Sabato, 23 Novembre 2024
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Que serà: amici per sempre al Teatro Ghione

Recensione dello spettacolo Que serà In scena al Teatro Ghione dal 19 al 31 marzo 2019

 

Chissà quali saranno le parole da usare per comunicare agli amici una notizia di morte, chissà se esiste una faccia appropriata da fare o un vestito da indossare. Ma soprattutto chi può dire qual è il momento esatto per comunicarla...forse al termine di una risata o in quello spazio infinitesimale che separa la fine di una frase e l'inizio di un'altra. La verità è che la dicibilità di certe notizie non conosce galateo: quando il corpo non potrà più contenere il suo segreto, lo sputerà fuori e sarà quello il momento giusto.

L’emozione è corporea e il soma rivendica il suo spazio e il suo diritto decisionale: quando si sentirà troppo piccolo per ospitare un vissuto più grande di lui, il corpo lo condividerà con l’esterno.
Ora che Filippo (Paolo Triestino) ha invitato a cena nel suo giardino i suoi due amici di sempre in una sera d'estate, chissà per quanto tempo riuscirà a stare dietro alle nevrotiche iperboli del suo benestante amico Giovanni (Giancarlo Ratti) che, privo di problemi, se li crea trasformandoli in drammi ed ansie. E come potrà Filippo essere veramente vicino alla sua amica Ninni (Edy Angelillo) che si ritrova sola nel gestire la madre con Alzheimer, senza che questo non provochi in lui risonanze con la sua situazione? Così, d’improvviso, tra le trame di una frase di Giovanni a cui fa eco una risata di lei, Filippo rende dicibile quel che non ha parole e mai ce l’avrà. E lo fa sussurrandolo... quasi per scusarsi di averlo detto, talmente inaspettato, talmente a bassa voce che il contenuto non viene da subito recepito dagli altri, che per un istante lunghissimo seguitano a parlare...per poi fermarsi e chiedere di ripetere, con il dubbio e la speranza di aver capito male. D’improvviso ci si accorge che quella non era la solita loro serata, come ne avevano già trascorse a centinaia, di tre amici fraterni legati da esperienze comuni, amori condivisi, delusioni consolate. Stavolta Giovanni e Ninni sarebbero stati i custodi del terribile segreto di Filippo che ha scelto gli amici di sempre, quelli che non tradiscono, per affidarsi agli stessi che chissà quante volte nel tempo hanno raccolto le sue disperazioni per amore, ma ora è diverso, è una disperazione interiore che non necessita di urla… è quella di chi ha accettato il verdetto senza protestare. D’improvviso tutto cambia, e le parole vengono sostituite dai silenzi, di cui avverti l’invadenza perché inizi a sentire per la prima volta quei suoni che ci sono sempre stati, ma coperti, fino ad allora, dalle voci... ti accorgi di una fontana in giardino di cui solo adesso senti il dolce suono dell’acqua; si possono udire persino le cicale, e nel frattempo fai di tutto per non sentire ciò che da dentro ti ha colpito e lacerato. Quindi si ricomincia a parlare, ma ora lo scopo non è più quello di comunicare, ma riempire il vuoto interiore ed esterno, mentre per Filippo la parola è ancora strumento per raggiungere l’altro, per dire ciò che non aveva mai avuto coraggio di esprimere o di chiedere… quando si pensava di avere tempo. 
Spettacolo teatrale intenso, colorato da diversi accenti emotivi in cui convivono la risata, la malinconia e l’amicizia nella sua forma più poetica, complice la profonda drammaturgia di Roberta Skerl che esplora i molteplici aspetti dell’animo umano. La scrittura viene impreziosita da una interpretazione complessiva di alto livello e dalla regia dello stesso Paolo Triestino che, attraverso una precisa definizione dei tratti caratteriali dei personaggi, arricchisce la pièce di elementi introspettivi che restituiscono credibilità alla stessa, anche se in alcuni passaggi le conversazioni sembrano oltremodo ridondanti disperdendone il ritmo. Giancarlo Ratti ed Edy Angelillo danno vita a due personaggi dalle opposte peculiarità caratteriali. Il primo sembra un eterno incompiuto: incapace di cogliere gli aspetti nutrienti della vita, si muove alla cieca, si compra la barca ma la tiene in garage in città, in cerca di un brivido che non arriva perché inconsapevole di se stesso e di ciò che realmente vuole. Unico ad avere figli (e in attesa del quarto) Giovanni diviene quasi simbolo di fertilità e di vita, in dissonanza con un’altra vita che sta finendo, ed accoglie la notizia di Filippo reagendo in modo immaturo, negando la realtà per poi disperarsi di fronte alla propria impotenza. Ninni invece è una donna afflitta da problemi reali, vede la madre sfiorire giorno dopo giorno e nel giardino dell’amico porta, oltre alla stanchezza, la sua determinazione nel rimanerle accanto: accetta con realismo e rassegnazione quanto detto da Filippo, perché abituata a vivere quotidianamente nella sofferenza e con il senso di precarietà. Triestino traccia i contorni caratteriali del suo personaggio con colori sobri: Filippo sembra essere una presenza discreta, mai sopra le righe, ma nemmeno fino in fondo partecipe, proprio come chi ha altro a cui pensare e guarda la vita da una posizione decentrata. Cede però anche lui emotivamente di fronte alla morsa del poco tempo residuo e alle molteplici cose che ancora vuole fare, come se in quel momento realizzasse per la prima volta l’atroce e irrisolvibile contraddizione.
La scenografia curata da Francesco Montanaro, restituisce con semplicità ed efficacia il clima estivo di quel giardino di cui a tratti sembra sentire l’odore dei suoi fiori. Emblematico lo sfondo costituito da un enorme albero spoglio, in contraddizione con la rigogliosa abbondanza della natura in quel periodo, metafora dello sfiorire della vita, della propria vita, in mezzo ad altre vite.


  
Simone Marcari
30 marzo 2019

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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