Recensione dello spettacolo Un sogno nella notte di mezza estate di William Shakespeare. Regia di Tommaso Capodanno. Saggio di diploma del corso di regia dell'Accademia d'arte Drammatica Silvio d'Amico, in scena al teatro Studio Eleonora duse dal 15 al 22 novembre 2018
Poteva essere il racconto di due innamorati, Teseo duca d’Atene e Ippolita regina delle Amazzoni che aspettano nelle notti d’estate il sorgere della luna nuova per onorare con le nozze il loro amore, mentre nel bosco una sgangherata compagnia teatrale prepara in notturna lo spettacolo con cui esibirsi al matrimonio dei regali. Si sarebbe potuto parlare di due amanti Ermia e Lisandro il cui amore è ostacolato da Egeo, padre di Ermia, intenzionato ad imporre alla figlia il matrimonio con Demetrio suo spasimante, a sua volta corteggiato fino allo sfinimento e senza successo da Elena.
Ma il bosco, si sa, è abitato da fate e spiriti dispettosi, da suoni e da ombre fugaci che trovano dimora nell’oscurità della notte che confonde suoni e sfuma le certezze di aver visto e sentito. Cosí, su una normale vicenda d’amore viene soffiato per gioco e per dispetto il vento della magia che incrocia e confonde gli amori, inebria gli amanti, intreccia e trasforma storie e corpi, sotto gli occhi divertiti di Puck, la fata più dispettosa ma forse anche quella più incuriosita dalla follia delle umane passioni. La magia di un estratto di pianta restituirà l’amore all’amore e tutto andrà come deve andare: la musica di Demetrio incontrerà quella di Elena ed Ermia e Lisandro vivranno la loro passione, mentre l’umana pietà di Teseo e Ippolita assolverà gli attori teatrali.
Con UN SOGNO NELLA NOTTE DI MEZZESTATE, il giovane regista Tommaso Capodanno nel suo saggio di diploma del corso di regia mette in scena Shakespeare nella sua opera più esoterica. Nonostante la piccola variazione del titolo rispetto a quello originale, possa far pensare ad una corposa rivisitazione, uno degli elementi di forza della scelta registica è stato quello di aver saputo personalizzare con interventi misurati e puntuali il capolavoro originale rendendolo, al contempo, perfettamente riconoscibile. Molto curate le atmosfere, le stesse vissute leggendo la scrittura shakespeariana e vere protagoniste di una vicenda che si coglie con i sensi: nella trasposizione teatrale si è continuato a respirare l’umido profumo del muschio e scorgere proprio lí...sotto il cespuglio le lanterne delle lucciole e udire il suono delle cicale. Suggestiva la scelta di sdoppiare Puck in un personaggio maschile e uno femminile, che ai lati opposti della scena, fenduti al volto da una luce obliqua proveniente da un’ altra dimensione, assistono allo sviluppo dell’intera vicenda, uniti dalla voce emessa all’unisono dal cui impasto scaturisce una sonorità quasi ultraterrena. Convincente la prova dei quattrodici attori che, emergendo dal buio quasi come da questa stregati, riescono a tradurre la tensione emotiva del momento in espressione fisica lasciando che, provato da rincorse, lotte e svenimenti fosse soprattutto il corpo a parlar per loro. Troppo prolungata forse l’ultima parte dedicata alla vicenda della recita teatrale di fronte a Teseo e Ippolita che ha rischiato di inclinare leggermente il perfetto equilibrio con cui le diverse storie si erano armonizzate.
Su piccoli palchi disposti ad anfiteatro a ridosso del palcoscenico, avvolto da semioscurita’, il pubblico decisamente entusiasta partecipa all’evento divenendo esso stesso uno dei tanti spiriti che in quella notte di mezza estate sono stati testimoni di un sogno incantato.
Simone Marcari
17 novembre 2018