Recensione dello spettacolo La rottamazione di un italiano perbene in scena al Teatro Sala Umberto dal 26 dicembre 2019 al 19 gennaio 2020
Come si rottama un italiano perbene? Una volta era Shakespeare a porre un interrogativo decisamente complesso, mentre oggi è Carlo Buccirosso a rievocare il bardo, attualizzandone il contenuto e prendendo spunto dalla sua opera più popolare domanda: ‘Rottamare o non rottamare?’. Questo è il quesito che si pone il protagonista della nuova pièce teatrale scritta, diretta e interpretata dall’artista partenopeo che tira in ballo sul palcoscenico uno spinoso problema che sempre di più attanaglia la nostra società: la crisi economica.
Prendendo spunto anche dall’esperienza personale oltre che da fatti di cronaca recente, Buccirosso rielabora un testo che aveva scritto già dieci anni fa rimaneggiandolo in modo da renderlo ancora più veritiero e realistico, al punto che lo spettatore riesce a rispecchiarsi e a comprendere appieno le ragioni e lo stato d’animo del protagonista Alberto, ristoratore sull’orlo del fallimento, che da quattro anni si ritrova a combattere la sua personale battaglia contro cartelle esattoriali di ogni genere e consistenza. Tale lotta si acuisce maggiormente quando l’ambasciatrice delle cartelle esattoriali è la suocera, dipendente dell’Agenzia delle Entrate, a causa della quale Alberto finisce a letto con un forte esaurimento nervoso. Non avendo più la forza di sopportare e gestire la drammatica situazione, resterà irrimediabilmente posseduto da terribili pensieri di morte tra farla finita con la propria vita o con quella della suocera.
Nonostante il tema di forte impatto, Buccirosso dimostra ancora una volta la propria professionalità affrontando argomenti scottanti con grande ilarità e col sorriso sulle labbra. Fondamentalmente la storia che presenta sul palco del Sala Umberto ha una matrice ampiamente drammatica, perché mette in scena una situazione che hanno vissuto e potrebbero vivere molte aziende e famiglie italiane in questo momento storico di grande oppressione fiscale. La grave condizione economica di Alberto si ritorce inevitabilmente su ogni componente della famiglia che, però, dimostra di restare unita e di sapersi sacrificare quando necessario per non permettere al denaro di distruggere l’affetto che lega tutti. Lo spettatore assiste così a una realistica trasposizione dell’attuale condizione sociale italiana: sebbene il testo sia divertente, scritto con arguzia e spirito e condito dalla tipica ironia e dalla veracità napoletana di Buccirosso, ha un forte retrogusto amaro perché vuole far riflettere sull’assenza dello Stato in queste e altre situazioni drammatiche ormai all’ordine del giorno.
Quella che la compagnia fa sul palco del teatro romano è una denuncia corale, e la coralità è una delle principali caratteristiche che contraddistingue questi attori: seppure in scena, infatti, Buccirosso non si rivela mai avido di applausi e non riduce mai le sue opere a un mero ‘one man show’ ma diventa protagonista insieme agli altri protagonisti. Nessuno in scena ricopre un ruolo marginale perché tutti i personaggi sono essenziali all’economia della commedia come gli ingranaggi di un orologio: ogni battuta chiama l’altra in una concatenazione di voci e di anime coinvolte in un ritmo incalzante che tiene il pubblico sveglio e incollato alla poltrona per vedere come Alberto riuscirà a riscattarsi nonostante tutto.
Irriverente, irrimediabilmente paradossale e brillante soprattutto quando Alberto minaccia di “fare causa allo Stato per istigazione al suicidio” asserendo che ha “legalizzato l’eutanasia per mettersi a posto con la coscienza”, lo spettacolo si rivela vincente non solo per la bravura di tutti gli attori in scena ma anche per le scenografie di Gilda Cerullo e Renato Lori, che aiutano a capire ancora di più il contesto in cui si muovono i personaggi e a immedesimarsi con loro.
Chiaro si dimostra, quindi, il pensiero di Buccirosso riguardo al ruolo dello Stato italiano oggi e, a questo proposito, un quesito si erge sopra gli altri: “Che sia più nobile scendere a compromessi con lo Stato o impugnare le armi contro di esso?”. A voi l’ardua risposta.
Diana Della Mura
17 gennaio 2020
informazioni
scritto e diretto da Carlo Buccirosso
Carlo Buccirosso il contribuente
Donatella De Felice la moglie
Elvira Zingone la figlia
Giordano Bassetti il figlio
Fiorella Zullo la cognata
Gennaro Silvestro il cognato
Peppe Miale il sacerdote
Matteo Tugnoli il filippino
Davide Marotta il postino
Tilde De Spirito la suocera
in ordine di entrata
scene Gilda Cerullo e Renato Lori
costumi Zaira de Vincentiis
musiche Paolo Petrella
disegno luci Francesco Adinolfi
assistente alla regia Fabrizio Miano
foto Gilda Valenza
produzione esecutiva A.G. Spettacoli
amministrazione Dora De Martino
organizzazione Alessandro Alfieri e Geppi Liguoro
produzione Ente Teatro Cronaca Vesuvioteatro
Produzione di Ente Teatro Cronaca Vesuvioteatro | produzione esecutiva A.G. Spettacoli