotta Proietti), gentildonna incupita dalla perdita del fratello e, di fronte ai suoi dinieghi, decide di servirsi proprio di Cesario, come messaggero del suo amore. Inevitabile che Olivia si innamori di Cesario e che Viola si innamori di Orsino. Il ritorno di Sebastiano (Giulio Benvenuti), in realtà scampato al naufragio, scioglierà ogni nodo e tutto evolverà verso il logico lieto fine. Come usuale, altre sottotrame arricchiscono il racconto:. le ambizioni del sussiegoso servo Malvolio (Federigo Ceci), punite dalle trame dell’insolente cameriera Maria (Loredana Piedimonte); gli intermezzi comici degli sfaccendati Ser Tobia (Mauro Santopietro) e Ser Andrea (Federico Tolardo); le argute chiose del matto Feste (Carlo Ragone).
La compagnia diretta da Loredana Scaramella è ormai un’orchestra affiatata di ottimi solisti. Fra tutti si pone in evidenza Elisabetta Mandalari, che riesce mirabilmente nel difficile compito impostogli dal ruolo di contemperare accenti maschili e femminili nell’espressione dell’amore, tematica peraltro portante della poetica shakespeariana. Applausi a scena aperta per Federigo Ceci, che, sostenuto dall’imponente presenza scenica, ammanta il suo Malvolio di una respingente alterigia, per poi farlo precipitare definitivamente nel ridicolo, con risultati di esilarante comicità. Surreale nel recitato, istrionico nella performance di cantante e ballerino, Carlo Ragone. Loredana Piedimonte padroneggia con impertinente verve la scena, per lunghi tratti a lei affidata. Esasperata anche nella fisicità l’interpretazione di Mauro Santopietro e Federico Tolardo, che appaiono trascinati da un personale, sovraeccitato divertimento.
“La dodicesima notte” di Loredana Scaramella in definitiva sorprende ancora. Chi, abituale frequentatore del Globe Theatre, va ad assistervi con pregiudizio, temendo di vedere il già visto, troverà uno spettacolo ancora una volta godibilissimo e nuovo entusiasmo. Perché il teatro di Shakespeare è uno scrigno dorato sempre aperto, sempre pronto a contenere ciò che vi si vorrà deporre, diventando sempre qualcosa di nuovo. Purché chi vi accede lo faccia, come la compagnia di “La dodicesima notte”, con passione, talento, rispetto, amore.
Valter Chiappa
15 settembre 2020
informazioni
La dodicesima notte (o quel che volete)
di William Shakespeare
Globe Theatre
11 ,17, 18, 23, 24, 25 Settembre ore 21.00
12, 13 , 19, 20, 26, 27 Settembre ore 18.00
Regia: Loredana Scaramella
Sebastiano: Giulio Benvenuti
Malvolio: Federigo Ceci
Orsino: Diego Facciotti
Antonio: Gabrio Gentilini
Fabian: Paolo Giangrasso
Viola: Elisabetta Mandalari
Capitano: Roberto Mantovani
Maria: Loredana Piedimonte
Olivia: Carlotta Proietti
Feste: Carlo Ragone
Ser Tobia De’Rutti: Mauro Santopietro
Valentino: Antonio Sapio
Ser Andrea Guanciamolle: Federico Tolardo
Quartetto William Kemp:
Violino: Adriano Dragotta:
Contrabbasso: Daniele Ercoli:
Batteria e percussioni: Alessandro Luccioli:
Chitarre: Daniele De Seta:
Coreografie: Laura Ruocco
Musiche: Adriano Dragotta
Canzoni originali: Mimosa Campironi
Scene: Fabiana Di Marco
Costumi: Susanna Proietti
Disegno luci: Umile Vainieri
Disegno audio: Daniele Patriarca
Aiuto regia: Francesca Visicaro
Assistente coreografo: Giulio Benvenuti
Assistenti ai costumi: Piera Mura e Giovanna Stinga
Aiuto allestimento: Sara Terzulli