Recensione dello spettacolo Allenarsi a Levarsi in scena al Teatro Trastevere il 22 maggio 2019
Il Festival Inventaria, festa del teatro off interamente autofinanziato e organizzato dalla compagnia DoveComeQuando, è giunto alla sua IX edizione. Dal 21 maggio al 16 giugno ben ventinove compagnie si esibiranno in cinque Teatri della Capitale – Teatro Argot Studio, Teatro Trastevere, Carrozzerie n.o.t., Teatrosophia e Studio Uno.
La seconda serata ha visto protagonista Giuseppe Mortelliti al Teatro Trastevere.
La scenografia, curata da Simone Martino, attira immediatamente l’attenzione degli spettatori. Alcune canne di bambù di varie altezze compongono una palafitta, umile dimora e luogo dell’agognata ascensione, delimitata da un fondino che rivelerà in seguito un teatrino dei burattini. Mortelliti nei panni di un più “occidentale samurai”, pervaso da un forte senso di insoddisfazione, chiede al suo maestro come fare a conquistare la leggerezza. Inizia il suo percorso ascetico, inizia ad Allenarsi a Levarsi. Sceglie di farlo insieme al pubblico con interazioni dirette, rivelando ottime doti d’improvvisazione. Levarsi gli affetti primo obiettivo tra tutti: famiglia e amici. Levarsi lo zio e la sua ossessione per la corsa campestre con le anguille. Tra il serio e il faceto riviviamo frammenti di adolescenza colmi di vincoli e aspettative. Levarsi gli amanti, la fede religiosa, la magia, il sesso, la cucina fusion, i lauti pasti radical chic, il vino ricercato, gli animali domestici. Quei “gatti amuchinati” imprigionati nelle nostre case. Levarsi per giunta gli immigrati. L’amaro e fine riferimento a Riace non può esser omesso. Levarsi tutti gli averi, gli oggetti e i ricordi. È un percorso a ostacoli tra le canne di bambù con cui l’attore interagisce modificando la disposizione per ricreare una stella con un gioco di fili luminosi. Mortelliti instancabile, considerando forse più di un’ora di monologo a pieno ritmo, da prova di essere un valido attore. Allenarsi A Levarsi è uno spettacolo notevole, tuttavia non privo di qualche pecca. Quasi certamente, se fosse snellito il canovaccio e valutato un finale meno diluito, potrebbe vantare maggiormente unicità e valore. La performance di Giuseppe Mortelliti è enormemente corporea, vigorosa, irrefrenabile in perfetto accordo con l’esemplare disegno luci e con l’interessante testo in rima – di cui Mortelliti è inoltre autore. Il passato non è niente, il presente solo gente. Una filastrocca ricca di giochi di parole aguzzi, versi straripanti, densi di affilato sarcasmo capace di celebrare attimi di autoironia condivisa.
Scorrono burattini di origami e mudra, pupazzi e cappelli, mescolanze di simboli occidentali e orientali. Scorgiamo idee, esperienze e passioni. Le stesse di tutti, le stesse che ci rendono ridicoli e desideriamo celare. La platea ride tanto, ride forte. Allenarsi A Levarsi è l’impresa del nuovo millennio? Cosa siamo senza le cose a cui siamo legati? Cosa c’è oltre?
Forse, si corre il rischio di annullare l’Es e il Super-Io fino a Levarsi – persino – le stelle?
Caterina Matera
25 maggio 2019
Informazioni
Allenarsi a levarsi
di e con Giuseppe Mortelliti
scenografia Simone Martino
musiche Francesco Leineri