Domenica, 24 Novembre 2024
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Giorgina Pi torna in scena a Trend con Box Clever: la ferocia di Monsay Whitney

Recensione dello Spettacolo Box Clever in scena al Teatro Belli dal 5 al 6 novembre 2019 – Trend nuove frontiere della scena britannica XVIII edizione a cura di Rodolfo di Giammarco

 

Dopo lo spettacolo Not not not not not enough oxygen di Caryl Churchill in scena nella passata edizione Giorgina Pi torna a Trend con Box Clever. Se già la preziosa connessione con la drammaturgia della Churchill aveva rivelato il suo valore artistico, con il feroce dramma di Monsay Whitney Giorgina Pi dà ulteriore prova dell’ampiezza delle sue doti registiche. Come accade per i più abili artisti la sua pregiata regia non sovrasta, si dirada e s’insinua come uno scaltro prestigiatore.

Oltre ad avere tra le mani un testo eccezionale Giorgina Pi dirige la strepitosa Gaia Insenga.

Marnie è una giovane donna con un passato turbolento scandito da uomini disonesti per lo più ex-detenuti, droghe e fallite riabilitazioni. Marnie è pazza e non nel senso buono, dice tante parolacce.

Vorrebbe partire, lasciare Londra. Eppure, è intrappolata lì nel sud della città dove il Tamigi esonda, dove si trovano cliniche psichiatriche e prigioni, dove si stipano scandalo e negazione. Lì vivono i reietti… Si riconosco gli occhi di uno che viene dal sud di Londra.

Marnie vive in una casa rifugio, ha una figlia che abita al sicuro con la nonna e che presto sarà forzatamente trasferita al sud. I servizi sociali esigono che i figli vivano con le madri. Ma non importa a nessuno dei topi che scorrazzano liberi nell’alloggio, delle condizioni igienico-sanitarie, dei mostri nascosti tra le mura di quel luogo ufficialmente sicuro, delle violenze perpetrate sui minori.

Gaia Insenga è già in scena mentre gli spettatori prendono posto: minuta, sguardo ferino, consuma a passo svelto la scena nuda. A sua disposizione una sedia e un proiettore a vista. Siamo a Londra, è tangibile. La fisicità della Insenga, avvolta in abiti sciatti, propaga un’atmosfera tetra e cavernosa. Marnie tira su il cappuccio della felpa e inizia a narrare; poi a dialogare con i conoscenti, gli ex, i tutor e gli assistenti sociali. Con un gesto disinvolto e spesso sprezzante la protagonista attiva il proiettore. Scorrono brevi video. Giganteschi volti sovrastano l’ombra di Marnie che riflettendosi sul fondo al cospetto di quelli si fa sempre più sottile. Ciò nonostante, Marnie resiste. Eccola incalzante sputare parole feroci con sfregiante onestà, affilare la lingua con caustico sarcasmo. Rabbiosa e traballante ma intensa, tenace ma sola. Borderline.

Gaia Insenga è straordinaria, una miccia incendiaria sempre sul punto di lacerare la scena. Il ritmo, cadenzato inoltre dall’affilato disegno luci (curato da Andrea Gallo), è febbricitante per tutta la prima parte del monologo fino a quando l’inattesa variazione registica, realizzata ad arte, insinua divergente densità nella performance, riservando un’imprevedibile evoluzione allo spettatore. Marnie adesso è sdoppiata, spezzata. Gaia Insenga è bravissima nella metamorfosi, cede nuovo spessore al suo personaggio.   

Il congegno chiamato casa rifugio è in realtà un abisso istituzionalizzato, un non-luogo in cui sono legittimati abusi e omertà. Quando Marnie, pur facendo tutto il possibile, non potrà proteggere la figlia piomberà in un più funesto baratro. Ora, sua figlia ha gli occhi di una che viene dal sud di Londra. Questo è il lascito degli emarginati: future emarginazioni. Box Clever è un intricata e legalizzata prigionia. È impossibile risalire in superficie. Giorgina Pi coglie intrinsecamente l’essenza dell’opera e realizza a sua volta un dispositivo stratificato: congiunge l’interno con l’esterno, intesse piano temporale, larghezza e profondità; stringe meticolosamente l’asse orizzontale al più simbolico verticale senza mai eccedere.

Monsay Whitney ha sfidato moralismo e istituzioni a colpi di salace black humor. Box Clever è un dramma arguto, sfrontato e magnifico.

 

Caterina Matera

7 novembre 2019

 

informazioni

foto by Francesca Cutropia e Paolo Roberto Santo

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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