Domenica, 24 Novembre 2024
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Teatro Argentina. Questi fantasmi: a volte conviene crederci

Recensione dello spettacolo Questi fantasmi! di Eduardo De Filippo regia di Marco Tullio Giordana con la compagnia di teatro di Luca De Filippo in scena al teatro Argentina dal 18 dicembre 2018 al 6 gennaio 2019

 

Alcuni uomini per non vedere ciò che non conviene sapere inventano fantasmi, attribuendo a loro la spiegazione di certi “enigmi”. Altri, invece, pur non credendo ai fantasmi sembrano esser diventati essi stessi spettri perdendo statura e spessore umano. Pasquale Lojacono in diversi momenti esprime entrambe le tipologie di uomini. Uomo e lavoratore improvvisato, mille mestieri e altrettante vane illusioni, don Pasquale si trasferisce con la moglie in un enorme appartamento di diciotto stanze dalle origini reali che l’opinione comune vuole infestato dai fantasmi e inappetibile, quindi, a compratori e affittuari. Il proprietario dell’immobile, per sfatare la cattiva reputazione dello stesso, in sostituzione dell’affitto chiede a Lojacono, decisamente scettico sull’ultraterreno, l’assoluta osservanza di regole ben precise atte a riabilitare l’appartamento agli occhi della gente.

A far da messaggero recapitando le raccomandazioni del proprietario, sarà Raffaele, il portiere dello stabile, quello che sa tutto di tutti, anche lui terrorizzato dai fantasmi e responsabile di alcune misteriose sparizioni di oggetti. Don Pasquale avrà il dovere ogni mattina di affacciarsi ad ognuno dei tanti balconi dell’appartamento e trasmettere allegria e spensieratezza con l’intento di riaccreditare la casa. Il progetto segreto (l’ennesimo) di i Don Pasquale per cambiare vita è quello di affittare, a sua volta, le camere dell’appartamento dopo averle adeguatamente arredate, grazie a delle somme di denaro dall’ignota provenienza che sistematicamente trova nella tasca di una sua giacca appesa all’ingresso. Attendibile testimone sull’esistenza di certe presenze sarà il professor Santanna, dirimpettaio del nuovo condomino Pasquale, eternamente alla finestra che, pur non comparendo mai in scena, racconta di spiriti con sembianze di teste di elefante e guerrieri. Anche Carmela, la sorella del portiere, è diventata ancora più disorientata dopo l’incontro con i fantasmi arrivando a perdere, per la paura, anche l’artcolazione della parola. 

Ma ogni casa custodisce un segreto, in questo caso nascosto negli occhi di Maria, decisi a non incontrare più quelli di suo marito Pasquale interrompendo,quindi, quella complicità che inizia proprio dalla fusione di sguardi. Esasperata e sfinita da una vita sempre in bilico a cui l’ha costretta il marito, Maria non si capacita di come egli non si interroghi sulla provenienza di quel denaro. “Se c’è uno che deve chiedere spiegazioni quello sono io e se sto zitto io va bene tutto!”. È questa la frase portante pronunciata improvvisamente da Pasquale Lojacono alla moglie adirata... parole piene... quasi corporee che non sembrano nemmeno appartenere ad un tipo come lui. La convinzione originaria di Lojacono che i fantasmi non esistono perchè nostre creazioni, era un invito ad accettare la realtà riappropriandoci delle nostre proiezioni. Ma ora anche don Pasquale inizia ad aver paura dei fantasmi perchè, a volte, guardare in faccia la realtà mette terrore e si è costretti poi a prendere atto di ciò che si scopre. Meglio allora decidere di non accorgersi di Alfredo, l’amante della moglie e convincersi che siano stati gli spiriti che lo hanno preso in simpatia a sostenerlo economicamente e che ogni tanto si fanno trovare in casa vestiti di bianco. Pasquale non potrà mai accogliere le suppliche di Armida, la moglie di Alfredo, che chiede di essere resuscitata, ossia aiutata a riappropriarsi del marito e risentirsi moglie, perchè per far resuscitare, egli deve vedere e accorgersi... e lui, invece, vuole ancora credere ai fantasmi.

Commedia in cui convergono risate, malinconia e riflessione. La preziosità della scrittura di Eduardo viene rispettata da un’oculata e riuscita scelta registica, da parte di Marco Tullio Giordana, orientata a salvaguardare l’essenza del testo originale pur non rinunciando al contributo della personalità dei singoli interpreti. Molto ben tratteggiati alcuni momenti cardine impreziositi, nel frangente, da una recitazione convincente, come il dialogo tra Maria (Carolina Rosi) e Gastone (Giovanni Allocca) cognato di Alfredo (Massimo De Matteo) dove entrambi riescono a trovare nell’altro una inaspettata comprensione proprio quando decidono di verbalizzare i rispettivi vissuti di fronte alla difficoltà di vivere. Altrettanto valida l’interpretazione di Gianfelice Imparato, nei panni di Pasquale Lojacono, quando spiega al professore come si prepara un caffè napoletano o quando duetta con Raffaele il portiere (Nicola Di Pinto). Molto efficace e di impatto l’interpretazione di Viola Forestiero nei panni di Carmela, la sorella del portiere, con cui l’attrice riesce a condensare in un breve spazio temporale, pazzia, terrore e disperazione. Tuttavia, alcune scene sembra siano state recitate troppo velocemente dagli attori principali che, omettendo di dare il giusto spazio alle pause e alla mimica corporea, hanno a volte mancato di trasmettere fino in fondo la tensione emotiva del personaggio in quel particolare momento. La parola di don Pasquale, di Raffaele e di Alfredo, pur essendo interpretata molto bene, è sembrata, in alcuni passaggi, mancare di spessore apparendo poco incisiva perchè quasi mai accompagnata dal corpo, rischiando così di evaporare prima di arrivare allo spettatore.

Preziosa la scenografia di Gianni Carluccio che con appropriata e dettagliata semplicità rende  realistica la scena la cui credibilità trova il proprio apice nella ricostuzione del balcone dal quale don Pasquale parla con il professore. Gradevoli i cambi scena dove un arredamento austero e provvisorio lascia spazio a poltrone, sedie imbottite, divani e radio d’epoca, per poi ritornare essenziale con lo svolgimento della vicenda. I costumi curati da Francesca Livia Sartori contribuisco con elegante discrezione a raccontare la personalità dei singoli personaggi sposandosi, inoltre, con la scenografia. Le luci, il cui disegno è  sempre ad opera di Gianni Carluccio, traducono efficacemente in colori i toni emotivi della vicenda, alternando armoniosamente calde e rassicuranti tinte arancioni a colori meno accoglienti, dialogando spesso con gradevoli frasi musicali di clavicembalo curate da Andrea Farri. 

 

Simone Marcari

21 dicembre 2018

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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