Domenica, 24 Novembre 2024
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Pranzo a casa dei miei: drammi e segreti portati a tavola

Recensione dello spettacolo “Pranzo a casa dei miei”  di Laura Girolami con Eleonora Vanni, Fabio Galadini, Jacopo Fazzini, Roberta Aiolfi regia di Fabio Galadini  in scena al teatro Lo Spazio dal 4 al 8 dicembre 2018

 

Tutto è pronto, la tavola apparecchiata, i bicchieri e le posate ci sono... non manca proprio nulla. Un coppia di coniugi si prepara ad accogliere per il pranzo domenicale il loro figlio Fabrizio e conoscere la sua fidanzata. Eh...se solo Fabrizio avesse avvertito prima, invece di comunicare il suo arrivo all’ultimo momento, si sarebbero risparmiati ansia e nervosismo nell’attesa e.. quella sua fidanzata, Viviana, dal nome da prostituta viene già bocciata ancor prima di essere conosciuta. Domande intrusive rivolte alla ragazza e un malcelato disagio generale condiscono i piatti di un pranzo dove i due genitori, troppo affezionati a pseudo valori rigidi e mai ridiscussi, mancano di sintonizzarsi con la bellezza di Fabrizio che sta portando in tavola il suo percorso di indipendenza.

Ciò che di fatto manca alla coppia genitoriale è la capacità di soffiar vento sulle ali al proprio figlio riconoscendo e approvando la sua esigenza di differenziazione come imprescindibile processo evolutivo. Non è, in realtà, la scandalosa interruzione degli studi da parte di Viviana e nemmeno la sua religiosità troppo accentuata a mettere in crisi i genitori di Fabrizio bensì la minaccia del ruolo ricoperto dalla stessa: essere colei che porta via il loro figlio e lo affranca dallo stato di fusione ed invischiamento. Anche Fabrizio stesso col trascorrere del tempo tradirà qualche affezione di troppo alla famiglia di origine e l’aver aspettato cinque mesi per comunicare la convivenza con Viviana testimonia la sua lotta interiore tra l’esigenza di spiccare il volo, assumendosi il rischio della novità, e la paura di lasciare il nido. Emergerà successivamente che Daniela, la madre di Fabrizio, con grande disappunto di questo, è autrice di diversi omicidi avvenuti tutti per motivi futili come la sig.ra Vitali che meritava di morire perchè faceva la raccolta differenziata e l’ultima vittima, un malcapitato rappresentante di aspirapolveri colpevole di aver parlato tanto è nascosta in casa sotto il divano in attesa di sepoltura. Il marito che sembra essere, forse per difesa, dissociato dalla realtà e collude emotivamente con la moglie, giustifica davanti al figlio la sua omessa denuncia perchè non vuol perdere la persona che ama specie per motivi così futili come l’occultamento di cadavere. Ciò che emerge, infatti, è l’assoluta naturalezza con cui moglie e marito trattano l’argomento omicidio come se i cadaveri fossero un leggero e divertente incidente di percorso da sappellire nel loro giardino scelto e comprato ampio appositamente. I problemi sono altri! Che vuoi che siano ventiquattro omicidi in confronto ad una fidanzata del figlio che lo ama e quindi non adatta a lui? Che ne sa Viviana, rimasta senza genitori, persi in un incidente, della sofferenza di una madre che vede il proprio figlio lasciare per sempre casa? Risuonano allora le parole che il marito aveva detto alla moglie ancor prima della venuta degli ospiti: “Non è il pranzo a preoccuparmi ....”.

Commedia decisamente scorrevole e godibile ma dal contenuto importante. Il tema infatti ruota attorno alla difficoltà e ai vissuti contrastanti di cui è preda un figlio nella fase di differenziazione dai genitori, costretto in questo caso a trasformare in difetti le caratteristiche della sua ragazza, pur di giustificare la sua fedeltà alla propria famiglia di origine. Nemmeno sapere la propria madre assassina e occultatrice di cadaveri fa cambiare idea. Riuscita quindi, da parte del regista e attore Fabio Galadini, la proposta di portare in scena la drammaticità della scrittura di Laura Girolami inerente un certo vissuto evolutivo, anche se il complessivo registro recitativo appare poco modulato emotivamente e non sempre in grado di comunicare quell’intensità emozionale appropriata di alcuni passaggi nodali scorsi via troppo fugacemente. Il momento introspettivo di Daniela, madre di Fabrizio, viene invece valorizzato efficacemente dalla recitazione che, avvalendosi dell’apporto di un’unica luce a led bianco puntata solo sull’attrice, restituisce solennità alla situazione. Saranno infatti quei pensieri non dicibili riguardanti il dramma di una madre,che darebbe qualsiasi cosa pur di non perdere il controllo sul proprio figlio, a darci le chiavi interpretative della vicenda. Apprezzabile la dettagliata definizione dei tratti caratteriali dei personaggi che contribuisce a rendere credibili gli stessi: Daniela (Eleonora Vanni) moglie e madre inglobante e battagliera verso il nemico esterno, il marito (Fabio Galadini), professore di italiano ad un liceo linguistico, apparentemente più morbido e accomodante ma assolutamente allineato con la moglie su principi e deliri, Fabrizio (Jacopo Fazzini), il figlio che vorrebbe essere indipendente ma poi cede al richiamo delle sirene genitoriali e Viviana, la compagna del figlio (Roberta Aiolfi) inizialmente timida ma con una visione dell’amore più pura e meno sporcata da interferenze esterne.

L’arredamento scenografico vecchio stile, curato da Lorenzo Rossi, con quel divano di velluto rosso salmone e il mobile bar di metallo dorato sembra riportarci ad un periodo in cui in molte case italiane il pranzo domenicale in famiglia era un rito realmente sentito. Tuttavia l’allestimento risulta eccessivamente spartano e poco curato, quasi fosse provvisorio in via di definizione mancando così di offrire sostegno alle parole e sfondo alla vicenda.

Appropriati i costumi, sempre ad opera di Lorenzo Rossi, grazie ai quali viene evidenziato come la diversità tra i mondi passi anche attraverso il modo di vestire. Infatti, a fronte del gruppo familiare vestito elegantemente casual, la tuta nera di Viviana e la sua pettinatura improbabile segneranno ulteriore distanza tra i due diversi modi di essere.

 

Simone Marcari

7 dicembre 2018

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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