Recensione dello spettacolo Fiato d’artista in scena al Teatro Vascello dal 29 novembre al 9 dicembre 2018
C’è stato un decennio a Roma, quello tra il 1958 e il 1968, che ha visto la nascita della cosiddetta Scuola di Piazza Del Popolo: un gruppo di giovani pittori che volevano fare avanguardia, trascinati da quel fantomatico boom economico che aveva investito il nostro Paese negli ambiti più diversi. Franco Angeli, Alighiero Boetti, Mario Ceroli, Claudio Cintoli, Tano Festa, Giosetta Fioroni, Jannis Kounellis, Sergio Lombardo, Francesco Lo Savio, Pino Pascali, Mimmo Rotella, Mario Schifano e Cesare Tacchi. Poi c’era lui: Renato Mambor, artista versatile che si dilettava anche a recitare.
Tanto da comparire in un film che diventerà una pietra miliare della cinematografia mondiale come La dolce vita, capolavoro di Federico Fellini. Il suo percorso personale, ma anche artistico, è legato a un’altra giovane promessa dell’epoca: Paola Gargaloni - ma in arte Pitagora - che diverrà attrice, presentatrice e autrice di canzoni per bambini. La sua iniziale notorietà la dovrà al personaggio di Giulia nell’indimenticabile e controverso I pugni in tasca, primo lungometraggio di Marco Bellocchio. Ma il suo volto sarà per sempre quello di Lucia Mondella nell’adattamento televisivo de I promessi sposi di Alessandro Manzoni firmato da Sandro Bolchi. Molti anni dopo, siamo ormai nel 2001, Paola Pitagora diverrà anche scrittrice: il suo libro d’esordio – Fiato d’autore - racconterà proprio quel decennio folle ed emozionante. Durante il quale lei e i suoi giovani amici tentavano di trovare il proprio posto non solo nel mondo ma anche nell’arte. Ognuno tramite il rispettivo talento.
Da questo volume è tratto uno spettacolo dallo stesso titolo, che ha appena debuttato nell’omonima rassegna ospitata al Teatro Vascello. In scena c’è Paola Pitagora in persona: una narratrice che si rivolge alla se stessa da giovane (Giulia Vecchio), ne approfondisce i pensieri e rievoca le tappe più importanti della significativa storia d’amore con Renato Mambor (Francesco Villano). La regia di Evita Ciri, figlia dell’autrice, è semplice, pulita ed efficace: su un telone, alcuni quadrati e parallelepipedi vengono proiettati filmati di repertorio e bellissime immagini d’epoca. Tanto basta, insieme all’eccellente prova degli attori in scena, a ricreare la magia dolce e amara di quel periodo. Regalando al pubblico lo spaccato di un’Italia sospesa tra voglia di cambiamento e paura della novità, mentre i giovani sperimentavano il male e la gioia di vivere esprimendoli attraverso forme d’arte e comunicazione impensabili qualche decennio prima. Il resoconto garbato della Pitagora non manca di sottolineare le contraddizioni di una società in cui l’emancipazione sessuale rende apparentemente più liberi i costumi ma complica i rapporti. Persino il suo con Renato Mambor: quel fresco amore verrà soffocato dalla frustrazione dell’artista per la mancanza di riconoscimenti alla sua opera. Stato d’animo aggravato dal sempre crescente successo della compagna, che lo porterà ad abbandonare polemicamente – e qui Francesco Villano è davvero coinvolgente - Roma per New York. Ma il tempo stringe e gli anni passano: quel decennio non può che concludersi con la perdita della spensieratezza, riassunta dalla morte incidentale di Pino Pascali. Anche le vie di Paola e Renato si separeranno: ma questa non è la loro fine.
Fiato d’artista ha il gran pregio non solo di permettere agli amanti della pittura di veder rivivere a teatro vicende note e meno note ma anche di appassionare un pubblico meno esperto grazie a una storia che ha tutte le caratteristiche di una favola vera. Inoltre, ogni replica è accompagnata da una serie di eventi gratuiti che concedono la possibilità di una vera e propria immersione nelle tematiche trattate dallo spettacolo: dal 29 novembre al 9 dicembre, infatti, presso il Teatro Vascello prima di ogni replica ci saranno incontri d’arte, presentazioni di libri, proiezioni di documentari e laboratori. Per rinnovare ancora una volta tutto il fermento creativo della Scuola di Piazza Del Popolo: magari una delle sue tante scintille accenderà anche i giorni nostri.
Cristian Pandolfino
1 dicembre 2018