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Dracula al teatro Ambra Jovinelli: il vampiro è tra noi

Recensione dello spettacolo “Dracula”, in scena al Teatro Ambra Jovinelli dal 3 al 14 Aprile 2019

 

Arriva Dracula nella città. Non figura, ma veleno che, ubiquo, si discioglie e pervade ogni molecola. È nella terra, è nel cielo, nell’aria. È vento, tuono, elettricità. Arriva Dracula ed è la follia, l’inspiegabile, il terrifico. Dracula è qui, a Carfax, la sua casa confina con la nostra, il Mostro è inaspettatamente vicino e, sconvolta la mente, vuole succhiarci ogni goccia di sangue. Il Sangue, la Vita.

Il viaggio dell’avvocato Jonathan Harker in Transilvania e l’incontro con il Conte sono l’iniziazione verso un cammino che fa tremare le gambe, in una notte tempestosa rimbombante di tuoni, illuminata da saette che squarciano il cielo, popolata da lupi ululanti. L’amore di una donna, la saggezza di un vecchio uniche luci fisse a guidare. Ma è un percorso da intraprendere obbligatoriamente e che può concludersi solo con un paletto piantato nel cuore.

L’adattamento di Carla Cavalluzzi e Sergio Rubini del romanzo di Bram Stoker dematerializza la figura del Vampiro, che pur comparendo nel suo tradizionale aspetto esangue, è tanto più temibile quanto più è atteso, incombente, sovrastante; quanto più ci inquina, ci intossica, ancor prima di toglierci la vita. Non è il Conte protagonista, ma noi, chiamati a guardare dritto verso il nostro lato oscuro, a nuotare fra i gorghi della follia, a sfidare il mostro, ad ucciderlo. La riscrittura ha anche il pregio di restituire tutto il suo spessore al romanzo gotico di Stoker, aprendo varchi sugli innumerevoli tragitti che la riflessione può intraprendere, quando si inoltra nella infinita distesa dei rapporti fra Noi e il Male. L’amore che, necessariamente, sposa anche la malattia; la vita, che per perpetuarsi, va ingerita; ed altro ancora: ognuno troverà nelle battute del copione rovelli da portare a casa.

Sergio Rubini prosegue il discorso registico sperimentato con il precedente «Delitto / Castigo», in cui, avvalendosi della massima potenzialità espressiva dei supporti tecnici – scene, luci, sonoro – e coinvolgendo così tutti gli aspetti sensoriali, mira a costruire uno spettacolo inteso come una unica potente suggestione, capace di trascinare non solo in una vicenda, ma in un’atmosfera, che avvolge ed ingloba lo spettatore. Impostazione che, sposandosi perfettamente con la costruzione stilistica di Bram Stoker, trova esiti ancora più felici di quanto avveniva in «Delitto / Castigo», dove il testo di Dostoevskij faceva necessariamente sentire il suo peso. Tommaso Toscano trafigge con luci appuntite, i cupi suoni di G.U.P. Alcaro vanno in risonanza con la cavea, il fumo che annebbia, il vento che scuote i teli disposti sul fondale da Gregorio Botta invadono la platea, che diventa un tutto indistinguibile col palcoscenico. E l’angoscia dei personaggi diventa inevitabilmente la nostra. Dracula è qui, nel teatro, sopra le nostre teste.

Un tale progetto registico potrebbe soffocare l’interpretazione, che giunge al pubblico diluita nel turbinio di sollecitazioni in cui è immerso. Ad esempio, l’uso dell’amplificazione e degli effetti sonori, funzionale all’impasto sonoro complessivo, di fatto appiattisce le potenzialità vocali degli attori. Eppure il talento dei protagonisti emerge ed impressiona. Luigi Lo Cascio (Jonathan Harker), irrefrenabile mattatore, dispensa virtuosismo, gestendo spericolatamente voce e corpo; Sergio Rubini (Abraham Van Helsing) si attiene alla sobria misura, richiesta dal ruolo; Margherita Laterza, rigida nelle prime battute, lavora sull’emotività che, con un crescendo inesorabile, riesce a liberare dal corpo, trasferendola integralmente in Mina, il personaggio più toccante. Più di tutti, primus inter pares, colpisce il Renfield di Lorenzo Lavia, per la drammatica rappresentazione di una follia alimentata da paurosi interrogativi. Ma non meno degni di nota sono gli altri interpreti: Geno Diana, con il suo roboante vampiro e Roberto Salemi (John Seward).

Si esce di teatro e storditi e, ancora nel pieno dello straniamento, un odore inatteso o il latrare di un cane fanno sobbalzare. Dracula riposa in noi, Sergio Rubini e Bram Stoker ce lo hanno ricordato. Le domande che ci accompagnano nella notte sono solo il sinistro cigolio della sua bara.

 

Valter Chiappa

7 Aprile 2019

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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