Recensione dello Spettacolo Aminta in scena al Teatro India dal 22 al 27 gennaio 2019
Sappiamo cosa ci aspetta varcata la soglia che divide la sala del Teatro India dal mondo esterno. Saremo presto immersi nella contemporaneità e travolti dall’estro sensibile di Antonio Latella e della sua compagnia Stabilemobile. Questa volta è Aminta di Torquato Tasso messa in scena in collaborazione con AMAT, Comune di Macerata e Esanatoglia nell’ambito di “MarcheinVita. Lo spettacolo dal vivo per la rinascita dal sisma”, a risvegliarci dal torpore culturale dilagante di questi ultimi tempi.
Oggi parliamo di ferite, terremoti di spirito, ricostruzione e rinnovamento identitario. È ruolo primario della cultura, del prezioso patrimonio artistico e intellettuale di cui disponiamo, sostenere e promuovere coesione e rinascita. E come potremmo definirlo questo se non amore?
Di amore, non a caso, tratta il dramma pastorale di Torquato Tasso. Aminta è l’opera in cinque atti preceduti da un prologo e l’aggiunta di un Coro, composta in endecasillabi misti a settenari. Venne rappresentata per la prima volta nel 1573, nella villa estense di Belvedere, ad opera della compagnia dei comici Gelosi. Dopo il successo e le numerose repliche fu stampata per la prima volta nel 1580. È un’opera di un poeta per il teatro e come tale conserva la raffinatezza della lirica, la perizia musicale e i versi possiedono lo stile recitativo.
Non ci stupisce scoprire una scena nuda, delimitata da un binario circolare su cui è posto un faro mobile a luce calda e tre microfoni con asta ordinati in uno schema geometrico, il cui vertice punta verso il pubblico. Ed eccoli i quattro giovani attori che compongono un rombo, avvolti in abiti neri, eccetto Tirsi impreziosito dalla mise giallo ocra in virtù della tanto compianta età dell’oro. Magnifici interpreti, plasmati con ingegno sublime da Simone De Angelis, cadenzano con pregevole misura questo virtuoso dialogo sull’amore.
Aminta, Emanuele Turetta munito di microfono senza fili, è innamorato della ninfa mortale Silvia, Matilde Vigna salda all’estremo opposto e di spalle agli spettatori, che non ricambia il sentimento del giovane pastore. Sulla retta orizzontale Dafne, l’impeccabile Giuliana Bianca Vigogna, di viso a Tirsi uno strepitoso Michelangelo Dalisi. Quattro punti cardinali per lo più immobili, se non per concretare gli intensi incroci di dialoghi, ad esclusione di Aminta che si muove lungo il perimetro della scena.
Gli attori suppliscono a ben 9 interlocutori e al Coro dei pastori. È meticolosa la sovrapposizione dei personaggi: Tirsi è Amore nel prologo, il Coro e Venere nell’epilogo; Silvia assume le sembianze di Nerina, annunciatrice dell’apparente morte della Ninfa; Aminta diviene il Nunzio e alla fine del primo atto subisce la possente e luciferina metamorfosi nel Satiro.
Il secondo atto dello spettacolo cambia registro. Le scelte musicali di Franco Visioli che prima scandivano i lievi movimenti degli attori, ora infrangono i versi con “Rid of me” di P. J. Harvey e “Vitamin C” dei Can. Matilde Vigna alla chitarra elettrica esegue i brani dal vivo. Ebbene, il Coro si fa un’invocazione d’amore punk-rock.
L’adattamento drammaturgico di Linda Dalisi, che riduce il dramma da cinque a due atti, conserva tutta la sapienza musicale e l’impulso evocativo. È la potenza del verso protagonista della performance. La scena di Antonio Latella è un diaframma battente, muscolo espanso di fiati armonici, taglio di carne contratto in un grembo ancor più grande: l’amore.
L’amore impudico intriso di erotismo e possesso, morte e sacrificio. L’amore totale in tutte le sue trasfigurazioni. Lo sigilla egregiamente Dalisi nell’epilogo quando veste i panni di Venere in cerca del figlio. L’amore è una ferita incandescente, spalanca le porte dell’abisso. È l’eterno conflitto tra Eros e Thanatos, imprescindibile per l’uomo.
Amiam, che non ha tregua con gli anni umana vita, e si dilegua. Amiam, ché ‘l Sol si muore e poi rinasce: a noi sua breve luce s’asconde, e ‘l sonno eterna notte adduce.
Caterina Matera
25 gennaio 2019
Informazioni
AMINTA
di Torquato Tasso
drammaturgia Linda Dalisi
regia Antonio Latella
con Michelangelo Dalisi, Emanuele Turetta, Matilde Vigna, Giuliana Bianca Vigogna
scene Giuseppe Stellato
costumi Graziella Pepe
musiche e suono Franco Visioli
luci Simone De Angelis
movimenti Francesco Manetti
produzione Stabilemobile
in collaborazione con AMAT e Comune di Macerata e Esanatoglia
nell’ambito di “MarcheinVita. Lo spettacolo dal vivo per la rinascita dal sisma”
progetto di Mibact e Regione Marche coordinato da Consorzio Marche Spettacolo