Recensione dello spettacolo Molto sudore per nulla in scena al Teatro Brancaccino dal 22 novembre al 2 dicembre 2018 nell’ambito della rassegna Lo Spazio del racconto
Procede con successo la rassegna Lo Spazio del racconto, in cui Ketty Roselli occupa il suo “spazio” con la performance Molto sudore per nulla. Il titolo gioca con quello della nota opera di Shakespeare, Molto rumore per nulla, a cui rimandano alcuni momenti della pièce. Tanta ironia, tanto divertimento che è controbilanciato anche da momenti intensi che aprono spunti di riflessione sull’universo femminile su cui è incentrato la serata. Autrice, regista e attrice, Ketty Roselli crea un grande contenitore organizzato per capitoli in cui molti aspetti della vita sono analizzati in chiave rosa: l’amore, il sesso, l’isteria, la notorietà, il lavoro, etc.., trattati in un’ottica di differenze di genere, ma con estrema comicità e leggerezza, in cui, com’era prevedibile, l’uomo è il bersaglio facile e ne esce simpaticamente provato.
A prestarsi in questo ruolo il musicista Antonio Nasca, tastierista accompagnatore dei momenti canori presenti nello spettacolo. Varie tipologie di personaggi si alternano sul palco, scandendo i ritmi delle suddette tematiche. Ritroviamo quindi la simpatica irruenza ed esuberanza della donna del sud dal marcato accento pugliese, calabrese e napoletano, la donna elegante e sofisticata apparentemente all’altezza di ogni situazione ma che poi si scopre insicura e fragile e gestisce con la rabbia il proprio impasse, oppure la procace e sensuale signorina delle previsioni del tempo tanto sensuale quanto raccomandata e l’attrice che omaggia Monica Vitti con alcuni passaggi tratti dai suoi film più noti come La ragazza con la pistola. La Roselli attinge a piene mani dal suo repertorio passato riproponendo i personaggi di Zelig Lab, della trasmissione radiofonica Il ruggito del coniglio, dallo spettacolo Mille volte Monica, provando però ad armonizzare il tutto in un contenitore unico: la donna e le sue mille sfaccettature fatte di umori altalenanti, di sbalzi ormonali, di desideri sopiti o insoddisfatti, di scalata lavorativa di chi rivendica la parità. Ed è proprio nel capitolo sul lavoro che si esplicita il senso del titolo, dove ricorrendo ad un video estratto dalla serie Sex and city, le protagoniste lamentano il differente trattamento che subiscono sul luogo di lavoro, a cui la Roselli aggiunge il commento “molto sudore per nulla”. Originale infatti l’idea di far precedere i temi esaminati da spezzoni di film famosi che anticipano il clima del capitolo trattato, impreziosendolo e rendendolo immediato. In particolare, ad aprire le scene la sequenza del divertente film di W. Allen (Tutto quello che avreste voluto sapere sul sesso, ma non avete osato chiedere), che compare ancor prima dell’entrata della Roselli e disorienta lo spettatore perché abituato ad un inizio più classico e per il contenuto della nota sequenza del film sull’innamoramento del personaggio per una pecora. La comparsa in scena dell’attrice trova il pubblico già riscaldato e divertito. A colorire di note l’esibizione dell’attrice supportandone anche la convincente performance canora, il maestro Antonio Nasca, spalla musicale e comica che, con efficaci incursioni recitate, dà vita a siparietti molto divertenti con Ketty Roselli facendo da contraltare maschile agli eccessi dei personaggi femminili verso cui Nasca non ha solo il ruolo di vittima inconsapevole e simpatica ma ha anche il ruolo di smascherare le tipiche contraddizioni femminili. Divertito e partecipe il pubblico in sala chiamato costantemente in causa nella recitazione. Conclusione intensa, di spessore, con la recita dei versi che hanno il sapore di una composta, solitaria e drammatica esortazione a rispettare la donna ed alzarsi in piedi di fronte a lei.
Spettacolo piacevole e divertente, in cui l’innato e frizzante talento di Ketty Roselli, la simpatia del maestro Antonio Nasca e la bella intesa tra i due suppliscono molto bene a qualche criticità ravvisabile nella poco convincente struttura drammaturgica che accosta tanti personaggi dalla non originalissima caratterizzazione e tante situazioni in modo, a volte, forzato e poco fluido.
Mena Zarrelli
3 dicembre 2018