Recensione dello spettacolo Eva, Diario di una costola al Teatro Brancaccino dal 10 al 13 gennaio 2019
Perché il paradiso sarà pur perfetto, ma la vita è tutta un'altra cosa.
All’interno della rassegna di drammaturgia contemporanea Spazio del racconto, un altro successo con Eva, Diario di una costola. Il personaggio principale è la donna del peccato originale, la donna che ha causato la cacciata dal Paradiso terrestre degli esseri umani, la donna della disobbedienza di cui è diventata il simbolo. Ed è proprio la disobbedienza il leit motiv di questo spettacolo, che viene espressa da una serie di figure femminili che si ribellano ai divieti, alle convenzioni, alle imposizioni ingiustificate, rappresentate dalla mela mangiata dalla prima donna.
Dalla Eva originaria, discendono tante Eva contemporanee che manifestano molte sfaccettature del femminile, impersonate dalla Pelusio, dall’adolescente in cerca di punti di riferimenti, alla donna manager, la donna che aspetta un bambino maschio, la suora, la donna omosessuale, la perfetta padrona di casa, l’escort ed infine la donna nella fase finale della sua vita. Questa galleria di personaggi spumeggianti e vivaci perfettamente caratterizzati si susseguono con cambi scena determinati dall’esuberante ed eccentrica parrucca inerente al singolo personaggio. Ognuno porta il suo mondo interiore complesso e ricco di contraddizioni, fatto di ribellione a stereotipi e schemi prestabiliti. La donna in carriera non può permettersi di stare dietro ai figli perché il datore la vuole sempre presente, al top e senza scrupoli, se si ribella c’è il licenziamento; la suora mette in dubbio i dogmi che le sono stati imposti invitando le bambine del catechismo a pensare liberamente e a contestare; l’escort considera il suo lavoro come quello di una psicologa i cui clienti sono gli stessi che le danno la caccia, la ragazza del sud viene cacciata dalla sua colorita famiglia meridionale quando rivela pubblicamente la sua omosessualità, l’anziana signora si è innamorata ma la figlia le vieta di vivere quest’amore perché alla sua età è sconveniente, ma l’anziana donna che vuole essere libera, scappa..
Un universo di situazioni, emozioni, sentimenti tutti al femminile che alludono anche ad una condizione sociale ancora restrittiva per la donna, costretta a vivere in una costante ribellione ad una cultura che le chiede con ricatti e sensi di colpa di rinunciare a se stessa, quindi alla piena espressione della sua libertà e autenticità. Il costante richiamo alle differenze di genere è costruito da monologhi esilaranti in cui l’elemento predominante è l’ironia per la drammaturgia comica, pungente, in alcuni passaggi satirica di Rita Pelusio, Alessandra Faiella, Marianna Stefanucci, Riccardo Piferi. Rita Pelusio dimostra tutto il suo talento di interprete passando da un ruolo all’altro con mimica, accenti e dialetti sempre diversi. Il pubblico in sala si lascia trascinare della pièce con commenti e sonore risate. Vincenti le scelte della regia di Marco Rampoldi di costruire un percorso circolare in cui l’inizio e la fine si riagganciano perfettamente con l’immagine speculare dell’adolescenza e della vecchiaia. Cambi scena originali dati dalle sostituzioni delle parrucche e dalla voce della protagonista che si pone degli ipotetici dubbi che Eva conformemente al personaggio di Twain a cui si ispira il testo, è priva dell’aspetto religioso ma si presenta nell’umana ricerca della conoscenza, nel tentativo di superare i limiti dell’ignoto. Chiusura poetica con le note e le parole della canzone di Battisti La collina dei ciliegi: “E se davvero tu vuoi vivere una vita luminosa e più fragrante, cancella col coraggio quella supplica dagli occhi...”
Mena Zarrelli
15 gennaio 2019