Reportage della Rassegna di corti teatrali Autocorso 2019, andato in scena nella Sala Maggiore dell’Accademia d’Arte Drammatica Cassiopea, lo scorso 13 aprile 2019
Circa 10 giorni fa, sono stato contattato da un amico di vecchia data (si dice il peccato non il peccatore) che mi ha proposto, in quanto redattore (che entra ed esce dalla redazione) de La Platea (non sono lunatico, è che semplicemente non sono sempre nella Capitale) di far parte della giuria di una serata di corti teatrali. Era da un po’ che volevo tornare a Teatro come giornalista e mi son detto (e gli ho detto) “E vada, si può fare”. E così, sabato 13 aprile alle ore 20 (o giù di lì) è iniziata, all’Accademia Cassiopea di Roma, questa nuova avventura che più o meno professionalmente mi accingo a raccontare.
Una serata unica in quanto è stata anche una gran bella occasione per vedere, credo per la prima volta da che l’Uomo inventò la ruota, La Platea (rappresentata dal sottoscritto nel ruolo di giurato) e Teatro e Critica (rappresentata dal presidente di giuria Andrea Pocosgnich) cooperare costruttivamente fianco a fianco, con ottimi risultati, al giudizio obiettivo di ben 14 corti teatrali. A ribadire ancora una volta che se mai qualcuno negli ultimi anni ha parlato di rivalità, come nel clamoroso caso Beatles vs Rolling Stones, questa rivalità non c’è mai stata.
Ma tornando a noi. A voler citare le parole del suo ideatore Jacques Lecoq, l'Autocorso, giunto alla sua 15a edizione, è ”un'occasione autonoma di confronto, da svolgersi parallelamente all'attività scolastica, in cui gli allievi attori lavorano a piccoli gruppi, senza l'aiuto dei maestri, allo svolgimento di un tema proposto, da presentare alla data indicata davanti a tutta la scuola riunita”.
A conti fatti ci troviamo davanti a un gran bel gioco che, in quanto tale, ha delle regole ben precise che prevedono anche delle penalità ma sopratutto la lealtà verso tutti gli altri partecipanti. Una rara occasione nel panorama teatrale e accademico romano che permette a degli studenti di mettersi davvero in gioco, affidandosi unicamente alle proprie capacità e agli strumenti acquisiti con tanto di giudizio tecnico esterno, certificato e garantito.
Al progetto vincitore viene offerto un sostegno produttivo da parte dell’Accademia, per consentire ai partecipanti di sviluppare il lavoro e presentarlo al pubblico, a rassegne e a festival sotto l’egida di Cassiopea.
Senza perdersi troppo in dietrologie, dei 14 corti in gara solo 3 hanno infranto una o più regole di gioco, il che ha pregiudicato l’ammissione alla fase finale. I rimanenti 11 hanno in piccola parte stupito, in gran parte lasciato - se non indifferenti - per lo meno interdetti perché spesso le buone idee di partenza non hanno poi trovato il giusto sviluppo; in alcuni casi perché si è persa la strada intrapresa inizialmente in luogo di pericolose tangenti (col rischio di andare fuori tema), in altri perché nonostante ci fossero tutte le buone premesse del caso, la struttura su cui reggeva il prodotto finale si rivelava debole. Ovviamente va da sé che, essendo studenti, ben venga Fare, Sbagliare, Imparare.
Durante la pausa, alla presenza della direttrice e fondatrice dell'associazione culturale Cassiopea Tenerezza Fattore, la giuria (composta da Andrea Pocosgnich, Alfonso Bergamo, Fabio Montemurro, Angela Chiara De Lisa, Alessia Cristofanilli e Rosa Maria Sutera) ha effettuato uno scrutinio durante il quale, in un confronto aperto, si sono decisi i finalisti da mandare al voto del pubblico in sala e si sono assegnate le menzioni speciali:
I corpi dell'arma (II anno) scritto da Giulia Carrara (Miglior drammaturgia), diretto da Martina Tirone (Miglior Regia) e interpretato da Nicolò Ayroldi e Robert Terciu (Miglior attore)
DOG -MA (II anno) scritto da Federico Baldi, diretto da Luisa Pacilio, interpretato da Luana Mita e Laura Petrone, musiche Samuele Gambino (Migliori musiche)cinque. nove. Quattro (II anno) scritto da Valeria Micheli, diretto da Sergio Biagi, interpretato da Benjamin Miller e Annamaria Ceccarelli, Luci, costumi e trucco Mila Damato (Miglior luci, costumi e trucco) e musiche Martina Bonati (Migliori musiche)
Reti (I anno) scritto da Martina Abbruzzetti, diretto da Ilaria Costa e interpretato da Andrea Barocci e Elena Contrino (Miglior Attrice)
Ha vinto l'edizione dell'Autocorso 2019 con gran soddisfazione di pubblico e giuria:
E' solo una valigia (Laboratorio Avanzato Ragazzi) scritto da Claudia Fabiani, diretto da Eugenio Politi e interpretato da Alessia Valente e Claudia De Luca.
Concludendo, due o tre cose sui vincitori e sui menzionati speciali:
I corpi dell'arma. Che dire? Davvero ben fatto sotto tutti i punti di vista; certo, qualche dettaglio da limare c'è, ma a volerlo ampliare ci sono tutti gli ingredienti giusti per un gran bel pezzo di teatro contemporaneo.
DOG-MA. Intrigante. Alcuni monologhi davvero ben costruiti. Curato nel minimo dettaglio dall'interpretazione al più piccolo oggetto di scena. Sarebbe bello vedere che direzione potrà prendere la drammaturgia, una volta sviluppata ed ampliata.
cinque. nove. Quattro. In sede di scrutinio non si è saputo come definirlo, in ultimo abbiamo optato per poema visivo sperando di rendere se non a pieno, almeno lontanamente l'idea. Un lavoro davvero molto particolare. Giustamente un occhio in più di riguardo va alla musica che davvero ha rapito tutti dalla prima all'ultima battuta. Un'esecuzione live davvero inaspettata. Qualcosa di unico nel suo genere.
Reti. Ironico, davvero molto ironico. Su per giù 4 minuti di messa in scena che hanno dato molto da riflettere sui rapporti umani, in particolare quello di coppia, nella società contemporanea. Geniale la caratterizzazione del personaggio di Elena Contrino.
E' solo una valigia. Bello bello bello. Ha colpito tutti. Vedere e sapere che da un laboratorio per ragazzi possa uscire un esercizio meta teatrale così ben fatto da tutti i punti di vista, non può che lasciare soddisfatti. Ci ha fatto al contempo riflettere e ridere. Le ragazze in scena ci hanno messo l'anima. Vorrei, per quel che mi riguarda, che ogni volta che vado a teatro fosse così.
Una bella serata, consiglio a chiunque di andar a seguire l'edizione 2020 (e non solo per il buffet durante la pausa). Un’esperienza interessante sia dal punto di vista professionale sia da quello umano. Una delle poche volte dove ho visto e conosciuto studenti di Arte drammatica che approcciano a questo studio e a questo lavoro senza presunzione. Se non ci credete, andate a farvi un giro nelle grandi scuole nazionali...
Fabio Montemurro
18 aprile 2019