Recensione dello spettacolo Così parlò Bellavista in scena al Teatro Quirino dal 15 gennaio al 3 febbraio 2019
Gli appassionati di Luciano De Crescenzo sicuramente ricorderanno il film Così parlò Bellavista del 1984, tratto dalla sua prima opera omonima pubblicata dalla Mondadori nel 1977 che spalancò le porte del successo all’autore. Ebbene, la sfida del Teatro Quirino è quella di portare a teatro il suo testo/film più conosciuto per omaggiare lo scrittore napoletano giunto al suo novantesimo compleanno (quest’anno novantunesimo).
Il desiderio di trasporre a teatro Così parlò Bellavista è stato fortemente voluto da Alessandro Siani, stimolato da Benedetto Casillo, giunto alla conclusione che l’unico che poteva realizzarlo è Geppy Gleijeses, che all’epoca nel film interpretava Giorgio, il fidanzato di Patrizia, figlia del professore Bellavista.
Così, l’opera prima di Luciano De Crescenzo ha debuttato per la prima volta il 26 settembre 2018 nella sua terra d’origine nel teatro più antico d’Italia, il San Carlo di Napoli, tributando all’intero lavoro di adattamento, scenografia, produzione, allestimento ecc. un grande successo.
Un successo che ancora ha ragione di esistere e che ha conquistato il pubblico in sala del Quirino, gremito di gente.
Un successo dovuto non solo ad attori eccezionali e stragrandi, con elevate capacità interpretative, ma decretato dal grandissimo lavoro del dietro le quinte, di quanti hanno voluto che ciò fosse reso possibile, di tecnici di luci, audio, regista, produttori…
Sì, perché Così parlò Bellavista a teatro è questo e molto altro. Si resta affascinati dall’affresco della scenografia – che riproduce in maniera memorabile la facciata del complesso condominiale di via Foria – quasi come ad aver davanti un quadro di una bellezza disarmante, che colpisce dritto al cuore e che riesce, per magia, a far scoprire e a vivere al pubblico l’anima di Napoli, i suoi quartieri, il suo dialetto, i suoi vizi, ozi, pregi e difetti, ma anche le cose belle che sa regalarci e farci emozionare con la sua “meridionalità”. Vuoi o non vuoi sei trasportato per le strade di Napoli, tra i suoi profumi, le puzze, i vicoli; intravvedi il mare oltre le finestre, il cielo, le stelle e ne odi le canzoni.
Si è a teatro ma si è soprattutto a Napoli, è questa la sensazione più spettacolare che offre questo spettacolo, (azzardiamo) forse anche più bello della sua versione cinematografica. Ogni cosa è curata nel minimo dettaglio. Al suo interno ritroviamo le scene e le battute più note ed esilaranti come il cavalluccio rosso, la lavastoviglie, il Banco Lotto, la fiat 500 tappezzata di giornali e la mitica scena dell’ascensore. Come non ricordare poi le dissertazioni di filosofia del professore Gennaro Bellavista davanti al suo gruppo di accoliti discepoli: Salvatore, vice sostituto portiere, Armando, il portiere, Saverio, il netturbino, e Luigi il poeta.
Lo spettacolo ha una durata di un’ora e cinquanta minuti senza intervallo, la mancanza di una pausa tuttavia non pesa perché quando nell’aria si respira un’aura di leggerezza, euforia e spensieratezza nulla scalfisce l’essere umano, niente lo turba. Sarà l’aria di Napoli, forse gli attori, i personaggi…
Napoli avrà pur tanti difetti, ma anche tanti valori. Il primo fra questi è l’amore per la vita, per le persone, per le cose, per il teatro, per l’arte intesa in tutte le sue forme espressive. Non a caso, Gennaro Bellavista quando discetta di “uomini d’amore” e “uomini di libertà” si riferisce ai napoletani e ai milanesi (sud e nord, per dirlo in maniera più estesa). Ebbene, tutto questo amore lo si avverte in sala, lo si respira. Fa stare bene la platea e fa star bene gli interpreti. Si diventa un tutt’uno con gli altri… si percepisce più generosità.
Napoli è magia, è tradizione, italianità, cultura. Quattordici attori sul palco, tra cui l’intramontabile Marisa Laurito nel ruolo di Maria Bellavista, moglie del professore, e l’ormai padre del Teatro Quirino a amico di noi tutti, Geppy Gleijeses nel ruolo che fu di De Crescenzo (la somiglianza, anche fisica, è sottilissima). E poi ancora Nunzia Schiano, nel ruolo di Rachelina, Salvatore Misticone, Benedetto Casillo, Vittorio Ciorcalo, Patrizia Capuano, Gianluca Ferrato, Elisabetta Mirra, Gregorio De Paola, Agostino Pannone, Gino De Luca, Ester Gatta, Brunella De Feudis che hanno dato la parte vera e migliore di sé con le loro fantastiche interpretazioni.
Non sono mancati nei dialoghi gli accenni filosofici di Bellavista, come non sono mancati argomenti di grande attualità come la camorra, la sopraffazione, la disoccupazione tra i giovani, la droga… momenti di comicità e riflessione si alternano come una giostra.
Una giostra a cui si vorrebbe restare appigliati per ore e ore per paura di spezzare l’incanto.
Un grande omaggio a Luciano De Crescenzo e un grande, grandissimo regalo al pubblico e all’umanità intera.
Costanza Carla Iannacone
17 gennaio 2019
Informazioni
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Così parlò Bellavista
Di Luciano De Crescenzo
Adattamento teatrale di Geppy Gleijeses
Regia di Geppy Gleijeses
Con Geppy Gleijeses nel ruolo di Gennaro Bellavista
Marisa Laurito (Maria Bellavista)
Benedetto Casillo (Salvatore, vice sostituto portiere)
Nunzia Schiano (Rachelina, signora Banco Lotto)
Salvatore Misticone (Cavaliere, avvocato Russo, Core ‘ngrato, signore cavalluccio rosso, Giggino chitarrista)
Vittorio Ciorcalo (Saverio, il tassista)
Patrizia Capuano (signora Banco Lotto, signora con spazzino, signora della veglia funebre)
Gianluca Ferrato (Dott. Cazzaniga)
Elisabetta Mirra (Patrizia Bellavista)
Gregorio De Paola (Giorgio, fidanzato di Patrizia)
Agostino Pannone (ragazzo del caffè, cameriere, giornalista)
Gino De Luca (Luigino, guappo, vigile, colonnello, impiegato Banco Lotto)
Ester Gatta (donna Amalia, la signora del taxi, la commerciante)
Brunella De Feudis (la signora del cavalluccio, la signora dell’ascensore)
Scene Roberto Crea
Costumi Gabriella Campagna
Luici Gigi Ascione
Musiche Claudio Mattone