Recensione dello spettacolo teatrale: Mi piace. Con Gabriele Cirilli. Di Cirilli, De Luca, Ganzerli, Giugliarelli, Tagliento. Con Umberto Noto. Regia di Claudio Insegno. In scena al Teatro Sala Umberto dal 21 maggio 2019 al 26 maggio 2019.
Gli eccessi della tecnologia distorcono la realtà facendoci smarrire il senso dell’autentico sentire e ci costringono a inseguire obiettivi virtuali illudendoci che un Like, ovvero Mi piace, sulla nostra pagina Facebook sia il riflesso di un interesse reale o di un amico in più. Che attualità sterile, la nostra, dove anche la parola pronunciata per esprimere e dichiarare amore viene depauperata e sostituita da messaggi scritti abbreviati, quasi avessimo perduto anche il coraggio di manifestare i nostri sentimenti. La parola “mi piace”, ci fa osservare Gabriele Cirilli, ricorre, anche implicitamente, molto frequentemente nel nostro linguaggio quotidiano, ed è opportuno averne cura, valorizzando le esperienze davvero nutrienti, scindendola da un anonimo “mi piace” di massa che nulla racconta di noi.
La proposta comica di Cirilli si muove per opposti, inperniata attorno al raffronto tra il come eravamo e come siamo stati costretti a diventare, esasperando fino al paradosso l’asetticità dei tempi attuali, contrapposti ad un “prima” in cui eravamo ingenui, forse più goffi ma decisamente più veri. Ciò che viene denunciato dal comico abruzzese, con alternanza di comicità e momenti intimi, quasi sussurrati, sembra essere la mancanza di confini e moderazione che caratterizza il nostro presente. Tale smarrimento del senso del limite ha come paradigma l’uso smodato del cellulare, ormai divenuto un prolungamento del nostro corpo: tutti usano il cellulare, e nei bus il vero motivo per cui è vietato parlare al conducente è per non disturbarlo mentre è al telefono. Sarebbe opportuno, quindi, fermarsi e ritrovare il senso delle proprie radici, che lo stesso Cirilli insegue nella sua Sulmona, alla ricerca di se stesso e quindi del suo passato, di quei momenti e persone che hanno resistito alla tentazione della modernità. È bello allora ritrovare quei posti, teatri dei primi tardivi baci, o riascoltare i pettegolezzi delle donne, talmente accanite nella loro “attività” da pretendere di essere a loro volta oggetto di pettegolezzo. Qui il tempo si è fermato: l’era dell’uomo depilato e pieno di tatuaggi (che invecchiano insieme a lui) non è arrivata, ed esistono ancora le serenate con le donne che si affacciano dai balconi per lanciare al proprio innamorato dei fiori...con tutto il vaso. È vitale quindi salvare noi stessi dalla velocità del presente, ritornando ad apprezzare la poesia dentro le piccole cose, come ci invita a fare Cirilli, orgoglioso dei suoi cinqantadue anni perchè hanno permesso al comico di assaporare l’immortalità del passato, di vedere Nino Castelnuovo saltare la staccionata, di incantarsi di fronte al mare o ad un fiore.
Lo spettacolo è colorato di diversi momenti - ben armonizzati dal regista Claudio Insegno - che pur ruotando attorno ad un’asse prevalentemente comica, si tingono di spunti intimi, riflessivi e canori, dove emerge la grande duttilità artistica dell’attore, perfettamente a proprio agio anche con il verso cantato. Decisamente apprezzate e registicamente ben dosate le delicate incursioni di Umberto Noto, con il quale Cirilli duetta in un’alternanza di canzoni e comicità. Elegante la trovata di trattare le diverse tematiche simulando un’operazione di backup al proprio cellulare che, visualizzando a più riprese le foto da salvare, offre al comico lo spunto di argomentare sui temi suggeriti dalle stesse. Tali frames immortalano i diversi momenti della vita del comico, prevalentemente comuni e semplici perchè sono proprio quelli i depositari della vera bellezza. Pur mantenendo una inevitabile e necessaria intelaiatura comune, atta a rendere riconoscibile lo stile personale di Gabriele Cirilli, è parsa evidente, e per questo apprezzabile, l’intenzione di differenziarsi dallo spettacolo della stagione precedente, allestendo una rappresentazione altra rispetto a “Tale e quale a me”. Tuttavia, in alcuni momenti si è avvertita la mancanza di un cambio di ritmo per uno spettacolo che, seppur gradevole e ben curato, è risultato incanalato all’interno di un registro espressivo - recitativo troppo prevedibile e lineare, privo di quella scintilla comica con la quale decollare.
Il divertimento costante del pubblico e il tutto esaurito del teatro testimoniano la buona fattura dello spettacolo che ha trovato il suo momento migliore nella riproposizione di alcuni spezzoni del programma televisivo: “Tale e quale show”, dove il comico diede vita ad esileranti e riuscitissime impersonificazioni di artisti famosi.
Simone Marcari
24 maggio 2019