Recensione della serata conclusiva del festival INDA in scena al Teatro Greco di Siracusa il 30 agosto 2020
Termina in due parti questa edizione 2020 del festival INDA, inevitabilmente segnata dalla pandemia di COVID-19. La prima è affidata al debutto mondiale della performance Il suono del mio corpo è la memoria della mia presenza, di Mircea Cantor. Un gesto artistico e creativo in grado di dialogare efficacemente con il meraviglioso scenario del Teatro Greco di Siracusa e capace di unire la contemporaneità visionaria del giovane rumeno alla classicità archetipica dell’antico.
Dopo i saluti istituzionali e la consegna a Fiammetta Borsellino del premio Custodi della bellezza e dell’Eschilo d’oro a Eva Cantarella, la cavea è riempita. Non dal pubblico bensì dagli artisti: i giovani allievi dell’Accademia del Dramma Antico si dispongono in una ordinata geometria mentre, più in alto, Denis Latisev dà inizio a una vera e propria ouverture eseguita con delle campane. E la campana è, in effetti, il perno attorno al quale ruota l’intera performance.
Le voci del coro si susseguono ora armonicamente ora in dissonanza, creando un effetto straniante che anticipa l’entrata in scena di altre due colossali campane cui manca il batacchio. Come rimediare? Sta tutto qui il segreto di quel suono del corpo a cui rimanda il titolo: un rituale elegante, violento, che attinge al passato per rivelare il presente. Peccato che, sul finale - al netto di piccoli impedimenti tecnici che vanno messi in conto e appaiono giustificabili - Cantor divenga più didascalico nel rappresentare l’attualità. E, nonostante il tentativo di appiccare il fuoco, la conclusione risulti vagamente tiepida.
La seconda parte vede schierate tre attrici alle prese con il reading di altrettanti testi, in una anticipazione ideale di quella che sarà la prossima edizione: all’eclettica Galatea Ranzi è affidata la carica polemica che caratterizza Nuvole di Aristofane, all’eccessivamente manierata Anna Della Rosa tocca provocare il pubblico con i dubbi sociali e teologici suscitati da Ifigenia in Tauride di Euripide mentre è Lucia Lavia che incanta, atterrisce e rapisce con un’eccellente resa di Baccanti sempre di Euripide.
L’edizione INDA 2020, intitolata Per voci sole, saluta così coerentemente il suo pubblico. Nella speranza che la prossima edizione possa essere goduta non solo in piena sicurezza ma anche libertà.
Cristian Pandolfino
2 settembre 2020