Recensione dello spettacolo Nuoce gravemente alla salute in scena al Teatro Trastevere dall’11 al 16 febbraio 2020
La società è malsana e i mali che genera inesorabilmente ci raggiungono, ci atterrano fino a prendere il sopravvento su di noi, è a questo punto che iniziamo ad agire presi da un’inesorabile follia. Questa follia prende il controllo della nostra mente e delle nostre vite e iniziamo a comportarci verso gli altri senza realmente pensare a ciò che stiamo facendo, diventiamo degli zombi viventi nel disperato tentativo di restare a galla e cercare di sopravvivere al malessere sociale che incombe e tutto avvolge. Ecco allora che quelle ‘relazioni’ e quei ‘rapporti’ che si crede di instaurare col prossimo, si rivelano mere chimere, superficialità con cui ci si illude di lasciare negli altri un segno di sé stessi. L’essere umano odierno è destinato a sentirsi inadeguato a ricoprire qualsiasi ruolo gli imponga la società, finendo con il diventare un nulla, fatto di un assordante vuoto a rendere che non lascia spazio alla vita vera.
Così è per i personaggi di questa surreale commedia: vivono in un condominio in cui tutti conoscono tutti ma nessuno conosce veramente l’altro, a tal punto che è normale non aprire alla porta quando bussano o provare diffidenza verso chi si dimostra cortese. In questo trambusto di anime, che cercano di attirare l’attenzione le une delle altre, c’è chi è disposta a tutto per reclamare un po’ di popolarità anche a diventare la tragicomica protagonista di un talent show pur di essere vista e riconosciuta dai suoi dirimpettai.
Quello scritto e diretto da Alessandra Silipo, è uno spettacolo che si presenta come una palese e irrisoria critica alla contemporaneità che viviamo, fatta in modo molto intelligente perché coinvolge tutti gli estremismi di cui oggi siamo afflitti: la popolarità, i danni di internet e dei social media, il non sapersi relazionare con il prossimo, l’incapacità di assumersi la responsabilità dei propri fallimenti, l’infedeltà, il disinteresse, il razzismo, le ossessioni, la disattenzione verso gli altri e la disperazione di sapere di essere disconnessi perfino da sé stessi.
Ogni personaggio del condominio impersona o è afflitto da una diversa patologia da cui stenta a liberarsi perché non la sa o non la vuole riconoscere: arrivati a un punto di non ritorno, con certi mali si impara anche a convivere e proprio nel rappresentare questa rassegnazione e mal di vivere, i sei attori sul palco si dimostrano molto efficaci. Mossi dal desiderio di volersi divincolare quanto più possibile dal proprio malessere, i protagonisti hanno saputo trasmettere al pubblico l’angoscia e il disagio che li affligge in maniera ora più velata ora più evidente. Guidati da ansia e frustrazione, in cui a tratti si intravede una piccola scintilla di speranza di essere ancora in tempo a uscirne, ognuno di loro porta all’attenzione dello spettatore un aspetto della moderna società e dell’essere umano stesso che forse ancora non era stato sufficientemente sottolineato: lo spettatore si ritrova, quindi, come coinvolto in una sorta di catarsi rivedendo sul palco i propri mali ed esce dal teatro più consapevole di sé.
Indubbiamente il testo di Alessandra Silipo dà molto spazio alla riflessione e il modo in cui la regista ha diretto l’azione, indica l’intenzione di creare una sorta di caos sul palco che rifletta sia il caos interiore più o meno velato che ciascuno di noi serba in sé stesso, sia quello sociale in cui ci ritroviamo a vivere ogni giorno. E chissà che, per guarire da tutti questi malesseri, non serva davvero un medico che prescriva a tutti la giusta cura per ritrovare sé stessi e stare nuovamente bene.
Diana Della Mura
16 febbraio 2020
Informazioni
Scritto e diretto da Alessandra Silipo
Cast: Simone Balletti, Sara Poledrelli, Bianca Mei, Alessandra Silipo, Antilena Nicolizas, Luigi Budel
Aiuto Regia e costumi Francesca Grusvaldi
Musiche Samuel Desideri
Disegno Luci Luca Pastore