Giovedì, 21 Novembre 2024
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Van Gogh: il rapporto con il fratello Theo e il potere curativo dell’arte

Recensione dello spettacolo Vincent Van Gogh Le lettere a Theo in scena al Teatro Brancaccino dal 13 al 23 febbraio 2020

 

Sullo sfondo del palco, l’immagine dell’Autoritratto di Van Gogh, solo una sedia e un leggio a fare da scenografia.. le musiche delicate, malinconiche, attinte dal repertorio dei classici risuonano dal flauto di Tristaino. Dall’oniricità di tale atmosfera sembra emergere da un mondo altro, remoto, Blas Roca Rey nei panni di Van Gogh. L’essenzialità della scena continua anche negli abiti sobri del regista e attore, che ha scelto di dar voce, attraverso un monologo di circa un’ora, alla parte più autentica dell’animo del pittore olandese, di fronte alla potenza del quale tutto il resto rimane in ombra..ovvero.. scompare. Il disegno luci bianco-blu-rosso alterna i cromatismi proiettandoli principalmente sul protagonista ed isolandolo dal buio in cui è sommerso.

È questa, di fatto, la metafora dell’intensa e tragica vita di Van Gogh, un’esistenza straziante, con il fuoco sacro dell’arte che brucia dentro e rimpianto nella morte dallo stesso mondo che lo rifiutò in vita. Blas Roca Rey ricorre alla testimonianza diretta dell’artista attraverso le lettere al fratello Theo: è lo stesso Van Gogh quindi a parlarci di se stesso. L’ interpretazione, intensa e partecipata, è basata non solo su una voce sostenuta, ma anche su un corpo che esprime tensione e sofferenza viscerale che raggiungono il loro apice incarnandosi in una mimica che sembra a tratti perdere il controllo divenendo gestualità sgrammaticata.  Il focus della drammaturgia si concentra sul rapporto con Theo, un rapporto viscerale che durerà tutta la vita. Theo sarà il suo sostegno morale, lo aiuterà economicamente, cerca di vendere i suoi quadri incompresi dai suoi contemporanei.

Attraverso queste epistole, scopriamo l’artista non attraverso le sue opere bensì dal suo dolore. Questo si fa  straziante per il senso di diversità che pervade Van Gogh, incapace di comunicare con gli altri esseri umani dai quali si sente oppresso per la sola presenza degli stessi. Entriamo così nella sua complessa ed intensa vita interiore fatta di pensieri, riflessioni, emozioni forti, contrastanti, laceranti che lui stesso non riesce a contenere. Sente i suoi nervi fragili, il suo stato d’irritabilità e oscilla tra momenti di depressione e momenti di euforia che si traducono in comportamenti eccentrici. Su tutto questo, il desiderio, la frenesia, la pazzia di disegnare, di dipingere, sovrasta tutto. Sente il mondo senziente con profondità, scorge nei luoghi più improbabili le proprie fonti d’ispirazione, adora il disegno dal vivo, a contatto con la natura. Pur avendo gravosi problemi economici, a tal punto da non potersi sfamare, preferisce spendere i soldi del fratello per comprare i colori e i pennelli. Attraverso la sua arte, quindi, egli evase da  un mondo a cui sentì di non appartenere, per rifugiarsi nella luminosità dei “suoi” paesaggi che raccontano i mille aspetti misteriosi della natura. La pittura ha, nel suo caso, un potere curativo, unica medicina a lenire tanta disperazione. Ma gli esperti del settore, i probabili acquirenti, sembrano indifferenti alla sua produzione artistica, gettandolo nello sconforto totale che gli costerà gesti insani come tagliarsi l’orecchio e la reclusione in ospedale psichiatrico. Considerando il valore attuale delle opere di Van Gogh, ai nostri occhi, appare ancora più struggente la realtà in cui ha vissuto e le ingiustizie che ha subito in vita, fino al fatidico suicidio.

La regia di Blas Roca Rey è percorsa per un verso dall’essenzialità delle scelte come nel caso dei costumi e della scenografia, per un altro dall’intensità dell’interpretazione che mantiene sempre un tono alto, quasi urlato in alcuni momenti. I flauti di Luciano Tristaino, insieme al variegato disegno luci, contribuiscono a creare un’atmosfera straziante ed emotivamente coinvolgente. Il pubblico in sala appare provato e intensamente partecipe.

 

Mena Zarrelli

20 febbraio 2020

 

 

Informazioni

BLAS ROCA REY in

VINCENT VAN GOGH LE LETTERE A THEO

LIBERO ADATTAMENTO DI BLAS ROCA REY

AI FLAUTI il maestro LUCIANO TRISTAINO

REGIA BLAS ROCA REY 

PRODUZIONE NUTRIMENTI TERRESTRI

BRANCACCINO, Via Merulana, 244 – 00185 Roma

Orario:

da giovedì a sabato ore 20

domenica ore 18.45

Intero: € 18,00

Mail  Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Telefono 06 80687231

Orari botteghino: martedì - venerdì h. 11.00/13.00 – 14.00/19.00

sabato h. 14.00 – 19.00 / domenica h. 14.00 – 19.00

lunedì chiuso

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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