Recensione dello Spettacolo Bianca come i finocchi in insalata in scena al Fringe Festival di Roma dal 14 al 16 gennaio
Chi è Bianca? Il sarcastico titolo ci fa presagire qualcosa... eppure, non tutto è scontato.
La scoperta è dietro l’angolo, o meglio dietro il sipario dell'esistenza di questo personaggio impudico. Ebbene sì, la protagonista cela sofferenza e disagio, camuffa sé stessa non limitandosi esclusivamente all’aspetto esteriore. Bianca è una donna matura, maestra di quarta elementare. Ha un’ambigua relazione con il latitante Antonino, preside della scuola. Condivide l’appartamento con un’anziana donna che le ha lasciato l’immobile in eredità. Indossa tronchetti rosso porpora e si aggira tra i banchi della sua classe, munita di dolcetti, seminando terrore.
Più precisamente si aggira tra il pubblico. Siamo noi spettatori la classe di quarta elementare a subire il suo risentimento tra una caramella e un biscotto serviti con agghiacciante e disorientante lusinga materna. Cosi come siamo spettatori invisibili poi della sua intimità casalinga, dei suoi pensieri nascosti.
Il disegno luci diversifica puntuale i cambi d’ambientazione, alterna bene le atmosfere introspettive e spettrali a quelle più ilari e leggere. Maggior cura si dovrebbe alle musiche che a tratti risultano dissonanti. La scena è intercambiabile: dall’interno di un appartamento con tavolo, telefono e utensili da cucina ci ritroviamo in un’aula di scuola con tanto di gessi e lavagna. E proprio quel telefono fa intuire un rimando al bellissimo Le cinque rose di Jennifer di Annibale Ruccello, che accende il ricordo della straordinaria messinscena firmata e interpretata da Arturo Cirillo nel lontano 2006.
Ma Bianca viaggia su altri binari: è colma di acredine nei riguardi della famiglia; odia i suoi alunni, ai quali intima di non essere femminucce o checche; è rancorosa verso la vita e soffre di lancinanti fitte allo stomaco che sottovaluta. L’unico spiraglio di felicità lo intravede in questa insolita relazione a senso unico con l‘alquanto sfuggente Antonino.
Inizialmente, non siamo sicuri si tratti di travestitismo. Non è del tutto chiaro, a ragione se consideriamo la bellezza androgina del talentuoso Andrea Ramosi che interpreta la protagonista nel monologo. Lo scopriamo man mano che ci addentriamo nella psiche cupa di Bianca, che rifiutiamo il suo linguaggio scurrile, che condividiamo il suo malessere. Se l’intento della regista e autrice, Silvia Marchetti, era di trascendere il travestitismo vi è certamente riuscita. Bianca con molti slanci d’ironia tratta marginalità e smarrimento passando per il tema dell’identità sessuale. È un personaggio scomodo ed è lampante nello sguardo degli spettatori. Bianca è spudoratamente vorace, crudele, alle volte sgradevole. L’enfasi, voluta nella caratterizzazione del personaggio, scatena effetti contrastanti lasciando lo spettatore in bilico tra avversione e compassione.
Caterina Matera
19 Gennaio 2018
Informazioni
BIANCA COME I FINOCCHI IN INSALATA
scritto e diretto da Silvia Marchetti
con Andrea Ramosi
Produzione Compagnia Del Calzino
Organizzazione e Comunicazione Theatron 2.0
Grafica Daniele Ferraioli
Spettacolo semifinalista Inbox 2018
Spettacolo finalista Stazioni d'Emergenza 2018 - Teatro Galleria Toledo Napoli - Materiali Contemporanei