Recensione dello spettacolo “La Bibbia riveduta e scorretta” degli Oblivion, in scena al Teatro Quirino di Roma dal 26 dicembre 2018 al 6 gennaio 2019
Esilarante e controverso, questo il nuovo spettacolo portato in scena dagli Oblivion, il gruppo di Bologna composto da cinque superbi e poliedrici artisti conosciuti soprattutto per le loro divertenti e satiriche re-interpretazioni di affermate trame letterarie condite da un puntuale gusto pop e da alcuni dei più famosi motivetti musicali moderni. L’ultimo progetto della compagnia pare, però, distinguersi nettamente dal suo, seppur encomiabile, passato artistico e produttivo, attraverso una proposta effettivamente fuori da ogni sorta di canonico schema e un simile confronto compartivo non riguarda soltanto la forma e i contenuti dei precedenti lavori, bensì anche un intero sistema di valori e credenze normalmente impenetrabili, che di rado qualcuno osa argomentare in maniera alternativa. Dettate queste premesse, l’impatto di uno spettacolo come “La Bibbia riveduta e scorretta” non può che essere - nel bene o nel male - assicurato e l’irriverenza di una trama tanto ardita e coraggiosa non può che aver messo in conto per sua stessa natura il sollevarsi di alcune controversie e di giudizi non sempre uniformi.
Tralasciando l’ovvietà di una scelta contenutistica che già di per sé rischia di scatenare il dissenso di tanti “benpensanti” per i quali determinati temi non possono permettersi di essere corrosi da lascive risa e mordace sarcasmo, “La Bibbia riveduta e scorretta” è anzitutto un intrepido tentativo stilistico che riporta alla ribalta un genere – il musical – che in Italia stenta talvolta a sorreggere il peso di un oneroso paragone con le produzioni estere. Il caso degli Oblivion, invece, è indubbiamente l’esempio di come lo show di varietà, frutto di una sapiente e curata commistura di teatro, musica, cabaret e danza, possa a buon diritto prendere in carico anche argomenti seri e tematiche impegnative consentendone una fruizione non certo borghese ma senz’altro intenzionata a fornire a chiunque gli strumenti - non sempre convenzionalmente accettati – per una quanto più fedele comprensione e interpretazione. L’elevato livello del lavoro degli Oblivion consente, infatti, di sgusciare equilibratamente il nocciolo del soggetto tematico, e in tal senso è doveroso ricorrere ad un’opportuna terminologia, badando bene di non menzionare per questo caso specifico la comicità, che per nulla qualifica un tipo di spettacolo come questo, decisamente meritevole piuttosto d’essere valutato come un mezzo capace di acuire la curiosità, sollecitare il ragionamento, incoraggiare l’approfondimento, offrire opportunità e stimoli di accrescimento intellettuale circa determinate materia affrontate. Il risultato è, insomma, una satira feroce e sferzante, un insieme eterogeno di riflessioni dal tagliente e beffardo umorismo per smontare luoghi comuni e certezze che spesso si conformano nelle nostre menti, mitigando il vitale bisogno di mantenere sempre acceso e pulsante il pensiero critico, la capacità di adattare un certo precetto ad un determinate contesto e di penetrare nella reale essenza di una legge o una regola senza abbandonarsi alla pigrizia del semplice e incurante “mettere in pratica”.
Giuditta Maselli
29 dicembre 2018