Martedì, 05 Novembre 2024
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Diario di una casalinga disperata, come uscire dal recinto

Recensione dello spettacolo “Diario di una casalinga disperata”, in scena al Teatro Eliseo Off dal 4 al 20 Gennaio 2019

 

Sono passati oltre 50 anni da quando, con la pubblicazione del best seller di Sue Kaufman, nascevano le “Mad Housewives”, le casalinghe disperate. Da Tina Balser a Bridget Jones, fino alla donna di oggi, ne è scorsa d’acqua sotto i ponti e la protagonista del romanzo, la ricca signora, vessata solo dall’organizzazione di ricevimenti e dalla preparazione della valigia del marito, può creare ben poca empatia con l’odierna donna di casa, che in casa non sta più, ma su cui spesso ancora gravano incombenze più onerose e sicuramente meno frivole.

Resta però la nevrosi, i milioni di scatole di antidepressivi trangugiati, la miriade di rapporti adulterini consumati. Ma soprattutto resta una drammatica realtà, la più dura a morire, il fondo di tutto: la donna ancora intesa come passiva destinataria di ogni frustrazione dell’uomo.
È questo tragico leit motiv che, con felice intuizione, Ferdinando Ceriani coglie ed evidenzia in questo adattamento di “Diario di una casalinga disperata”, attualmente in scena al Teatro Eliseo, nello spazio Off. Il marito rampante, completamente preso dalla sua carriera, che vuole relegare la moglie all’adempimento delle sue mansioni casalinghe; l’amante playboy che le impone di non aver altro coinvolgimento, se non quello sessuale; l’analista che spegne le sue velleità di artista e la invita a realizzarsi all’ombra di un matrimonio. Uomini diversi che, tutti ugualmente, castrano, vincolano, imprigionano. Personaggi che naturalmente, altra brillante soluzione del regista, sono interpretati dallo stesso attore. Subdola la strategia: il recinto che impongono è quello del senso colpa per una madness che in realtà è la loro ma che, con un processo di gaslighting, viene vilmente veicolato sulla vittima, la quale, ahimè, si sottomette fino ad una auspicata presa di coscienza.
Altri pregi ha il lavoro di Ferdinando Ceriani: la sua scrittura mantiene un tono brillante nei dialoghi e impone un ritmo incalzante al fluire della rappresentazione, supportato dai continui cambi di scena, resi possibili da riusciti espedienti scenografici, particolarmente ingegnosi, considerate le ridottissime dimensioni del palcoscenico.
Le scelte di regia richiedono una performance sfiancante a Mauro Santopietro, chiamato a calarsi istrionicamente in tutti i ruoli maschili. Ma la presenza che si impone con autorevolezza sulla scena è quella di Carla Ferraro, eccezionale nel modulare e contemperare il disagio e la risolutezza che convivono nel suo personaggio e nel variare con sottilissime sfumature, mantenendo comunque coerenza, gli accenti che il ritmo turbinoso della vicenda richiede, dalla disperata fragilità, alla rabbia, dalla noia esistenziale, al liberarsi della sensualità. Santopietro le sta dietro invece esasperando la sua recitazione con toni talora caricaturali, che appaiono anch’essi una scelta registica, coerente con l’idea di condannare, mettendolo alla berlina, l’uomo – tiranno dai piedi di argilla.
Il risultato è quello di una storia di riscatto, presentata come una commedia godibile, dove l’amaro, persistente nella bocca, è accostato all’ironia e alla brillantezza della situazioni.
Per cui, donne (non più casalinghe), che un mondo ancora restio a cambiare vuole chiudere in una cella (anche se non è più una casa), prima di andare dall’analista o in farmacia, prima di pensare che sia sempre, ancora, solo colpa vostra, andate al Teatro Eliseo: Tina Balser e Carla Ferraro hanno qualche suggerimento da darvi.


Valter Chiappa
6 Gennaio 2019

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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