Venerdì, 22 Novembre 2024
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The Dead Dogs: Cosa vogliamo davvero vendicare?

Recensione dello Spettacolo The Dead Dogs in scena al Teatro Argot Studio dal 26 al 31 marzo 2019

 

Thea Dellavalle e Irene Petris nel riadattamento di The Dead Dogs scelgono di restare fedeli all’autore. Nella traduzione della stessa Thea Dellavalle si evince un attento studio dell’idioma, degli effetti acustici e dei timbri che sono virtù della scrittura di Jon Fosse.

L’ambientazione è stasi torpida, inafferrabile. L’emozione viene respinta, contratta, disseccata.

La scena scarna – tre panche e una fila di palloncini colorati – è colmata da cinque personaggi: il giovane uomo (Giusto Cucchiarini), la madre (Federica Fabiani), l’amico (Alessandro Bay Rossi), la sorella (Irene Petris) e il cognato (Luca Mammoli). Tutti vestiti con abiti colorati, in lotta con la funerea atmosfera.

 

Il giovane uomo perde l’amato cane e si rifugia nell’inerzia in attesa del suo ritorno. Nonostante i tentativi della madre di spronare il figlio alla ricerca dell’amico fedele, niente accade e nulla si muove. Saranno intenti purtroppo inefficaci. Sebbene più rumorosa, anche lei in fondo è saturata dall’apatia. Né tanto meno la visita della sorella muterà alcunché. Tutto è anonimo, come sono anonimi e pallidi i legami tra i personaggi. Si guarda ma non si vede; si sente, ma non si ascolta; si parla di cambiamento, ma non si compie; si condivide, ma senza empatia.

Se la sostanza emotiva è impercettibile, tuttavia la disfatta che scaturisce dall’incomunicabilità è densa, atterrisce e strema.

Chi sono The Dead Dogs? Sono i legami che dobbiamo rompere per andare Avanti? Le persone stanno davvero bene quando dicono che stanno bene?

È un triangolo famigliare vanificante che non risparmia neppure l’amico d’infanzia e l’odiato cognato. Niente servirà a sovvertire l’inumana indolenza, se non la notizia della morte del cane per mano del ricco vicino di casa. Eppure, la violenza e la rabbia non esploderanno. L’ira non prenderà il sopravvento.  Non sentiremo urla di dolore. Nel mutismo ostinato e notturno ci saranno solo occhi glaciali e terra, scavata a mani nude per seppellire l’unico legame autentico. E poi la vendetta silenziosa, lucida. Niente sarà inaudito. La brutalità sarà fagocitata, normalizzata.

La regia è misurata, scandita dall’abile interpretazione di tutti gli attori che riflettono il leitmotiv, ritmico e monocorde, dei loro personaggi. Foto di cani e didascalie perentorie, proiettate sul fondale nero, insieme al disegno luci di Paolo Pollo Rodighero e le musiche buie di Paolo Spaccamonti raggelano lo spettatore.

Tutto è imperturbabile nella poetica di Fosse, eppure tutto scuote e scorre. Il ritmo frammentario, il fraseggiare abulico, i versi intenzionalmente reiterati, le pause interminabili quasi intorpidiscono la platea. La sua scrittura è riservata allo spettatore, anch’esso sfibrato. Esige dall’atto teatrale i corpi, affinché rivelino il non detto, pregio della sua drammaturgia.

 

 

Caterina Matera

29 marzo 2019

 

Informazioni

 

Spettacolo vincitore del Forever Young 2017/2018- La corte Ospitale.

THE DEAD DOGS

 

di Jon Fosse

traduzione Thea Dellavalle

con Alessandro Bay Rossi, Giusto Cucchiarini, Federica Fabiani, Luca Mammoli, Irene Petris

progetto della compagnia DELLAVALLE/PETRIS

suono Claudio Tortorici con la partecipazione di GUP Alcaro

musiche Paolo Spaccamonti

luci Paolo Pollo Rodighiero

con il sostegno di Sementerie Artistiche

in collaborazione con Centro Teatrale MaMiMo’

 

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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