Martedì, 05 Novembre 2024
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Petrolio di Ulderico pesce: cronaca di un assassinio?

Recensione dello spettacolo “Petrolio”, in scena al Teatro India dal 9 al 13 Gennaio 2019

 

Ulderico Pesce entra in scena sorridente. Ha il fare bonario di un uomo semplice, innamorato della sua terra, di cui decanta le bellezze. Terra incantata dove un giorno, sembrava un miracolo, si è accesa una fiamma alta 15 metri, come un'enorme focolare, come una stella cometa. Sì, forse è un miracolo, pensano in Val d’Agri: sotto la sua luce protettrice arriva il lavoro - precario, ma che importa - e cominciano a piovere soldi, pochi spicci in verità, ma tanto basta per organizzare una bella festa di paese con il cantante più in voga del momento e sognare che la povertà sia stata sconfitta per sempre. Ci scherza su Ulderico Pesce, fa battute, ma dietro il riso comincia a sentirsi un persistente sentore di amaro.

Poi, man mano che racconta la storia di Giovanni, povero imbianchino assunto dall’Eni e di Maria, la fragile figlia innamorata degli alberi, il suo volto si contrae progressivamente. Ed ecco uscire fantasmi, che aleggiano in un'aria fetida di idrogeno solforato, che emergono dalla terra marcita da sversamenti di petrolio, che nessuno vuole vedere. Ed ecco poi gli scheletri; morti misteriose, suicidi difficili da spiegare, eroi misconosciuti relegati nelle spigolature della cronaca, che si accodano, in un elenco lungo come la storia della Repubblica, a nomi altisonanti: Enrico Mattei, Pier Paolo Pasolini. Ed allora l'aria della Val d'Agri si tinge di nero, di un nero tetro come il petrolio, nero come il fumo della fiamma, nero come il volto sacro della Madonna di Viggiano. Nero come la Morte. E infine la tragedia: Maria che si ammala e non lo sa, Giovanni coll’inappellabile verdetto delle analisi in tasca. Cosa fare? Tacere, per salvare un pugno di spicci, un brandello di vita serena, la speranza di un qualche futuro? Oppure parlare.

Giovanni decide di parlare. Ulderico Pesce decide di parlare, e non ride più. Rosso in viso, si piazza sotto un cono di luce rossa ed inizia la sua invettiva. La rabbia si trasforma in furia, le parole non hanno più freni, la voce si alza stridula e l’urlo di dolore lacera la sala del Teatro India: “Assassini! Assassini! Assassini!”. C’è tutta la voce della Lucania nei polmoni di quell’uomo che era salito sul palcoscenico con il suo volto bonario e che ora è affannato dallo sforzo, che ora piange davanti al pubblico, e tutto fa pensare che non sia finzione.

Gli spettatori, io fra loro, si alzano profondamente toccati e vogliono stringere la mano a quell’uomo che, a fine spettacolo, si concede a tutti, reiterando il suo accorato richiamo a fare qualcosa.

“Petrolio” nasce da un nucleo iniziale, un discorso di denuncia pronunciato da Pesce in vari contesti e che si è successivamente arricchito, diventando una drammaturgia, con il contributo delle testimonianze dei reali protagonisti di questa tragedia ancora in corso. Giovanni è ancora a Viggiano e la vera Maria è morta. Davvero. Un teatro per il popolo, fatto dal popolo. Teatro civile, oggi eccezionalmente rappresentato davanti ad una platea, ma più spesso – come racconta Pesce – improvvisato, come da un antico tribuno, su palchi di fortuna, per scuotere, con la forza persuasiva dell’arte, le coscienze di chi ha ancora orecchie e cuore.

Per questo, per una volta, voglio esentarmi dall’asettico commento – sarebbe inopportuno – di uno spettacolo teatrale. La storia personale ed artistica di Ulderico Pesce non ha bisogno di questo modestissimo contributo. Ma uomo e cittadino, prima che pennaiolo, voglio rispondere al suo richiamo, aderire per come posso al suo impegno e chiedere a tutti voi che leggerete queste poche righe di informarvi su quanto ancora oggi succede in Val D’Agri, di seguire l’attività di Ulderico Pesce e sostenerla come potete.

In Lucania gente semplice sognava ciò che dovrebbe essere suo naturale diritto. Ne sta pagando l’illusione vedendo marcire il suo sangue. In Lucania nascevano fiori, sono morti. Facciamo sì che non accada mai più.

 

Valter Chiappa

12 Gennaio 2019

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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