Recensione dello spettacolo ALL THE THINGS I LIED ABOUT andato in scena al Teatro Belli dal 16 al 18 novembre per la Rassegna TREND nuove frontiere della scena britannica
ALL THE THINGS I LIED ABOUT, come spiega l’attrice Elisa Benedetta Marinoni nel prologo, si ispira al TED talk. TED, acronimo di Technology, Entertainment and Design, è un’organizzazione no-profit che ha intrapreso un’opera di divulgazione scientifica al fine di fornire contenuti gratuiti sulla base di un format definito. Un TED talk è una conferenza della durata di 18 minuti, tempo in cui si manifesta nelle persone la maggiore capacità di concentrazione e di ascolto. Katie Bonna, autrice e attrice per il teatro e il cinema, scrive un monologo tra commedia e dramma partendo, per l’appunto, da un TED talk sulla menzogna.
La scenografia è essenziale, un tappeto rosso e uno sgabello richiamano il format del TED.
L’attrice rompe immediatamente la quarta parete, fornendoci un’anticipazione di come sarà lo spettacolo. Fin da subito l’atmosfera è intima, umoristica e personale.
Elisa Benedetta Marinoni racconta come le bugie abbiano influenzato il suo vissuto fin dall’infanzia, quanto siano entrate, facilmente, nell’uso quotidiano senza consapevolezza. Lo spiega con una matrioska. L’attrice distribuisce tra il pubblico le diverse bamboline a cui associa ad ognuna una differente fascia d’età, e, narrando le banali frottole tra l’infanzia e l’adolescenza, ricompone la bambola come è d’uso nelle scatole cinesi, mettendo in luce un meccanismo di stratificazione delle bugie. Con tono sarcastico, chiede pensate di essere veramente persone oneste?
Ogni giorno, del resto, tutti siamo consapevoli di aver detto innocenti bugie per un ritardo ingiustificato, una disattenzione o nel caso di un complimento forzato. Le menzogne dunque sono ordinarie, bianche, spudorate o soccorrenti ad azioni disprezzabili. Tra una risata e l’altra scopriamo che la protagonista stessa è una bugiarda seriale con una profonda crisi di coscienza in atto.
Katie Bonna fa un’analisi sociale sulla post-verità, ovvero su come una notizia falsa spacciata per autentica possa influenzare profondamente l’opinione pubblica, passando, poi, per la manipolazione della coscienza sociale attraverso i media, fino al Gaslighting (dal film Gas light del 1940 di cui vediamo un estratto), ovvero la violenza psicologica in cui la manipolazione mentale porta la vittima al totale convincimento di essere colpevole e inadatta.
Sullo schermo il primo Gaslighter è il padre della protagonista che riesce a persuadere la moglie fino a condurla alla follia per celare il, già sospettato, tradimento. La proiezione video che vede protagonista il presidente Trump è presagibile, così come quel fugace e disturbato segnale in cui compare un’immagine distorta di Matteo Salvini, che strappa agli spettatori un’amarissima risata.
Sul fondale scorrono immagini che danno supporto ai flashback presenti nella narrazione, o meglio “alla conferenza”, perché tale è l’atmosfera. La Marinoni è una show-woman dalla verve comica, ben affiancata da vivaci caricature musicali. È esilarante l’estratto della colonna sonora di Indiana Jones, come è prontamente beffarda la sigla del nostrano Maurizio Costanzo Show.
L’attrice padroneggia la scena con grande capacità d’improvvisazione, coglie prontamente le reazioni degli spettatori con cui interagisce in maniera diretta, scatenando abbondanti risate. L’interazione con il pubblico è estrema, raggiunge il culmine quando, armato di palline e pistole ad acqua, diviene coscienza della protagonista e parte attiva nella messinscena. Forse, è un rimando, seppur debole, al Coro nel dramma satiresco.
L’opera di Katie Bonna ha diversi spunti interessanti, tuttavia nel complesso si percepisce leggera asimmetria. Senza dubbio, la messinscena italiana, curata da Alessandro Tedeschi, è riuscita a contestualizzare con buoni risultati l’opera dell’autrice. Tuttavia, vi è una lieve incongruenza tra l’interpretazione comica, ben riuscita nella prima parte, e quella drammatica poco calibrata, in cui la protagonista ha un crollo emotivo inaspettato.
La Marinoni, con reattività e capacità, è riuscita ad alternare le traiettorie di avvicinamento e allontanamento dal pubblico, sebbene, nell’epilogo, il confine tra realistico e reale si confonda, determinando un minor effetto stringente tra spettatore e attore.
Caterina Matera
20 novembre 2018
Informazioni
ALL THE THINGS I LIED ABOUT
di Katie Bonna
traduzione Elisa Benedetta Marinoni
con Elisa Benedetta Marinoni
costumi e elementi di scena Luappi Lab
disegno luci e tecnica Davide Coppo
regia Alessandro Tedeschi
produzione Bottega Rosenguild e Caracò Teatro
con il patrocinio del Centro Donne Contro la Violenza di Crema