Recensione dello Spettacolo KOTEKINO RIFF in scena a Spin Off 13-14 dicembre 2019
“Questo è uno spettacolo brutto” è l’avvertimento anonimo del profilo fake che apre la scena di kotekino Riff. Il sardonico Andrea Cosentino, camuffato da Pulcinella, rassicura gli spettatori con la promessa della sua stessa morte e la fine certa del suo brutto spettacolo. Sin da subito Cosentino provoca il suo pubblico che reagisce celere con grasse risate. Saranno molte, senza tregua ma non ghigni di reciproca complicità, risate aperte scatenate dal gioco disorientante e intenzionalmente demenziale. Nessun testo, nessuna trama. Poche, immediate e secche parole compongono duetti e dialoghi tra pupazzi e oggetti, alcuni eloquenti altri bizzarri; poi assoli, caricature derisorie, sketch irriverenti che demoliscono impalcature intellettuali e deridono la reciprocità didascalica del teatro. Sebbene sia un tratto di stile l’assenza di testo, una drammaturgia della scena è tangibile nel fitto dialogo tra le musiche dal vivo di Marco Colonna e la gestualità clownesca di Andrea Cosentino.
Esasperando e schernendo la comunicazione contemporanea Kotekino Riff, già il titolo no sense insinua l’intento, mette in discussione il valore e il funzionamento del teatro borghese.
Quanto e come è mutata la fruizione in seguito a logiche commerciali e convenienze sociali? Cosentino destruttura la matrice rituale della scena, scompone l’atto teatrale in frammenti incongruenti, sovrapponendoli a ritmo sincopato. Se da un lato mette in scena il suo manifesto sul teatro marginale, dall’altro – ridicolizzando la dialettica tra sacro e profano e biasimando la relazione tra messinscena e spettatore – stimola un tipo di fruizione anticonformista. Come un perfido e moderno burattinaio Cosentino abita la scena quasi in modo complementare, rovescia ruoli e confini; mescola con equilibrio dentro e fuori, alto e basso. Forse, lasciando andare quel tanto di superbia sufficiente a irrigidire qualche spettatore. È certo, non possono esservi mezze misure: Kotekino Riff si ama o si odia. Cosentino stimola un confronto popolare, importuna la memoria esperienziale, vuole restituire al teatro la dimensione politica, sociale e disturbante. Il teatro deve porre domande e non offrire risposte… e le domande giungono nel finale che muta drasticamente registro. La scena si fa tenebrosa e la voce metallica di un inquietante accattone grava: L’arte è accattonaggio? L’accattonaggio è una forma d’arte? L’arte è morta? L’arte è viva e noi siamo morti?
Cosa rimane del teatro? Almeno, il titolo! ironizza Andrea Cosentino nel preambolo dello spettacolo. Senza dubbio, Kotekino Riff è indimenticabile…
Caterina Matera
16 dicembre 2019
Informazioni
KOTEKINO RIFF
di e con Andrea Cosentino
clarinettista e polistrumentista Marco Colonna