Recensione dello spettacolo ‘Novecento’ in scena al Teatro Eliseo dal 2 al 18 aprile 2019
Eugenio Allegri riporta sul palco la magia della storia di Novecento di Alessandro Baricco, quello stesso pianista sull’oceano che i più hanno conosciuto al cinema grazie al lungometraggio di Tornatore. A teatro, la forma del racconto è quella originaria del monologo, scelta da Baricco e Allegri di comune accordo, ma è una forma che diventa presto corale quando, attraverso l’uso di più registri linguistici, si palesano al pubblico i diversi personaggi che gravitano intorno allo stesso Novecento, tutti impersonati abilmente da un Allegri che parte con l’essere il narratore della storia, colui che assiste all’avventura musicale e umana di Danny Boodman T. D. Lemon e alla sua tragica fine, fino a interpretare lo stesso Novecento in momenti salienti come quando intende mettere piede a terra per scoprire il mondo o quando decide di esplodere insieme al vecchio Virginian. È proprio l'andamento della messinscena a permettere al monologo di non apparire tale ma di diventare una narrazione a più voci con un ritmo proprio che rende dinamica l’azione sul palco.
Talmente dinamica che lo stesso Allegri non sta quasi mai fermo dimostrando di serbare in sé un’energia fuori dal comune, cosa che viene perfettamente percepita dal pubblico in sala che la ricambia con grandi applausi. Lo spirito dell’opera dello scrittore torinese, che ha stilato il monologo appositamente per Allegri, splende nuovamente a teatro, regalando anche a quello spettatore che l’avesse già visto, nuove suggestioni e nuove emozioni.
Non si può che ammirare l’interpretazione di grande pregio restituita da Allegri che permette al pubblico di viaggiare insieme a lui sul transatlantico e di assistere alle improvvise tempeste che si scatenano in mezzo all’oceano, alle sfide cui è chiamato a partecipare suo malgrado Novecento e a tutta la vita all’interno dell’ecosistema chiamato Virginian.
Dopo 25 anni dalla prima, la magia della storia del pianista sull’oceano riprende vita grazie a un’interpretazione magistrale attraverso cui si rivive un’atmosfera davvero eterea, quasi da fiaba: il personaggio di Novecento si dimostra intramontabile perché fa parte di ognuno di noi come se fosse una delle grandi storie dell’epopea umana.
Se sul palco si può ammirare il lavoro artistico di Allegri in prima battuta, in seconda si notano le precise scelte tecniche e stilistiche effettuate dalla regia di Gabriele Vacis che, attraverso l’aiuto musicale di Roberto Tarasco, lascia spazio alla energica passionalità di Allegri che si muove su e giù per il palco e si fonde con i tendaggi della scenografia quando deve mimare la furia del mare in tempesta o viaggiare in una delle mete sognate da Novecento.
Interessante e sicuramente obbligata dalla narrazione, la scelta di una scenografia essenziale basata più sugli effetti sonori, che ricreano i rumori della sala macchine della nave, o il chiacchiericcio e la confusione della sala da ballo o ancora la forza dell’oceano in tempesta: come accade raramente, i pochi oggetti sul palco appaiono quasi di supporto al sonoro piuttosto che il contrario. E in tutto ciò si cerca di delineare la misteriosa ed enigmatica figura di Novecento, che resta complessa e lunatica dall’inizio alla fine del racconto.
Diana Della Mura
6 aprile 2019