Recensione dello spettacolo CIARA in scena al Teatro Belli dal 17 al 19 ottobre 2019. Trend nuove frontiere della scena britannica XVIII edizione a cura di Rodolfo di Giammarco
Nuovamente Trend, nuovamente un fiume di tumulti individuali, evasioni, disfacimenti, emarginazioni, criminalità e rovine sociali. La XVIII edizione porta in scena al Teatro Belli “per una forse significativa specularità di numeri” diciotto spettacoli e ugualmente diciotto sono le nuove produzioni annunciate dal Royal Court Theatre di Londra tra settembre 2019 e agosto 2020. Il cospicuo calendario propone preziose scritture di autori d’oltremanica, alcuni già noti al pubblico italiano, affidati a eccellenti registi e curatori nostrani.
Per la serata d’apertura, siamo stati travolti da Ciara di Harrower un reading a cura del già noto Valter Malosti. Eh sì, appunto! Appunto perché è assodata la sensibilità artistica e la perizia del regista. È certo, ripercorrendo la sua ricca e brillante produzione, che Malosti abbia saputo cogliere pienamente l’universo femminile. Inevitabilmente, sopraggiunge un ricordo…Corsia degli Incurabili interpretato da una straordinaria Federica Fracassi. Questa sera una donna è ancora una volta protagonista. Roberta Caronia è strepitosa nei panni di Ciara. Del resto, la sintonia con l’attrice era già stata sancita con Ifigenia in Cardiff di Gary Owen con cui la Caronia vinse il Premio Virginia Reiter nel 2017.
Ciara possiede una galleria d’arte, l’ha fortemente voluta questa attività tutta sua. Il marito Bryan, “socio d’affari” del padre, ha ereditato l’impero criminale del suocero. Mentre Ciara cerca di sollevare la reputazione della galleria il suo mondo inizia a frammentarsi. La osserviamo: postura autoritaria, occhi feroci. Ancora non abbiam chiaro cosa custodisca dentro di sé ma il suo corpo, lo percepiamo, è incandescente. Ed ecco che arriva la piena… il ritmo cresce, l’impeto è irrefrenabile. Riconosciamo rabbia e frustrazione, giacché il suo intento di civilizzazione è sempre più un miraggio. Arte e criminalità sono i cardini della sua vita. Lei, l’esteta, è figlia di un rinomato boss mafioso e sposata con un uomo mediocre. Ciara non rinuncia all’arte, non rinuncia a “la gigantessa”.
L’opera, raffigurazione di una donna immensa che dorme distesa su un fianco sullo sfondo di Glasgow, prende forma nella pittura dal vivo di Giancarlo Savino che realizza il dipinto in scena. Lì sul fondo del palco il pittore e la sua tela dispiegano una prospettiva trasversale, astratta, intima. La verticale obliqua è suggellata da Ciara che freme nell’angolo del proscenio munita di leggio e di un calice colmo di vino. Ribolle e noi con lei. Il suo corpo fiero e palpitante implode. È impossibile distogliere sguardo e attenzione dall’attrice, nonostante l’impegnativa ora di monologo. Roberta Caronia è magnetica. Vogliamo sapere tutto, conoscere la sua storia. Vogliamo scoprire cosa c’è dietro l’ambiguo rapporto tra la protagonista e l’artista che espone nella sua galleria. Sapere non basta, vogliamo vedere e vediamo. Roberta Caronia è in connessione profonda con la drammaturgia.
Le sfumature vocali, le inflessioni dialettali, l’intensità mimica dell’attrice si fondono minuziosamente alla pregiata scrittura di Harrower consentendo evoluzioni immaginifiche, materializzando luoghi e vicende al pari di un brillante montaggio cinematografico. Vediamo tutti i suoi uomini: il padre, Bryan, il fratello maggiore, il viscido malavitoso coinvolto insieme al marito in un fatale conflitto mafioso; vediamo il pub nel quale il padre andava spesso a pranzare; la città, il suo fiume, il suo sotterraneo business criminale. E sentiamo: proviamo panico per un’overdose; assaporiamo l’amore marcio, corrotto. Ciara rifiuta quest’eredità, rifiuta le sue mani e i suoi occhi porzioni concrete di corpo, prove tangibili che urlano e sanciscono l’ineluttabile legame di sangue. Tutto diventa reale, prossimo e amaramente universale. L’opera di Harrower è densa, interminabile; cela tracce, sintomi, pulsioni che rivela con furore in un’intricata sovrapposizione. Valter Malosti cura con estremo equilibrio il reading destinando a Roberta Caronia il dominio della scena. Lei sola, nessun disegno sonoro o luci (ad eccezione di qualche riuscita cesura) è necessario. Caronia riesce a sdoppiarsi, aprirsi e mostrare allo spettatore tutti gli “strati” interiori di Ciara.
Caterina Matera
21 ottobre 2019
Informazioni
CIARA [KI-RA]
DI DAVID HARROWER
traduzione Monica Capuani
con Roberta Caronia
azioni pittoriche Giancarlo Savino
collaborazione artistica Elena Serra
reading a cura di Valter Malosti
produzione TPE - Teatro Piemonte Europa