Recensione dello spettacolo Il silenzio grande in scena al Teatro Quirino dal 15 al 27 ottobre 2019
È una strana cosa il silenzio. Uno strumento di comunicazione unico a differenza di tutti gli altri mezzi di comunicazione messi a disposizione dell’uomo. Unico perché naturale, ontologico nell’essere umano, non ci si serve di un oggetto, di un dispositivo elettronico o telegrafico o di un calamaio per dire qualcosa a qualcuno.
Nel silenzio si dicono tante cose. Ma nessuno è in grado di comprendere quest’idioma alla portata di tutti.
Esistono tante forme di silenzio: alcuni sono tanti silenzi piccoli che, col passare del tempo, diventano silenzi grandi.
È quanto accade nella famiglia Primic nello spettacolo di Maurizio De Giovanni e diretto da Alessandro Gassmann.
Valerio (Massimiliano Gallo) è uno scrittore di successo, con tre Premi Strega alle spalle. Ai suoi due figli Massimiliano (Jacopo Sorbini) e Adele (Paola Senatore) e alla moglie Rose (Stefania Rocca) non ha mai fatto mancare nulla. Vivono negli agi in una bella casa, stimati e conosciuti da tutti con porte che si aprono ovunque. Eppure da un po’ di tempo la famiglia di Valerio reclama qualcosa: la presenza di un padre e di un marito. Valerio ha il famigerato “blocco dello scrittore”, se ne sta tutto il tempo chiuso nella sua stanza – che ha tutta l’aria di essere una biblioteca arredata con scaffali in legno colmi di libri, una scrivania in legno anche quella, un divano e un attrezzo da ginnastica posto al centro della stanza – con una bellissima vista sul golfo di Napoli in attesa che la sua testa partorisca un altro dei suoi capolavori che scali la vetta delle classifiche. Mentre è concentrato a scrivere, col sottofondo della radio, non s’accorge di quanto il mondo e la sua famiglia siano cambiati là fuori. Prova a scuoterlo Bettina (Monica Nappo), fedele cameriera da una vita, sempre pronta a toglier polvere tra i volumi nella stanza/studio del padrone. Ma Bettina non fa solo quello, tra una chiacchiera e l’altra col suo datore di lavoro origlia anche dietro la porta della stanza. Scopre così che l’economia in casa non va più bene – lei non percepisce più lo stipendio da due anni –, che sono sull’orlo del fallimento e che la signora Rose è intenzionata a vendere la casa.
E non è tutto. Massimiliano ha confidato al padre di essere gay e Adele è incinta di un uomo sposato. Queste sono solo le premesse di uno spettacolo, una lunga storia della durata di due ore, dai risvolti più che sorprendenti, intinti di comicità e anche di mistero quale uno scrittore di gialli come De Giovanni poteva architettare.
Ma se la storia si concentra tutta in due scene, ciò non vuol dire che il testo così come è strutturato possa tediare. Tutto si svolge nella stanza di Valerio Primic: nel primo tempo c’è questo scambio di battute tra moglie e marito, figli e padre, cameriera e padrone che descrive quello che è lo scenario drammatico, ma anche grottesco e comico, della situazione famigliare: non c’è più un soldo da quando Valerio non scrive più, il suo “silenzio” ha fatto sì che i figli imboccassero altre strade da quelle desiderate per loro e Valerio si chiede – con l’aiuto di Bettina – dov’è che ha sbagliato. Nel secondo tempo la stanza di Valerio è vuota: ci sono solo gli scatoloni imballati del trasloco, tutti i libri sono spariti così come il tappeto dove sedeva sempre Adele, e a far da arredo è rimasta solo la radio. E la polvere. È tempo di fare i conti con i tanti anni di silenzio tra le mura di quella stanza, con la figura di un padre e di un marito che c’era ma che era assente, è tempo di affrontare una felicità perduta così come quella che era ancora da vivere ma che è stata fatta scivolare nei cartoni del trasloco senza mai chiedersi perché.
L’interpretazione magistrale di tutti gli attori rende questo spettacolo una rappresentazione fuori dal comune e mai vista prima d’ora. Al calar del sipario si resta affascinati e catturati dalla storia con un finale che lascia del tutto impreparati. Il gradimento del pubblico è altissimo e anche gli attori sembrano uscirne provati. La bravura della Nappo è risaputa, come anche nota è quella di Massimiliano Gallo (lo scambio di battute tra i due poi è esilarante), nondimeno è l’interpretazione della Rocca (che, a parer di chi scrive, a teatro rende molto di più rispetto al piccolo schermo) e i due giovanissimi Sorbini e Senatore che si sono mostrati all’altezza di tre grandi nomi sul palcoscenico.
Il silenzio grande non è solo uno spettacolo che fa riflettere, nella sua semplicità, ma la prima commedia teatrale di De Giovanni provoca uno spiazzamento generale, una volta constatata la bravura degli attori non fa solo ridere ma lascia senza fiato oltre che senza parole.
Perché è di questo che si nutre il silenzio, di parole mai dette.
Costanza Carla Iannacone
18 ottobre 2019
Informazioni
IL SILENZIO GRANDE
di Maurizio De Giovanni
con Massimiliano Gallo, Stefania Rocca, Monica Nappo,
Paola Senatore, Jacopo Sorbini
diretto da Alessandro Gassmann
regista assistente Emanuele Maria Basso
scene Gianluca Amodio
costumi Mariano Tufano
light designer Marco Palmieri
suono Paolo Cillerai
elaborazioni video Marco Schiavoni
musiche originali Pivio & Aldo De Scalzi
fotografia Manuela Giusto