Recensione dello spettacolo Il borghese gentiluomo in scena al Teatro Quirino dal 18 al 30 aprile 2017
Mai testo fu così attuale come quello di Molière: “Il borghese gentiluomo” ai più potrà sembrare una farsa d’altri tempi ben lontana dalla quotidianità, ma così non è. Anche a distanza di più di 300 anni, i temi trattati dal drammaturgo francese non risultano per niente fuori moda, e questo perché Molière ha saputo comprendere profondamente la natura umana al punto da prevedere il suo essere immutevole e restare uguale a se stessa.
Ecco, quindi, che la comédie-ballet che vede protagonista Monsieur Jourdain, sembra una parodia dei nostri tempi: il ricco borghese, l’arricchito, l’arrampicatore sociale che ambisce a far parte dell’alta società non risparmia il proprio portafogli pur di acquistare col denaro quelle arti, quei valori e quei meriti che appartengono di fatto al vero animo nobile. Da questo desiderio si scatena la sferzante satira di Molière che, nelle intenzioni originarie, voleva essere che un’aspra critica a re Luigi XIV e alla sua corte che, tra i lunghi cerimoniali e la mania per l’etichetta, rispecchiava tutta l’insulsaggine e la pochezza di quell’epoca, caratteristiche che non sembrano aver abbandonato la nostra società.
Nello spettacolo messo in scena al Teatro Quirino, a far ridere di sè nei panni di Monsieur Jourdain è un brillante Emilio Solfrizzi che, dopo la tournée di ‘Sarto per signora’ di Feydeau, torna con un Molière giustamente rivisitato a cui ha saputo donare la sua personale verve comica, ricoprendo il suo ruolo in modo frizzante e particolarmente vivace. Insieme a lui, però, non si può far a meno di notare la bravura degli altri personaggi che girano intorno alla figura di Joudain, a partire da Madame Jourdain, interpretata da un’impeccabile Anita Bartolucci che sembra qui dare voce a una donna dal cipiglio moderna, che con fermezza e pugno deciso sa governare la casa e con pragmatismo cerca di far aprire gli occhi allo sciocco marito. Notevoli anche le interpretazioni dei giovani Roberto Turchetta e Viviana Altieri, rispettivamente i due innamorati Lucilla e Cleonte, che portano sul palco una ventata di aria fresca rappresentando quei princìpi sani e valori morali che si oppongono alle ambizioni di Jourdain.
Come regista, Armando Pugliese ha saputo ben scegliere il suo cast, composto da attori che, oltre ai principali, hanno saputo rubare più di una risata al pubblico in sala: divertenti i teatrini comici tra la serva Lisa Galantini e il suo innamorato Cristiano Dessì, o quelli tra i vari maestri di Jourdain, interpretati da Nico Di Crescenzo, Elisabetta Mandalari e Simone Luglio, così come un riso amaro l’hanno strappato anche Lydia Giordano e Fabrizio Contri, rispettivamente interpreti della marchesa e del conte.
In questa girandola di emozioni, in cui il regista ha saputo presentare e delineare bene i suoi personaggi, solo il finale lascia un po’ a desiderare: dopo la confusione, le danze, le beffe e la sua grande comicità, la commedia si conclude con una non chiusura che sembra voler lasciare allo spettatore l’ultima parola o l’ultimo pensiero.
Diana Della Mura
26 aprile 2017